La notizia è arrivata già qualche giorno fa: Gazprom, il colosso energetico russo, ha ridotto l’esportazione di gas verso i Paesi europei, con un taglio delle forniture del 50% per l’Italia. La ragione non sarebbe politica, non riconducibile quindi ad una qualche intenzione di rispondere alle sanzioni imposte dai Paesi occidentali, eppure il sospetto rimane.
La motivazione ufficiale del taglio delle forniture di gas attraverso il NordStream è quella di un problema tecnico, un guasto all’impianto che, ironia della sorte, non può essere riparato proprio per la carenza di alcuni pezzi di ricambio irreperibili proprio per via delle sanzioni.
Ma come accennato in Europa si sospetta che la motivazione vera non sia questa, bensì una scelta politica. Ne ha parlato il cancelliere tedesco, Olaf Scholz, così pure il presidente del Consiglio Mario Draghi in occasione della sua visita a Kiev, entrambi convinti che le spiegazioni fornite da Mosca non corrispondano al vero.
Secondo l’ex presidente della Bce le motivazioni addotte dalle autorità russe non sono altro che “bugie”, e questa teoria troverebbe conferma nelle recenti dichiarazioni rilasciate proprio dal ministro dell’Energia russo, Aleksander Novak, il quale avrebbe affermato nei giorni scorsi che ol Cremlino non si sarebbe opposto alle forniture di gas all’Europa per consentire lo stoccaggio delle quantità necessarie per l’inverno, a meno che “non ci siano ostacoli politici”.
Questa sarebbe la prova del fatto che il taglio delle forniture di gas all’Italia non ha nulla a che vedere con problemi di natura tecnica, ma sia invece il frutto di una decisione meramente politica in risposta alle sanzioni (ricordiamo che è stato recentemente approvato il sesto pacchetto di sanzioni contro Mosca).
Tagliare le forniture di gas attraverso il Nordstream sarebbe un modo per indebolire l’Unione europea, complice l’aumento record del prezzo del metano che nel giro di una settimana è passato alla Borsa di Amsterdam da 82,50 a 117,74 euro al megawattora, raggiungendo anche picchi di 134 euro al megawattora.
L’Italia rischia di restare a corto di gas per l’inverno
Quale che sia la ragione per cui le forniture di gas all’Italia sono state dimezzate, il risultato non cambia, e il nostro Paese, come altri Stati membri dell’Ue, rischia di dover fronteggiare situazioni tutt’altro che incoraggianti.
Gazprom ha già annunciato in questi giorni che le forniture di gas dirette all’Italia sarebbero state ridotte del 50%, e sebbene questo non desti preoccupazione immediata per i nostri tecnici dal momento che gli attuali consumi non sono particolarmente elevati, le prospettive per la stagione fredda sono invece abbastanza meritevoli di attenzione.
In questo momento il fabbisogno di gas dell’Italia, secondo quanto riferiscono i tecnici, si aggira intorno ai 155 milioni di metri cubi, mentre la disponibilità è di 195 milioni. Il punto è che in questa fase l’obiettivo è quello di riempire il più possibile gli stock in vista dell’inverno. Stock che sono ora pieni al 54%, e visto il margine ridotto sarà necessario destinare tutto il gas ora inutilizzato allo stoccaggio almeno fino alla fine dell’anno.
Molta apprensione quindi in Italia circa il rischio di restare ‘senza gas’. Una preoccupazione un po’ tardiva, visto che chiunque avrebbe potuto prevedere che imporre sanzioni contro la Russia avrebbe prima o poi determinato lo stop alle forniture.
Ed è proprio questo scenario a preoccupare di più il governo dei migliori, che si aspetta una ulteriore riduzione degli approvvigionamenti nel prossimo futuro. Proprio in vista di ciò il ministero della Transizione Ecologica potrebbe infatti intervenire con misure mirate il cui scopo sarebbe quello di abbassare i consumi industriali e domestici. In tal caso si andrebbe verso lo stato di preallarme per poi approdare allo stato di allarme.
Quali sono le misure al vaglio del Governo per ridurre il consumo di gas
Per correre ai ripari prima che sia troppo tardi il governo di Mario Draghi potrebbe prima di tutto chiedere alle industrie, attraverso il trasportatore Snam, di limitare volontariamente i consumi, come previsto dai contratti di fornitura.
Inoltre se si andrà ad attuare il piano emergenziale sarà compito degli operatori, come Eni, emanare misure per il risparmio energetico e per l’aumento delle importazioni, riducendo la domanda complessiva e impiegando combustibili fossili alternativi negli impianti industriali.
Ma non basterebbe, e potrebbe accadere che il Comitato emergenza gas chiami in causa il ministro Roberto Cingolani che a sua volta potrebbe decidere di emanare in autonomia un decreto i cui effetti andrebbero ad incidere in modo diretto su imprese e cittadini. In particolare si prevedono i seguenti interventi:
- limitazione dell’utilizzo degli impianti di riscaldamento sia nelle abitazioni private che negli uffici, con la possibilità di impostare una temperatura fino a uno o due gradi inferiore di quella prevista per legge, e di limitare l’accensione del riscaldamento ad alcune ben definite fasce orarie
- limitazione per il consumo del gas delle centrali elettriche attive, sostituendo la fonte primaria per la produzione di energia. In tal caso si andrebbero a sfruttare a pieno regime le sei centrali a carbone ancora attive che sono quelle situate in Puglia, Sardegna, Lazio, Veneto e Friuli Venezia Giulia, la cui chiusura era prevista entro il 2025 nell’ambito del percorso per la transizione green
- riduzione dell’illuminazione pubblica nelle città e nella rete stradale, con lo spegnimento dei lampioni in determinate fasce orarie.
Nel frattempo il governo continua a cercare altri fornitori di gas per poter aumentare le importazioni e guadagnare sempre maggior indipendenza energetica dalla Russia. In questa prospettiva si sta cercando di integrare i contratti già stipulati con Algeria, Libia e Azerbaigian, e al tempo stesso di incrementare l’importazione di gas naturale liquefatto (GNL) dall’Egitto e dal Medio Oriente.
Questo contenuto non deve essere considerato un consiglio di investimento.
Non offriamo alcun tipo di consulenza finanziaria. L’articolo ha uno scopo soltanto informativo e alcuni contenuti sono Comunicati Stampa
scritti direttamente dai nostri Clienti.
I lettori sono tenuti pertanto a effettuare le proprie ricerche per verificare l’aggiornamento dei dati.
Questo sito NON è responsabile, direttamente o indirettamente, per qualsivoglia danno o perdita, reale o presunta,
causata dall'utilizzo di qualunque contenuto o servizio menzionato sul sito https://www.borsainside.com.