Nelle scorse settimane abbiamo visto come due delle Big Tech come Google e Microsoft si sono lanciate a capofitto nell’implementazione dell’intelligenza artificiale per i rispettivi motori di ricerca.
Microsoft ha investito 10 miliardi di dollari in una partnership con OpenAI per assicurarsi l’inclusione della sua AI all’interno del motore di ricerca Bing, mentre Google ha fatto sapere del progetto sperimentale Bard, che dovrebbe potenziare il motore di ricerca più usato al mondo, sebbene per ora si sia ancora in alto mare.
Costi alle stelle per usare AI nei motori di ricerca
Ma quanto costa usare sistemi di intelligenza artificiale per rivoluzionare il ruolo svolto dal motore di ricerca così come lo conosciamo? Il conto in realtà rischia di essere molto salato specialmente per Google.
Infatti basare i motori di ricerca web su chatbot simili a ChatGPT, per intendersi, potrebbe far impennare vertiginosamente i costi che Google e Microsoft sostengono oggi. Secondo una ricerca di Reuters i costi potrebbero aumentare di circa 10 volte rispetto a quelli che si hanno usando sistemi tradizionali.
Il motivo è legato al fatto che questi servizi basati sull’utilizzo dell’intelligenza artificiale avviano una sessione di chat per ogni ricerca, e questo impiega un immenso quantitativo di risorse computazionali.
Questa rivoluzione che potrebbe travolgere i motori di ricerca tradizionali potrebbe quindi avere un costo fin troppo elevato, un ostacolo da non sottovalutare.
Le società Big Tech interessate a compiere questo passo infatti non potranno non tener conto di aumenti di costi nell’ordine di miliardi di dollari, resi necessari dal fatto che occorre affidarsi ad una rete neurale per produrre un risultato di ricerca che invece oggi si può ottenere in modo molto più semplice con gli strumenti che conosciamo.
Il conto più salato dovrebbe pagarlo Google
Tra Microsoft e Google sarebbe proprio quest’ultima a dover sostenere i costi maggiori se dovesse utilizzare l’intelligenza artificiale per il suo motore di ricerca.
Il motivo è presto detto, ed è legato all’enorme mole di ricerche che gli utenti effettuano quotidianamente usando Google appunto. Si stima che Google processi ogni giorno circa 8,5 miliardi di ricerche, mentre Bing si accontenta di una quota minima pari al 3% circa di tutte le ricerche effettuate nel web.
Di conseguenza il costo aggiuntivo per un servizio di questo tipo non può che avere un impatto decisamente più pesante per Google. Ed è anche per questo che la società ha sempre parlato di un modello più leggero per Bard rispetto a quello del complesso LaMDA, ma non è detto che sia sufficiente a ridurre in modo significativo l’aumento previsto dei costi per Google.
I costi potrebbero anche essere abbassati in seguito, con il progredire dell’evoluzione tecnologica del settore, sia lato software che lato hardware, ma nelle prime fasi l’impatto si preannuncia tutt’altro che indolore.
Intelligenze Artificiali e il rischio Malware
Il clamore mediatico che è cresciuto intorno al lancio del chatbot ChatGPT ha prodotto una serie di effetti, non tutti positivi. Molti utenti della rete si sono precipitati a provare (gratis) il chatbot di OpenAI, ma il tool è accessibile solo sul suo sito ufficiale e con delle limitazioni riguardo il tempo di utilizzo.
Il limite è legato soprattutto al livello di congestione del servizio, ma si può bypassare pagando l’abbonamento Plus. E se uno non vuole pagare ma vuole comunque avere accesso garantito al tool di ChatGPT? Il rischio è che incorra in spiacevoli inconvenienti.
Si registra infatti un nuovo fenomeno che è quello della distribuzione di malware che promettono l’accesso illimitato a ChatGPT. Se ne parla anche in un recente rapporto di Cyble che riferisce della presenza in rete di malintenzionati che promettono di offrire applicazioni per Windows e per dispositivi Android che permetterebbero di accedere a servizi simili a quello offerto da ChatGPT gratis e in modo illimitato.
Naturalmente si tratta di una truffa, e chi non se ne avvede rischia di ritrovarsi a scaricare applicazioni che possono essere malware di varia natura, come quelli che iscrivono l’ignaro utente a servizi in abbonamento premium, a spyware, adware e via dicendo.
A tal proposito è sicuramente utile ricordare che non esiste una app di ChatGPT, e che il servizio è offerto gratuitamente solo sul sito web ufficiale del tool, pertanto bisogna diffidare di chiunque prometta l’accesso al servizio per altri canali.
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