In vista dei nuovi aumenti attesi sulle bollette di gas e luce, famiglie e imprese italiane sono costantemente in stato di tensione, e la preoccupazione cresce ulteriormente per via del sempre più probabile stop totale delle forniture di gas dalla Russia.
Nella prospettiva dell’interruzione del flusso di gas da Mosca sia in Italia che negli altri Paesi, e in particolare in quelli che più dipendono dalle forniture russe, si stanno mettendo in piedi dei piani dettagliati per evitare il peggio, una serie di interventi che dovrebbero permetterci insomma di arrivare alla fine dell’inverno.
Partendo dal presupposto che non vi è mai stata, e vi è ancor meno oggi, la minima intenzione di lavorare per un miglioramento dei rapporti con la Russia di Vladimir Putin, non resta che tentare di prepararsi all’impatto su famiglie e imprese delle conseguenze della linea di politica estera che i governi occidentali hanno deciso di seguire.
Lo scopo del piano italiano per il contenimento dei consumi di gas
Dopo i vari pacchetti di sanzioni economiche contro la Russia, introdotti nel dichiarato e fallimentare intento di indurre Mosca ad interrompere l’operazione militare speciale in Ucraina, il rischio che Gazprom decida per uno stop totale delle forniture di gas è sempre stato molto alto, e sulla base di quanto sta accadendo in queste settimane è facile prevedere che l’interruzione del flusso è ormai imminente.
In Italia il governo di Mario Draghi ha quindi messo a punto il “Piano nazionale di contenimento dei consumi di gas naturale” che dovrebbe permetterci di arrivare, in qualche modo, alla fine della stagione fredda.
Ma quali sono le regole e le misure previste da questo piano? Il Ministero per la Transizione Ecologica guidato da Roberto Cingolani ha diffuso tutti i dettagli del piano proprio in questi giorni. Si tratta di una quindicina di pagine in cui sono stati esposti in modo dettagliato gli interventi di razionamento di gas per i prossimi mesi.
A fine agosto il gasdotto Nord Stream 1 è stato chiuso per lavori di manutenzione che in base a quanto inizialmente dichiarato da Gazprom stessa sarebbero durati appena tre giorni. In seguito però è stato reso noto che l’interruzione del flusso sarebbe stata a tempo indeterminato.
Se il Nord Stream 1 non dovesse riaprire il flusso di gas verso l’Europa l’intero Vecchio Continente potrebbe trovarsi in serie difficoltà, pertanto dal MiTE spiegano che “l’insieme delle misure di diversificazione illustrate nel Piano consentirà nel medio termine (a partire dalla seconda metà del 2024) di ridimensionare drasticamente la dipendenza dal gas russo e comunque di ridurre l’uso del gas in generale. Ferme restando tali iniziative, nel breve termine, al fine di risparmiare gas ed evitare il più possibile un eccessivo svuotamento degli stoccaggi nazionali anche in previsione della stagione 2023-2024, è comunque opportuno attuare un Piano nazionale di contenimento dei consumi di gas”.
Il piano quindi serve da una parte per ridurre la dipendenza di gas dell’Italia dalla Russia nel lungo periodo, ma anche per ridurre l’impatto dell’interruzione del flusso prevista per l’inverno.
L’esecutivo di Mario Draghi ha attivato anche delle misure per la diversificazione che tuttavia non potranno essere operative prima del prossimo anno. Prendiamo ad esempio il rigassificatore di Piombino, che non sarà operativo prima della prossima primavera, o quello di Ravenna, per il quale è prevista un’attesa ancora maggiore.
A quella dei rigassificatori deve essere considerata una priorità vista l’attuale situazione, perché altrimenti non abbiamo la possibilità di incamerare le forniture di GNL da Congo, Angola, Qatar, Egitto, Nigeria, Indonesia, Mozambico e Libia.
Nel piano si legge infatti che “la riduzione della domanda di gas stabilita da questo Regolamento mira a realizzare da subito risparmi utili a livello europeo, a prepararsi a eventuali interruzioni delle forniture di gas dalla Russia, intesi come maggiore gas a disposizione da iniettare in stoccaggio fino ad ottobre, e a minore erogazione degli stessi stoccaggi nel successivo periodo invernale”.
Come funziona il piano per la riduzione del consumo di gas
Il piano nazionale per la riduzione dei consumi di gas naturale si struttura su due punti cardine:
- in situazione di ‘normalità’: in questo caso parliamo di interventi che si basano su iniziative volontarie, e sono quelli già adottati e in vigore a partire dal 1° agosto 2022 fino al 31 marzo 2023, con l’obiettivo di ridurre i consumi nazionali di gas almeno del 15%. “Ciò implica che le misure volontarie di riduzione della domanda ammontano a 8,2 miliardi di metri cubi di gas naturale” come spiegato dal MiTE.
- in caso di “Allerta UE”: in questo caso entrano in funzione le “misure obbligatorie” che prevedono un tetto al consumo massimo di gas da parte di ogni Paese, con il risultato che in caso di allerta l’Italia dovrà ridurre i consumi di ulteriori 3,6 miliardi di metri cubi di gas naturale per un risparmio complessivo di 11,8 miliardi di metri cubi.
Alcuni interventi finalizzati alla riduzione dei consumi di gas sono già stati messi in atto in Italia, ma altri interventi sono in arrivo. L’obiettivo da raggiungere è quello di una riduzione dei consumi di gas naturale del 15% entro il 31 marzo 2023, e per farlo il piano prevede i seguenti interventi:
- massimizzazione della produzione di energia elettrica tramite combustibili diversi dal gas, come il carbone, e spinta ulteriore per il potenziamento delle rinnovabili
- misure di “contenimento nel settore riscaldamento” con un decreto legge di marzo che ha ridotto l’uso del riscaldamento e dei sistemi di raffrescamento nei locali pubblici
- programma di sensibilizzazione che indirizzi i cittadini verso un “insieme di misure comportamentali nell’uso efficiente dell’energia” spiegando come “ridurre i costi della propria bolletta energetica, senza alcun effetto di rilievo sulle modalità del servizio”. In questo caso avremo sia campagne di sensibilizzazione a costo zero che con investimento iniziale, ma si prevedono risultati modesti. “È stata considerata cautelativamente un’efficacia solo molto parziale, nel periodo di tempo considerato, delle misure comportamentali che presuppongono un investimento iniziale” spiegano infatti dal MiTE.
- programma di contenimento volontario dei consumi nel settore industriale: si tratta in realtà di un’effetto inevitabile dell’aumento dei prezzi dell’energia, che induce alcune imprese in particolare a riorganizzare i cicli produttivi per ridurre i consumi, oppure a interrompere la produzione del tutto, con l’evidente risultato che si ottiene un risparmio energetico, ma a che prezzo.
Il governo guidato dall’ex presidente della BCE prevede di raggiungere l’obiettivo della riduzione dei consumi di gas del 15% puntando sia sulla sensibilizzazione dei cittadini che su massimizzazione della produzione termoelettrica con combustibili diversi dal gas e misure di contenimento relative al riscaldamento invernale sia per le abitazioni che per uffici e negozi. E in caso di allerta UE il governo prevede di puntare soprattutto su queste ultime due.
Nel piano per la riduzione dei consumi di gas naturale si legge che “per ridurre il consumo di gas rispetto al tendenziale un contributo di diversificazione ulteriore rispetto all’apporto delle rinnovabili può essere ottenuto dalla massimizzazione della produzione di energia elettrica da impianti che usano combustibili diversi dal gas (carbone, olio combustibile e bioliquidi), già oggi sostenuta dagli alti prezzi dell’energia elettrica sul mercato”.
Per entrare più nel dettaglio viene specificato che ci si aspetta una riduzione di 1,8 miliardi di metri cubi di gas dal carbone e di 2,1 miliardi di metri cubi di gas dai bioliquidi.
Nel piano limiti di temperatura negli ambienti
In estrema sintesi quindi possiamo dire che la decisione di appoggiare il governo di Volodymyr Zelenski e sazionare la Russia di Vladimir Putin ha compromesso i rapporti con Mosca fino a rendere concreto e tangibile il rischio di stop totale delle forniture di gas.
Ed eccoci agli effetti che queste scelte produrranno nei prossimi mesi sulla vita di tutti i giorni dei cittadini. Nell’ambito del piano per la riduzione dei consumi si prevede “l’introduzione di limiti di temperatura negli ambienti, di ore giornaliere di accensione e di durata del periodo di riscaldamento, in funzione delle fasce climatiche in cui è suddiviso il territorio italiano”.
Ma cosa prevede esattamente il piano, e cosa dovranno fare all’atto pratico i cittadini? I punti da rispettare sono tre almeno per il momento, per cui bisognerà:
- ridurre di 1 grado il riscaldamento: per gli edifici adibiti ad attività industriali, artigianali e assimilabili si dovrà impostare una temperatura di 17°C con +/- 2°C di tolleranza, mentre per le abitazioni private e tutti gli altri edifici la temperatura dovrà essere impostata sui 19°C, anche in questo caso con +/- 2°C di tolleranza.
- accendere il riscaldamento più tardi: in tutti gli ambienti, pubblici e privati, il riscaldamento dovrà essere acceso con otto giorni di ritardo e spento con sette giorni di anticipo, con date diverse di accensione e spegnimento a seconda dell’area climatica di appartenenza, ma in tutti i casi il totale dei giorni di riscaldamento in meno saranno 15.
- ridurre di 1 ora la durata giornaliera di accensione dei riscaldamenti: il governo chiede quindi di tenere il riscaldamento acceso per un’ora in meno del normale ogni giorno.
Dal rispetto di queste indicazioni sono escluse le utenze sensibili come ospedali e case di riposo per anziani.
Sulla base delle valutazioni dell’ENEA, il Ministero della Transizione Ecologica ritiene di poter ottenere dei significativi risparmi modificando in questo modo le abitudini degli italiani in fatto di riscaldamento sia nelle abitazioni private che nei negozi e negli uffici.
In particolare si ritiene che nel settore domestico la riduzione di 15 giorni del periodo di riscaldamento, con un’ora in meno di accensione ogni giorno, con una temperatura impostata sui 19°C, si possa ottenere un risparmio di gas pari a circa 2.697.249.794 metri cubi di gas.
Invece grazie all’abbassamento della temperatura interna da 20 a 19°C negli uffici pubblici e con la diminuzione di un’ora al giorno dell’orario di accensione del riscaldamento si dovrebbe ottenere un risparmio complessivo di 484.560.000 metri cubi di gas.
Quanto ai controlli, è chiaramente improponibile l’idea di inviare le forze dell’ordine a controllare le temperature nelle abitazioni private, quindi “non essendo possibile avere un sistema di controllo puntuale del comportamento da parte dell’utenza diffusa” il piano prevede “controlli a campione su edifici pubblici, grandi locali commerciali, punti a maggior consumo” nonché “una responsabilizzazione dei conduttori degli impianti di riscaldamento centralizzato, monitorano a livello di reti di distribuzione gas cittadine la risposta degli utenti utilizzando i dati orari di prelievo 12 ai punti di connessione tra le reti di distribuzione cittadine e i punti di riconsegna della rete di trasporto SNAM, che sono costantemente monitorati”.
Le strategie di sensibilizzazione per il cambiamento delle abitudini di consumo
Come abbiamo anticipato in apertura, il piano per la riduzione dei consumi di gas naturale del governo Draghi prevede anche delle strategie di sensibilizzazione che dovrebbero indurre i cittadini a modificare spontaneamente le proprie abitudini.
Premesso che una riduzione dei consumi, visti i costi esorbitanti di energia elettrica e gas, è stata già messa in atto dalla stragrande maggioranza dei cittadini, il governo ritiene necessario comunque mettere in essere alcune campagne di sensibilizzazione.
Avremo quindi modifiche comportamentali a costo zero, che sono le seguenti:
- riduzione della temperatura e della durata della doccia
- utilizzo anche per il riscaldamento nei mesi invernali delle pompe di calore che si utilizzano per il condizionamento durante i mesi estivi
- abbassamento della fiamma del fornello una volta raggiunta la temperatura di ebollizione dell’acqua e la riduzione del tempo di accensione del forno
- utilizzo di lavatrice e lavastoviglie solo a pieno carico
- distacco della spina dell’alimentazione della lavatrice quando non è in uso
- spegnimento o inserimento della modalità a basso consumo del frigorifero quando si va in vacanza
- non utilizzo della funzione stand by per Tv, decoder, lettori DVD, etc
- riduzione delle ore di accensione delle lampadine.
Secondo i calcoli di ENEA in questo modo sarà possibile ottenere un risparmio di circa 2,7 Smc. Quanto ai controlli però ci si dovrà ‘accontentare’ di “monitoraggi su edifici pubblici, impianti condominiali, locali commerciali, punti a maggior consumo, mediante il rilevamento dei dati giornalieri di consumo a livello di reti di distribuzione gas cittadine per valutare la risposta volontaria degli utenti, utilizzando i dati orari di prelievo ai punti di connessione tra le reti di distribuzione cittadine e i punti di riconsegna della rete di trasporto SNAM, che sono costantemente monitorati”.
Ci sono poi delle modifiche comportamentali che hanno un costo, un cosiddetto “investimento iniziale” e sono:
- la sostituzione di elettrodomestici a più elevato consumo con quelli più efficienti
- la sostituzione di vecchi climatizzatori con quelli più efficienti
- l’installazione di nuove pompe di calore elettriche in sostituzione delle vecchie caldaie a gas
- l’installazione di pannelli solari termici per produrre acqua calda
- la sostituzione di lampadine tradizionali con lampadine al led.
In questo modo dovrebbe essere possibile ottenere, sempre stando ai calcoli di ENEA, un risparmio complessivo di circa 1 miliardo di metri cubi di gas. Per spingere in questa direzione il governo potrebbe introdurre nuovi incentivi per il risparmio energetico, ma non è detto che porteranno i risultati sperati.
Per il momento il governo ha quindi calcolato che attraverso queste modifiche comportamentali “non a costo zero” sarà possibile risparmiare circa 200 milioni di metri cubi soltanto.
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