I prezzi del petrolio stanno rimbalzando oggi di oltre l’1% sia per il Brent che per il WTI, dopo aver perso circa il 2% ieri.
Le perdite di prezzo di ieri coincidono con le ampie perdite che hanno colpito i mercati azionari di tutto il mondo, in seguito all’emergere del prodotto di intelligenza artificiale cinese DeepSeek, che ha superato i suoi omologhi americani in diversi parametri. Queste perdite sollevano interrogativi sul rapporto diretto tra questo sviluppo e il mercato del petrolio.
Lo shock di ieri ha portato a una serie di commenti da parte di esperti e editorialisti su come gli Stati Uniti, sotto la presidenza di Donald Trump, possano affrontare questa espansione tecnologica cinese.
Il Consiglio Editoriale del Wall Street Journal, noto per la sua costante critica alle politiche del partito al potere in Cina, ritiene che il settore dell’intelligenza artificiale debba essere supportato sotto Trump non solo iniettando fondi, ma anche ripensando alle restrizioni normative sullo sviluppo dei modelli di intelligenza artificiale e alle norme antitrust.
Oltre a evidenziare i difetti nella regolamentazione e nel sostegno governativo, Thomas Friedman, in un editoriale sul New York Times, ha aspramente criticato la decisione di Trump di ri-sovvenzionare la generazione di energia da combustibili fossili a scapito delle energie rinnovabili. Friedman ritiene che la Cina sarebbe soddisfatta di questo approccio errato, che indebolirebbe gli Stati Uniti. Inoltre, Friedman sostiene che chiunque possieda l’ecosistema più intelligente, economico ed efficiente di intelligenza artificiale, veicoli elettrici, batterie intelligenti ed elettricità pulita abbondante, dominerà il XXI secolo.
Pertanto, non è improbabile che lo shock che abbiamo visto nei mercati ieri possa rappresentare una chiamata al risveglio per l’amministrazione statunitense, portando a un ripensamento delle politiche energetiche, poiché l’intelligenza artificiale richiede molta energia – e, come menzionato, questa deve provenire da fonti rinnovabili. Se ciò accadesse, potrebbe esercitare ulteriore pressione al ribasso sui prezzi del petrolio, non incoraggiando un aumento dell’estrazione, come propone Trump, ma piuttosto favorendo e accelerando la transizione verso le energie rinnovabili.
Inoltre, Trump potrebbe adottare un approccio più aggressivo nella sua politica commerciale verso la Cina, aumentando le preoccupazioni sui danni che l’economia globale potrebbe subire a causa delle pesanti tariffe che potrebbero essere imposte – lo strumento preferito da Trump, a quanto pare, in ogni situazione. Queste tariffe danneggerebbero le esportazioni cinesi, da cui la Cina dipende per stimolare la crescita e raggiungere i propri obiettivi.
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