Dopo due anni di pandemia e la crisi dovuta alla guerra tra Russia e Ucraina, il numero dei poveri in Italia è decisamente aumentato.
Sia l’inflazione che la generale incertezza per il futuro, da sommare poi ai numerosi problemi strutturali dell’Italia, hanno spinto nella fascia della povertà assoluta ben 5,6 milioni di persone, vale a dire circa il 9,5% della popolazione italiana.
I dati dimostrano che tutte le fasce sono state fortemente colpite. Anche i più giovani infatti, nella fascia lavorativa che va dai 18 ai 34 anni, si sono ritrovati a fronteggiare una forte instabilità lavorativa, costretti spesso ad accettare lavori in nero, con pochissime opportunità di lavoro o contratti che offrono meno di 7 euro all’ora.
Anche per le categorie più fragili, come donne e anziani, la situazione non è di certo migliore. In generale, quindi, tutti sono stati colpiti dalla forte inflazione, ma nelle attuali condizioni di fragilità l’effetto è stato ancora maggiore.
Alcuni strumenti di sussidio, come ad esempio il Reddito di Cittadinanza, il Reddito di Emergenza e il Reddito di Inclusione, hanno contribuito a ridurre un minimo questo fenomeno, ma le somme stanziate sono state solamente in grado di garantire la sopravvivenza, non una ripresa decisa.
Ovviamente in un quadro così drastico il potere d’acquisto si riduce enormemente e a rimetterci sono i settori privati e tutto ciò che viene considerato un extra non necessario, andando quindi dal settore turistico a quello tessile.
Al fine di evitare una contrazione dei consumi, il governo italiano ha deciso di agire su due linee: sul prezzo dell’energia e sulla stabilità e il miglioramento del lavoro. Un aumento degli stipendi in maniera indiscriminata non sarebbe la soluzione, perché è vero che all’inizio porterebbe a un incremento di acquisto, ma nel breve termine si rischierebbe di assistere ad un ulteriore aumento del costo di vita.
Per questo motivo le soluzioni migliori sono quelle che aprono a opportunità di lavoro sicuro, che ristabilisca la sicurezza necessaria e che permetta agli italiani di riacquistare una certa stabilità economica che i due anni di pandemia e la guerra in Ucraina hanno contribuito a distruggere.
Povertà in aumento: i dati Istat
In questi giorni l’Istat ha pubblicato il rapporto annuale che analizza la situazione economica e sociale del nostro Paese. Il rapporto analizza i dati inerenti a tutto il 2021 e ai primi mesi del 2022, quando i conflitti armati in Ucraina hanno cominciato a causare delle forti ripercussioni anche in Italia.
Nel rapporto si analizza anche l’impatto che la pandemia ha avuto sule imprese italiane, sulla loro capacità di reazione e in che modo tutto ciò ha impattato sulla vita dei cittadini, sulla loro quotidianità, sul potere d’acquisto e sul livello di povertà del Paese.
I dati evidenziano che circa 6 milioni di italiani si trovano attualmente in condizioni di povertà assoluta, cioè non riescono ad arrivare a fine mese e sono costretti a chiedere sussidi e aiuti statali per poter sopravvivere.
Se si osservano i dati rilevati nel 2005, in cui il numero di persone in condizioni di povertà era 1,9 milioni, si osserva che in questi 17 anni il valore è cresciuto enormemente, arrivando a quasi 6 milioni (9,5% della popolazione italiana).
Reddito di Cittadinanza: utile contro la povertà?
Da tempo il Reddito di Cittadinanza è stato rivalutato come strumento utile per combattere la povertà e non più come tramite per il mondo del lavoro. Basti pensare infatti che in assenza di questi sussidi la percentuale di cittadini in condizioni di povertà assoluta sarebbe arrivata all’11,1%.
Ciò significa che ben 6,6 milioni di persone non sarebbero riuscite ad arrivare a fine mese, anziché gli attuali 5,6 milioni. Anche se può sembrare un dato da poco, bisogna considerare che si sta parlando di un milione di cittadini e delle loro rispettive famiglie.
Il rapporto Istat, inoltre, tiene conto del numero di minori coinvolti. Secondo quanto emerso dal rapporto, attualmente sono 1,3 milioni i bambini al di sotto della soglia di povertà assoluta, con il rischio di non riuscire ad emergerne in futuro data la situazione drastica.
Il quadro però non è del tutto nuovo ed è possibile trovare un riscontro anche tra i giovani, nella fascia 18-34 anni. In questa fascia l’incidenza di povertà è addirittura quadruplicata, passando dal 3,1% del 2005 all’11,1% del 2021.
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