In questi giorni sono arrivati i dati del rapporto Plus INAPP (Istituto Nazionale per l’Analisi delle Politiche Pubbliche) ed è emerso che vi è un significativo calo della partecipazione delle donne al mondo del lavoro in seguito alla nascita di un figlio.
Alcuni media arrivano a parlare di un “quadro allarmante”, il che sorprende dal momento che allarmante sarebbe semmai il contrario. Ma tornando al rapporto Plus 2022 dell’INAPP, il dato che ha evidenziato è sicuramente interessante.
Nella giornata di ieri, 7 marzo, quindi proprio a ridosso della Festa della Donna, si è tenuta la “Presentazione Rapporto Plus 2022. Comprendere la complessità del lavoro”, e il tema centrale è stato quello degli squilibri di genere tra lavoro e non lavoro.
È emerso infatti che circa una donna su cinque, il 18% approssimativamente, lascia il lavoro dopo la nascita di un figlio, decidendo quindi di dedicare il proprio tempo a quest’ultimo invece che alla propria attività lavorativa e di svolgere a tempo pieno il ruolo di madre.
L’indagine svolta si basa su un campione di 45.000 donne di età compresa tra i 18 e i 74 anni, e ha permesso di ottenere anche altri dati che meglio definiscono la situazione nel suo insieme, approfondendo le cause che portano la donna ad allontanarsi dal mondo del lavoro dopo la nascita di un figlio.
Perché molte donne lasciano il lavoro dopo la nascita di un figlio
Secondo il rapporto INAPP la prima causa a determinare un allontanamento della donna dal mondo del lavoro dopo la nascita di un figlio è da indicare nella conciliazione tra lavoro e cura, cioè nella legittima scelta della madre di dedicare il proprio tempo al figlio invece che all’attività lavorativa.
Per l’esattezza a lasciare il lavoro per meglio dedicarsi al ruolo di madre sono circa il 52% delle donne che rinunciano all’attività lavorativa dopo la nascita di un figlio. La restante parte lascia il lavoro per via del mancato rinnovo del contratto o per il licenziamento (29%), oppure per la valutazione di opportunità di convenienza economica (19%).
L’indagine INAPP ha evidenziato che circa il 18% delle donne lascia il lavoro dopo la nascita di un figlio, ma ciò accade con maggior frequenza tra le under 25 per le quali la percentuale sale al 42%, con il 38% che continua a non lavorare anche in seguito.
A restare nel mondo del lavoro, sul totale del campione, è solo un 43,6% se si guarda la media dell’intero Paese, ma si scende al 29% se si prende in esame solo il dato delle Regioni del Sud.
Complessivamente solo il 6,6% dichiara di aver fatto il proprio ingresso nel mondo del lavoro dopo la nascita di un figlio.
Anche la tipologia familiare incide sul tasso di permanenza nel mondo del lavoro delle donne dopo che hanno avuto un figlio, infatti nei nuclei familiari composti da un solo genitore l’incidenza è inevitabilmente maggiore, mentre nelle coppie si registra una maggiore permanenza della donna nel non lavoro, prima e dopo la nascita dei figli, rispetto alla famiglia monogenitoriale.
Ma tornando alle ragioni che spingono le donne a lasciare il mondo del lavoro per prendersi cura dei propri figli, il rapporto mette in evidenza anche che vi è in Italia una poca accessibilità, anche da un punto di vista meramente economico, ai servizi dell’infanzia a cominciare dagli asili nido.
Il rapporto INAPP ha messo in evidenza che circa il 56% dei genitori occupati non ha mandato all’asilo nido i figli di età compresa tra 0 e 36 mesi. Tra coloro che invece hanno deciso di affidare i primi anni di crescita dei figli a strutture apposite, il 48% ha scelto il servizio pubblico mentre il 40% ha scelto l’asilo privato.
Vi è un’elevata percentuale di famiglie che decidono invece di appoggiarsi ai nonni, che è naturalmente anche un’alternativa più economica, per la quale si opta soprattutto nelle Regioni meridionali.
Qual è la situazione lavorativa delle donne che smettono di lavorare dopo la maternità
Tra i vari dati che sono emersi dal rapporto INAPP alcuni definiscono la situazione reddituale delle donne che lasciano il lavoro dopo la nascita di un figlio.
In particolare viene evidenziato che il 70% delle donne che smettono di lavorare dopo la nascita di un figlio guadagnava meno di 25 mila euro lordi annui, mentre poco più del 33% intorno ai 15 mila euro.
Invece per quel che riguarda il part-time, sono le donne a indicarlo per il 12,4% contro il 7,9% degli uomini. Una differenza che si rende naturalmente più evidente quando si parla di congedi parentali, con un utilizzo di questi da parte del 68,6% delle donne contro il 26,9% degli uomini.
Questi dati evidenziano che nonostante le pressioni da parte di media e istituzioni volte a depredare la donna del proprio ruolo di madre, sono ancora molte coloro che coraggiosamente scelgono di prendersi cura dei propri figli a costo di rinunciare alla propria attività lavorativa.
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