La felicità è un tema che affascina l’umanità da sempre, e molti filosofi hanno tentato di dare una risposta a questa domanda esistenziale. Negli ultimi anni, tuttavia, si è sviluppata l’idea che la felicità possa essere misurata, e quindi anche definita in modo quantitativo.
L’Organizzazione delle Nazioni Unite ha creato il World Happiness Report, un rapporto annuale che cerca di misurare il livello di soddisfazione in 137 paesi del mondo, in modo da aiutare i governi a creare politiche per migliorare il benessere dei loro cittadini.
La felicità in diverse culture e civiltà
Anche se l’essere umano è sostanzialmente uguale in ogni parte del mondo, le diverse culture e civiltà hanno sviluppato approcci diversi alla gestione della cosa pubblica e ai temi esistenziali. Per esempio, il Bhutan, uno dei paesi più poveri dell’Asia, ha deciso di sostituire il Prodotto Interno Lordo (PIL), che è il modo tradizionale di calcolare la ricchezza di un paese, con la Felicità Interna Lorda (FIL).
La FIL si concentra sulla qualità della vita dei cittadini, includendo criteri come la qualità dell’aria, la salute, l’istruzione e la ricchezza dei rapporti sociali. Questo approccio ha portato il Bhutan ad essere uno dei paesi più felici del continente, spingendo a chiedersi se i soldi siano davvero la chiave per la felicità.
I risultati del World Happiness Report
Il World Happiness Report stila una classifica dei paesi più felici del mondo, basata sulla media dei voti dati dagli intervistati per la soddisfazione della propria vita. I primi dieci paesi della classifica del 2023 sono:
- Finlandia
- Danimarca
- Svizzera
- Islanda
- Paesi Bassi
- Norvegia
- Svezia
- Nuova Zelanda
- Austria e Canada.
Tutti questi paesi hanno mantenuto alti livelli di benessere soggettivo, nonostante la pandemia. Il rapporto di quest’anno si concentra sugli effetti della crisi sanitaria e su come i governi e le società hanno risposto alla sfida, ottenendo risultati sorprendenti.
La felicità come indice di solidarietà sociale
La Lituania è l’unica nuova entrata nei primi 20 paesi, guadagnando ben 30 posti dal 2017. Tuttavia, ci sono ancora molti paesi che si trovano nella parte bassa della classifica, come Afghanistan, Libano, Sierra Leone, Zimbabwe, Repubblica democratica del Congo e Botswana.
Curiosamente, l’Ucraina, nonostante la guerra, si trova al 92esimo posto, grazie soprattutto alla solidarietà sociale e alla capacità di fare fronte comune alle avversità. Questo dimostra che la felicità non è necessariamente legata alla ricchezza, ma può essere anche un indicatore di solidarietà e resilienza sociale.
L’Italia tra i Paesi meno felici al mondo: perché?
L’Italia non è tra i Paesi più felici al mondo, questo è ormai un dato di fatto. Ma quali sono le cause di questo piazzamento non esaltante nella classifica della felicità? Secondo il Rapporto, sono molteplici i fattori che influenzano il livello di felicità percepito da un Paese.
Innanzitutto, l’Italia soffre di una carenza di supporto sociale e di una scarsa qualità dei servizi pubblici, che incidono negativamente sulla fiducia dei cittadini nelle istituzioni e negli altri cittadini. Inoltre, la corruzione è un problema endemico nel Paese, che mina la fiducia nella governance e nella giustizia.
A ciò si aggiungono il basso livello di libertà individuale e la scarsa qualità ambientale, fattori che influenzano negativamente il benessere psicologico dei cittadini.
Generosità e solidarietà: valori fondamentali per la felicità
Dal Rapporto emerge chiaramente che i cittadini più virtuosi, ovvero quelli che dimostrano generosità e solidarietà verso gli altri, sono quelli che contribuiscono maggiormente al benessere del Paese e alla felicità percepita.
La virtuosità dei cittadini, infatti, è favorita e incentivata da un ambiente sociale e istituzionale altrettanto virtuoso, in cui il rispetto dei diritti umani e la qualità della governance sono garantiti.
Allo stesso tempo, i cittadini virtuosi contribuiscono a creare un ambiente sociale e istituzionale più soddisfacente, generando una spirale benefica che si riflette positivamente sulla felicità percepita.
Notiamo quindi che la felicità di un Paese non dipende solo dal livello di reddito e di salute dei suoi cittadini, ma anche dalla qualità delle istituzioni, dal livello di generosità e solidarietà tra i cittadini e dalla capacità di creare un ambiente sociale e istituzionale virtuoso.
Cos’è cambiato con l’emergenza Covid-19
Il World Happiness Report 2023 sottolinea come la pandemia abbia portato con sé dolore e sofferenza, ma anche un aumento del sostegno sociale e della benevolenza tra gli esseri umani.
L’emergenza sanitaria ha messo in evidenza la capacità delle persone di aiutarsi e sostenersi nei momenti di difficoltà, contribuendo alla resilienza dei Paesi. Inoltre, l’esperienza con il Covid ha portato molte persone a riflettere sull’importanza delle cose semplici e ad avere una maggiore gratitudine. Questo contesto ha evidenziato l’importanza della salute mentale come fattore rilevante per la soddisfazione di vita.
La pandemia ci ha insegnato l’importanza di coltivare relazioni positive con gli altri esseri umani e con il pianeta che condividiamo, partendo dalla riflessione su cosa conta davvero per noi come individui e come società. La felicità è quindi uno stato esistenziale che passa per l’individuo, ma che non può prescindere dal benessere collettivo e dalla condivisione.
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