Con il decreto Siccità, atteso per la prossima settimana, il governo guidato da Mario Draghi stabilirà una zona rossa per l’emergenza idrica in almeno 4 Regioni, tutte nel Nord del Paese, e probabilmente ve ne saranno altre due in cui la situazione al momento si presenta meno grave seppur preoccupante.
Ad essere inserite nella zona rossa sarà gran parte della Pianura Padana, e quindi le Regioni interessate dalle misure emergenziali saranno Piemonte, Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna. Sono queste infatti le Regioni in cui la siccità sta causando i danni più ingenti soprattutto al settore dell’agricoltura, ma non le uniche.
In difficoltà per la scarsità delle precipitazioni registrata fin dall’inizio del 2022 sono anche due Regioni del Centro in particolare, Marche e Lazio, dove con l’innalzamento delle temperature su valori vicini alle massime stagionali la siccità inizia a produrre i suoi effetti.
La Protezione Civile nel frattempo ha già emesso l’allerta gialla, ma per il rischio di temporali, in cinque Regioni, che sono Veneto, Friuli Venezia Giulia, Lombardia, più alcune aree del Piemonte e del Trentino Alto Adige. Si attendono abbondanti precipitazioni che, tuttavia, pare non siano sufficienti ad uscire da questa situazione di emergenza.
Alcuni governatori hanno già iniziato quindi a correre ai ripari, come Massimiliano Fedriga, che in Friuli ha firmato lo “stato di sofferenza idrica”, che è di fatto un prodromo dello stato di emergenza che il governo di Mario Draghi si appresta a firmare nelle prossime ore. Intanto centinaia di Comuni, soprattutto nelle Regioni del Nord, hanno emesso ordinanze volte a limitare l’utilizzo di acqua potabile alle sole esigenze igieniche e domestiche. Altri Comuni hanno invece deciso di sospendere l’erogazione dell’acqua nelle ore notturne.
In arrivo il primo Dpcm per il razionamento dell’acqua
Il governo di Mario Draghi si appresta a proclamare lo stato di emergenza per la siccità, e intanto La Stampa fa sapere che si sta lavorando ad un nuovo Dpcm (Decreto della Presidenza del Consiglio dei Ministri) che andrà ad intervenire su due fronti: da una parte si agisce per la salvaguardia del comparto agricolo, e dall’altra si cercherà di garantire l’approvvigionamento idrico.
Allo scopo di salvaguardare il comparto agricolo, il Dpcm dovrebbe prevedere la possibilità di proclamare lo stato di eccezionale avversità atmosferica dando il via agli indennizzi “qualora il danno provocato superi il 30% della produzione lorda vendibile”.
Per quel che riguarda poi l’ancor più importante questione dell’approvvigionamento idrico, la Protezione Civile una volta decretato lo stato di emergenza, avrà la possibilità di emettere ordinanze per attingere agli invasi. Molto importante in questo contesto il razionamento dell’acqua, che potrà riguardare anche una Regione nella sua totalità dove si applicheranno le misure di risparmio idrico più comuni che vanno dal divieto dell’utilizzo per fini non domestici fino alla chiusura dell’erogazione durante le ore notturne.
Tra le misure che potrebbero essere introdotte nelle Regioni in ‘zona rossa’ anche l’interruzione della fornitura idrica alle fontane pubbliche e i divieti per alcuni usi urbani come il lavaggio dei veicoli, l’irrigazione dei giardini e le limitazioni dell’irrigazione delle colture annuali.
Alcune misure per il risparmio idrico sono già state introdotte in alcuni Comuni del Piemonte e del Lazio, dove è stata ridotta la pressione e sono iniziati i razionamenti.
Cosa prevede la deroga al deflusso minimo vitale
Nelle varie Regioni, e non solo in quelle del Nord e del Centro, l’emergenza idrica sta inducendo i governatori a valutare interventi di portata variabile a seconda della gravità della situazione.
In Basilicata il governatore Vito Bardi ha preannunciato la firma di un provvedimento sulla base del quale verrà data la priorità per la fornitura dell’acqua alle imprese lucane prima che a quelle delle altre Regioni vicine, come ad esempio la Puglia.
Al Nord abbiamo l’autorità del lago di Garda che sta tentando di dialogare con l’autorità del Po, e nel frattempo aumenta il rischio di difficoltà nell’approvvigionamento di acqua potabile nelle abitazioni. Il presidente Alberto Cirio ha già chiesto al governo Draghi di decretare lo stato di emergenza per il Piemonte, una delle Regioni maggiormente in difficoltà per quel che riguarda la siccità, e nel Friuli il presidente Massimiliano Fedriga ha firmato lo “stato di sofferenza idrica”.
Il decreto firmato dal governatore del Friuli Venezia Giulia prevede una deroga alla norma attualmente in vigore che prevede un deflusso minimo vitale di acqua all’interno dei fiumi. Questa misura prevede che ora la quantità minima possa giungere anche ad un valore pari a zero.
In questo modo si avrà un abbassamento dei livelli che consentirà di continuare ad alimentare il sistema delle rogge di Udine, Palma e Cividina. Una deroga al deflusso minimo vitale che vale anche sull’asta del fiume Isonzo nei momenti in cui dalla diga di Salcano vengono rilasciate portate al di sotto dei 40 metri cubi di acqua al secondo, tentando comunque di mantenere una minima presenza d’acqua nel fiume fino a Sagrado.
Cosa prevedono le ordinanze per il risparmio idrico
Il provvedimento firmato dal governatore del Friuli Venezia Giulia prevede che il cittadino si adoperi ad un’amministrazione corretta del flusso proveniente dai pozzi artesiani, con la possibilità di prelevare nell’ambito dei soli fini civili fino ad un massimo di 200 lìtri di acqua al giorno per singolo abitante.
Il Comune di Pesaro è intervenuto con un’ordinanza che fa divieto alla cittadinanza nell’intero territorio comunale di prelevare e consumare acqua derivata dal pubblico acquedotto per l’irrigazione di orti, giardini e prati; sono altresì vietati il lavaggio di aree cortilizie e piazzali, il lavaggio privato di veicoli a motore, il riempimento di piscine, fontane ornamentali, vasche da giardino e per qualsiasi uso diverso da quello alimentare domestico e per l’igiene personale.
Mentre nelle Marche si va verso lo stato di emergenza, anche nel Lazio la crisi idrica preoccupa il governo della Regione che si trova nel territorio dei Castelli Romani, con i due laghi vulcanici che, non avendo immissari naturali, sono alimentati quasi esclusivamente dalle piogge, e sono attualmente calati di oltre il 75%, registrando il dato peggiore dall’inizio del secolo.
Grave la situazione anche nei Colli Albani, dove circa 180 mila persone rischiano turnazioni idriche. Uno scenario che stanno già affrontando anche 22 Comuni in provincia di Frosinone, con altri 18 Comuni che hanno deciso per un abbassamento della pressione che interessa complessivamente 21 mila abitanti.
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