Stando a quanto riportato da Reuters in questi giorni, il Canada ha già rispedito per via aerea la turbina Siemens riparata alla Russia, ma non arriverà a destinazione prima del 24 luglio. Non solo, prima che il gasdotto torni a funzionare regolarmente ci vorrà altro tempo, a cominciare dai tempi tecnici per il montaggio della turbina.
Quindi abbiamo la turbina riparata che è stata spedita il 17 luglio in Germania, da qui la turbina dovrà essere spedita poi in Finlandia per arrivare infine via terra in Russia. Il flusso di gas, di importanza fondamentale soprattutto per alcuni dei Paesi europei a cominciare da Germania e Italia, era stato interrotto lo scorso 11 luglio, sia per ragioni di manutenzione ordinaria, il cui completamento dei lavori è previsto per il 21 luglio, sia perché mancava la turbina inviata in Canada per la riparazione.
Da Gazprom infatti hanno spiegato che la riduzione dei flussi di gas attraverso il Nord Stream 1, e la conseguente incapacità di soddisfare appieno la richiesta di forniture da parte dei clienti, a cominciare dagli operatori tedeschi e dell’italiana Eni, dipendeva proprio dal problema con la turbina.
Ma quella della turbina era una questione delicata, con il governo di Volodymyr Zelenski che faceva pressioni sul Canada affinché non restituisse il pezzo riparato alla Russia. La riparazione della turbina infatti, secondo le stime iniziali, doveva essere ultimata entro il 9 luglio scorso. Con un paio di settimane di ritardo però la turbina è stata infine riparata e rispedita in Russia passando per Germania e Finlandia.
Mentre Kiev faceva pressioni per impedire che la turbina tornasse in Russia, Berlino spingeva nella direzione opposta, e quando la Commissione Ue ha chiarito che le sanzioni contro Mosca non comprendono i componenti dei gasdotti, il Canada ha finalmente ceduto alle ripetute richieste tedesche rispedendo ai russi la turbina.
Con l’arrivo della turbina il gasdotto riprenderà a funzionare?
Il viaggio della turbina è ancora lungo, infatti una volta arrivata via aereo in Germania dovrà essere spedita con un traghetto in Finlandia, per poi essere consegnata ai legittimi proprietari via terra. Se non ci saranno intoppi alla dogana il pezzo di ricambio necessario per far funzionare a pieno regime il Nordstream dovrebbe arrivare entro 5-7 giorni.
Per installare la turbina però occorrerà del tempo, e secondo quanto afferma il quotidiano russo Kommersant, prima che il gasdotto torni in funzione ci vorranno almeno un paio di settimane, il che significa che nella migliore delle ipotesi dovremo attendere i primi di agosto.
Stringere la cinghia quindi sarà comunque necessario finché il flusso di gas non sarà ripristinato, specie tenendo conto del fatto che non possiamo escludere dei ritardi, né che alla fine le forniture di gas non saranno comunque sospese da parte di Mosca.
Nel frattempo la Germania continua a sospettare che la turbina non fosse necessaria per far funzionare il gasdotto a pieno regime, e che in realtà l’installazione era prevista per il mese di settembre. Berlino insomma non crede che la causa dell’interruzione dei flussi sia legata a ragioni tecniche.
“Non vediamo ragioni tecniche” ha detto infatti ai giornalisti la portavoce del ministero dell’Economia tedesco Beate Baron “le nostre informazioni sono che questa turbina è sostitutiva e avrebbe dovuto entrare in funzione a settembre ma, ancora una volta, stiamo facendo di tutto per eliminare possibili pretesti per la parte russa”.
Quanto al trasporto della turbina, Baron non ha fornito dettagli riguardanti il tragitto che sta percorrendo, e non ha detto dove si trova in questo momento per ragioni di sicurezza, ricordando anche che per il trasporto della turbina non occorre alcun permesso in quanto non è interessata dalle sanzioni contro la Russia.
Lo stop delle forniture di gas all’Europa è determinato da “cause di forza maggiore”
Il documento che nei giorni scorsi è stato visionato da Reuters riporta come motivazione della sospensione delle forniture di gas ai compratori europei “cause di forza maggiore”.
Si tratta di una clausola che un’azienda invoca quando è colpita da un evento straordinario che va al di là della sua capacità di controllo. Gazprom infatti nella sua lettera spiega di non essere in grado di adempiere agli obblighi contratti con le imprese energetiche europee a causa di circostanze “straordinarie”.
La lettera, stando a quanto trapela dalle fonti citate da Reuters, riguarda le forniture di gas attraverso il gasdotto Nord Stream 1, e ha lo scopo di mettere al riparo Gazprom da eventuali richieste di compensazioni per le mancate forniture.
Alcune conferme sono arrivate intanto da Rwe il maggiore produttore tedesco di energia e importatore di gas russo, che ha affermato di aver ricevuto da parte di Gazprom un avviso di interruzione delle forniture per cause di forza maggiore. In una nota citata da Reuters la società ha però aggiunto: “vi preghiamo di comprendere che non possiamo commentare i suoi dettagli o la nostra opinione legale”.
Cosa rischiano i Paesi Ue se il flusso di gas non riprende?
Alcuni temono che anche dopo l’arrivo in Russia della turbina riparata in Canada e la sua installazione il flusso di gas attraverso il Nord Stream 1 non riprenderà. Si tratta di una possibilità che in effetti non può essere esclusa del tutto, e che comporterebbe pesanti disagi specie per quei Paesi che usano soprattutto il gas per la produzione di energia elettrica, tra cui troviamo proprio Germania e Italia.
Sia l’Italia che la Germania ma anche gli altri Paesi europei, stanno tentando di approfittare della stagione estiva per riempire il più possibile gli stoccaggi di gas, ma anche se si riuscisse ad arrivare al 100% (ora in Italia siamo intorno al 60%), in caso di stop totale delle forniture di gas dalla Russia sarebbe un grosso problema per famiglie e imprese.
Il governo di Mario Draghi sta nel frattempo lavorando per assicurare maggiori forniture di gas da altri Paesi, e proprio un paio di giorni fa il premier è tornato per la seconda volta in Algeria a tale scopo. Ma anche se il Paese del Nord Africa è diventato nostro primo fornitore, in caso di stop delle forniture dalla Russia il gas importato non basterebbe a soddisfare il fabbisogno nazionale.
Nella migliore delle ipotesi per avere una totale indipendenza dal gas russo si dovrà attendere il 2024, almeno due anni quindi per sostituire completamente i 29 miliardi di metri cubi di gas russo che l’Italia ha consumato ogni anno fino al 2021.
La situazione rischia di essere particolarmente complessa quindi, e non solo per l’Italia. Pertanto la Commissione Ue ha appena presentato il suo piano di emergenza in caso di stop delle forniture di gas da Mosca.
A margine del Consiglio Affari Esteri di Bruxelles, l’Alto Rappresentante dell’Unione, Josep Borrell, ha spiegato: “sappiamo che la Russia può usare il gas come un’arma contro di noi: lo ha già fatto, diminuendo le forniture, e mercoledì la Commissione discuterà delle prospettive delle forniture di gas”.
“Ma sono cose diverse, non smetteremo di sostenere l’Ucraina e di imporre sanzioni alla Russia. Certo che c’è il rischio per le forniture di energia: lo sanno tutti e non da oggi. Ma nei prossimi giorni la Commissione prima e il Consiglio poi prepareranno tutti i piani necessari ad affrontare la situazione” ha poi aggiunto Borrell.
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