Due fornelli da cucina accesi

Gazprom continua a fare pressioni sull’Ue utilizzando il gas come arma.

Giovedì 16 giugno, durante la conferenza stampa tenutasi a Kiev, il premier italiano Mario Draghi ha sottolineato che “una delle spiegazioni (da parte russa) è che la manutenzione è difficile a causa delle sanzioni, ma da parte della Germania, nostra e di altri riteniamo che queste siano bugie, che in realtà ci sia un uso politico del gas, come c’è un uso politico del grano”.

Venerdì 17 non è tardata ad arrivare la risposta. Mentre la richiesta giornaliera di gas da parte di Eni ammonta a circa 63 milioni di metri cubi, il gruppo russo ha affermato che fornirà solamente il 50% di quanto richiesto, anche se con “quantità effettive consegnate pressoché invariate rispetto a ieri”.

L’operatore di sistema francese, GRTgaz ha invece fatto sapere che a partire dal 15 giugno la Francia non riceve più gas russo tramite gasdotto dalla Germania, perché Berlino a sua volta ha dichiarato di aver subito delle forti riduzioni dei flussi.

Lo stesso discorso vale anche per l’austriaca Omv, che registra delle notevoli diminuzioni dei flussi in entrata. Per il momento non vi sono ripercussioni sui consumatori, anche se dalla Germania il ministro dell’Economia, Robert Habeck, ha invitato i propri connazionali a risparmiare più energia possibile.

In Italia, invece, come già noto, è pronto ormai da tempo un piano di razionamento da attivare in caso di necessità. Per il momento non ne è prevista l’attivazione, appunto perché la situazione non è ancora critica.

I volumi complessivi consegnati in questi giorni alla Penisola attraverso i vari punti di ingresso hanno infatti superato la domanda (pari a 160 milioni di metri cubi), e parte di questi sono stati destinati ai sistemi di stoccaggio, che attualmente sono pieni al 54%.

Il ministro della Transizione Ecologica, Roberto Cingolani, ha affermato: “la prima cosa da capire è se questa diminuzione si stabilizza o se è solo un episodio”. Il ministro ha infatti ipotizzato una “piccola rappresaglia” da parte di Putin in seguito alla visita in Ucraina di Mario Draghi, Olaf Scholz e Emmanuel Macron.

“Vediamo cosa succede nei prossimi tre giorni e poi la settimana prossima decideremo. Abbiamo tutte le contromisure pronte“, ha concluso il ministro italiano.

Secondo quanto affermato dalla società di consulenza Wood Mackenzie, citata da Bloomberg, se le forniture di gas russo attraverso il Nord Stream 1 dovessero essere interrotte come ribadito dal numero uno di Gazprom (si tratta dello scenario peggiore ma al momento resta un avvertimento da parte della società russa), l’Ue rischierebbe di trovarsi senza scorte nel bel mezzo dell’inverno, ossia nel periodo in cui la domanda raggiunge il suo picco massimo.

Le decisioni prese dall’operatore russo stanno pesando gravemente sui prezzi. Giovedì infatti, sulla piazza di Amsterdam il gas ha raggiunto i 148 euro al Megawattora, quota che non veniva raggiunta dall’inizio di marzo, poco dopo l’inizio dei conflitti armati in Ucraina.

Venerdì mattina ha aperto in calo a 120, ma dopo alcune comunicazioni a Eni, il prezzo è risalito subito oltre i 130 euro. Al momento non vi è nessuna novità da parte di Bruxelles sul fronte del tetto massimo ai prezzi, misura su cui il Consiglio europeo ha già trovato un accordo chiedendo alla Commissione di verificarne la fattibilità.

Il tetto massimo è già stato introdotto in Portogallo e in Spagna, ma questo è dovuto alla condizione particolare di questi due Paesi, che si trovano male collegati alla rete di gasdotti europei e che presentano una buona quota di energia prodotta partendo da fonti rinnovabili.

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