L’Istat fotografa il lavoro in Italia: economia sommersa e illegale è in crescita. Ecco i dati!
Nel tessuto economico italiano si nasconde un fenomeno che mina l’integrità del mercato del lavoro e incide sull’economia nazionale: il lavoro sommerso e illegale. Questa realtà sfugge spesso alle statistiche ufficiali ma ha un impatto significativo sulla vita quotidiana e sul benessere economico della nazione.
Il lavoro sommerso e il lavoro illegale sfuggono al controllo, ma vanno considerati in maniera diversa: il lavoro sommerso comprende attività legali ma che vengono deliberate omesse dall’osservazione delle autorità fiscali mentre il lavoro illegale coinvolge attività proibite dalla legge.
Il lavoro sommerso e illegale rappresenta un peso significativo per l’economia, ma non si estende uniformemente su tutti i settori. Settori come gli “Altri servizi alle persone”, il “Commercio, trasporti, alloggio e ristorazione” e le “Costruzioni” risultano essere quelli maggiormente coinvolti.
Ma qual è l’impatto di questa realtà sulla società? Da un lato, offre un canale di ingresso nel mercato del lavoro, specialmente per i giovani. Tuttavia, questa soluzione spesso si traduce in una condizione di precarietà e incertezza, privando i lavoratori dei diritti e delle tutele garantite da un contratto regolare.
I dati Istat fotografano l’economia sommersa e illegale in Italia
L’economia sommersa e illegale in Italia cresce a 192 miliardi di euro: l’Istat evidenzia dati sull’occupazione e la disoccupazione portando il valore a 10,5% del Pil del Paese.
I dati raccontano di una crescita sostanziale sia dell’economia sommersa cioè di fatture più basse, affitti non dichiarati, lavoro irregolare (174 miliardi) che delle attività illegali cioè traffico illecito, prostituzione e contrabbando (18 miliardi).
Il dato preoccupante
Un dato preoccupante è che ci sono circa 2,99 milioni di unità di lavoro irregolari, che costituiscono suppergiù il 10% della popolazione attiva. Questo tipo di lavoro sembra essere il canale di ingresso nel mercato del lavoro per molti giovani, e in alcuni casi può essere una situazione duratura.
Tutto questo porta a considerare come l’immagine dei giovani come “nullafacenti” che determina la disoccupazione giovanile al 22% copra la realtà dell’ampia presenza di lavoro sommerso in Italia.
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