La fase che l’economia globale sta attraversando oggi è connotata da profonda instabilità e incertezza per il futuro, e se osserviamo con quale rapidità la crescita sta rallentando negli ultimi mesi non possiamo che dedurre che la recessione è ormai alle porte.
Secondo alcuni osservatori tuttavia non entreremo in recessione prima della fine dell’anno, o addirittura la recessione arriverà solo nel 2023. Quello che appare evidente e matematicamente certo però è che la situazione attuale sfocerà in una condizione critica dell’economia, con una recessione che secondo le previsioni di T. Rowe Price potrebbe essere anche breve ma sarà più intensa del previsto.
La recessione economica ormai alle porte produrrebbe un allentamento delle pressioni inflazionistiche, e in questo modo si ridurrebbero le “brutte sorprese” per quel che riguarda il rialzo dei tassi di interesse nel breve periodo.
T. Rowe Price: “la recessione arriverà presto”
Non è facile strutturare delle previsioni affidabili per quel che riguarda la fase che segue l’inizio della recessione economica verso la quale ci stiamo muovendo.
T. Rowe Price fa notare che “la crescita ha rallentato molto più rapidamente di quanto sia tipico prima di una recessione. In passato abbiamo assistito a recessioni precedute da rallentamenti della crescita fino a due anni”.
Tornando indietro alla crisi economica del 2007-2008, ricordiamo che la crescita degli Stati Uniti aveva iniziato a rallentare nel secondo trimestre 2007, mentre la recessione ha avuto inizio nel dicembre dello stesso anno.
Invece “quest’anno il calo della crescita è stato molto brusco in confronto, il che mi fa pensare che la recessione arriverà presto” spiegano gli esperti di T. Rowe Price.
L’analisi parte dalla prima metà del 2022, quando l’economia globale ha subito gli effetti di “una combinazione di rapida stretta monetaria, indebitamento della Cina a causa della sua politica zero-COVID, guerra in Ucraina, shock energetico e impennata dell’inflazione”.
Il risultato è sotto gli occhi di tutti, e ora il mercato si aspetta la recessione da un momento all’altro. D’altra parte la recessione arriverà e non vi sono dubbi su questo, quello che resta da capire è quali saranno i suoi effetti e quanto sarà duro il suo impatto.
L’opinione diffusa, per quel che riguarda i tempi, è che la recessione non arriverà prima di dicembre, o addirittura che ci sarà da aspettare fino all’inizio del nuovo anno. In parte questa attesa prolungata potrebbe dipendere dalla solidità del mercato del lavoro statunitense e in parte dalla convinzione che entreremo in recessione come già accaduto in passato, in modo “relativamente tranquillo”.
Invece la recessione potrebbe arrivare prima di quanto si pensi, prima di tutto perché il mercato del lavoro “è un indicatore ritardato, non lungimirante” come spiegano gli esperti di T. Rowe Price, e poi perché “la velocità con cui i fondamentali si sono indeboliti quest’anno” lascia pensare che la recessione arriverà molto prima di quel che si pensa.
La recessione potrebbe essere “più profonda del previsto”
Non solo quindi la recessione potrebbe arrivare più rapidamente di quanto ci si aspetti, ma potrebbe anche essere più dura del previsto. Non sono in pochi ad essersi fatto l’idea che la recessione che stiamo aspettando sarà tutto sommato poco profonda.
Su questo in realtà è legittimo avere dei dubbi, infatti nonostante lo stato di salute tutto sommato non particolarmente critico per quel che riguarda i bilanci delle famiglie e delle imprese, indice che vi sono pochi squilibri nell’economia, vi sono molti fattori che andranno a minacciare l’economia globale nelle settimane e nei mesi a venire.
Non possiamo tralasciare infatti che sono previsti ulteriori rialzi dei tassi di interesse, che la guerra in Ucraina è ben lontano dall’essere finita, e che la politica zero-COVID adottata dalla Cina è ancora in vigore, per finire con la crisi energetica che di certo non sta per essere superata.
Gli esperti di T. Rowe Price spiegano quindi che se da un lato possiamo aspettarci che la prossima recessione abbia una durata relativamente breve, dall’altro dobbiamo anche renderci conto che potrebbe essere “più profonda del previsto”.
E se consideriamo che la recessione potrebbe arrivare prima del previsto, il bear market obbligazionario dovrebbe essere finito almeno per il momento. T. Rowe Price fa notare che “i forti rendimenti tendono ad essere episodici: di solito si verificano nell’arco di tre-sei mesi prima che il mercato si stabilizzi nuovamente”.
“Il mercato ha scontato il picco del tasso dei Fed fund a giugno e le aspettative di inflazione sembrano aver raggiunto il massimo per il momento” spiegano ancora gli esperti “è molto probabile che la Fed sia costretta a rialzare i tassi in modo più aggressivo di quanto attualmente previsto, anzi, sospettiamo che possa sospendere gli aumenti dei tassi prima del previsto per verificare se i rialzi già effettuati abbiano l’impatto desiderato”.
“Per questi motivi, attualmente manteniamo nei nostri portafogli la posizione di duration più lunga di sempre” spiegano ancora da T. Rowe Price “finora ci siano concentrati soprattutto sulle posizioni long duration statunitensi, poiché gli Stati Uniti sono più avanti nel ciclo di rialzi rispetto all’Europa e quindi probabilmente finiranno prima. Abbiamo anche iniziato a scendere lungo la curva, dato che la parte lunga è diventata più ancorata in seguito ai rialzi delle banche centrali. Dopo aver iniziato ad aggiungere durational livello dei 10 anni, ora stiamo guardando ai Treasury a due anni”.
Resta difficile tuttavia affermare con certezza che grazie ai rialzi dei tassi di interesse previsti e in arrivo si otterrà il risultato di una inflazione sotto controllo, oppure se sarà necessario attendere ulteriori rialzi.
Gli esperti ammettono che risulta sempre difficile stabilire quanto rigida sarà l’inflazione, ricordando che all’inizio degli anni ’80 la Fed dovette ricorrere a due cicli di rialzi aggressivi che insieme a una doppia recessione hanno portato “l’inflazione a un livello accettabile”. Resta da capire cosa sarà necessario questa volta per far tornare sotto controllo il livello dell’inflazione.
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