In questa particolare situazione politico economica globale assistiamo al consolidarsi di due blocchi sempre più distanti: uno è il cosiddetto blocco occidentali, a guida Usa di cui fanno parte anche Ue, Canada e Australia, e il grande blocco composto da Cina, Russia, India e, in sostanza, gli altri Paesi del BRICS.
La crisi ucraina innescata con la rivoluzione arancione eterodiretta dagli Usa che ha portato alla destituzione del presidente Yanukovych, all’insediamento di Poroshenko e al conseguente inizio della guerra civile nelle Regioni separatiste del Donbass, ha innescato una serie di eventi a catena che hanno portato all’attuale rottura tra i due blocchi sopra sommariamente descritti.
Il quadro economico è in continua evoluzione ed è caratterizzato in particolare da un rafforzamento dell’economia cinese, come vedremo in modo più dettagliato in questo approfondimento, e al tempo stesso dalla crescita degli Stati Uniti a scapito dell’Unione Europea. Poi abbiamo il caso Russia, che invece di soccombere sotto il peso delle sanzioni si ritrova con un rublo ai massimi storici e legami sempre più solidi con Cina e India.
Cina: surplus commerciale di 100 miliardi di dollari
Mentre l’Europa si affanna per assicurarsi che la Russia riceva l’occorrente per la riparazione del gasdotto Nord Stream 1, onde evitare di ritrovarsi improvvisamente a corto di gas, dimostrando ancora una volta di non essere minimamente in grado di sostenere le conseguenze delle sanzioni contro la Russia da essa stessa imposte, Mosca e Pechino incrementano gli scambi commerciali e si rafforzano reciprocamente.
In particolare osserviamo che la Cina nel mese di giugno ha registrato un surplus commerciale, vale a dire una differenza tra il valore delle esportazioni e quello delle importazioni, vicino ai 100 miliardi di dollari. Si tratta di un vero e proprio record senza precedenti per Pechino, che si presenta tra l’altro superiore di oltre 20 miliardi rispetto all’avanzo che aveva registrato nel mese di maggio.
Attualmente il valore dell’export della Cina si aggira intorno ai 331 miliardi di dollari, cioè il 17,9% in più rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso, nonché in netta accelerazione rispetto ai mesi precedenti.
Sono interessanti in particolare alcuni numeri, a cominciare da quelli che riguardano il dato delle importazioni. Abbiamo infatti un aumento lieve delle importazioni che registrano un +1% fino a 233 miliardi di dollari, dovuto soprattutto alla debolezza del settore delle costruzioni. Nel frattempo però le importazioni dalla Russia sono aumentate del +56% fino a 9.7 miliardi di dollari.
Gli Usa in questa fase stanno valutando se ridurre le tariffe doganali, mentre sono aumentate del +19,3% le esportazioni cinesi verso gli States fino a 56 miliardi di dollari. In aumento, seppur lieve, l’importo dagli Stati Uniti, che cresce solo del +1,7% fino a 14,6 miliardi di dollari.
Ed ecco come si arriva, nei primi 6 mesi dell’anno, ad un surplus di 390 miliardi di dollari per l’economia cinese, che rappresenta il 5% del PIL del Paese ed è il doppio del surplus registrato nello stesso periodo del 2019 (epoca pre Covid).
L’enorme avanzo commerciale della Cina è un bene o un male per il Paese?
Quelli che arrivano dalla Cina sono dati che evidenziano uno stato di ottima salute della loro economia, ma quali fattori possono aver inciso maggiormente? L’allentamento dei lockdown che erano stati imposti nei mesi scorsi soprattutto a Shanghai e in alcune aree nevralgiche di Pechino ha sicuramente sortito un effetto positivo.
A tal proposito infatti giova ricordare che i container transitati nel mese di giugno 2022 dal porto di Shanghai sono stati circa il 95% in più rispetto a quelli transitati nello stesso periodo dell’anno scorso.
Il boom dell’export è legato poi anche all’ottimo andamento del mercato dell’automobile, con un +30% di auto vendute fino a quota 248 mila.
Eppure alcuni osservatori ritengono che questi numeri non siano da intendere come prova di un buon stato di salute dell’economia cinese, al contrario indicherebbero un peggioramento della qualità della crescita. È di questo parere Michael Pettis, che ha scritto su Twitter alcuni post con cui affronta l’argomento e afferma che “l’aumento del surplus commerciale è uno degli indicatori più forti del deterioramento della qualità della crescita della Cina”.
9/10
— Michael Pettis (@michaelxpettis) July 13, 2022
As evidence of the surge in non-productive investment we should see debt surge relative to GDP, and sure enough, that’s what has happened.https://t.co/xYnfMJLdRE
Il governo cinese è intervenuto per stimolare la crescita con diverse misure. Sono stati erogati ulteriori stimoli fiscali che dovrebbero permettere di raggiungere un incremento del prodotto interno lordo del 5,5%, inoltre è stata aumentata la spesa per le infrastrutture e sono state ridotte le tasse per le imprese.
La Cina e i problemi del sistema bancario
Il quadro di quanto sta accadendo nel sistema economico cinese sembra essere comunque decisamente piuttosto complesso. In particolare ha richiamto l’attenzione dei media quanto scritto dagli analisti di Citigroup, in un rapporto diffuso nella giornata di ieri.
Secondo questo rapporto nei giorni scorsi a Zhengzhou un gruppo di cittadini ha preso d’assalto una locale filiale della Bank of China perché i loro conti correnti erano stati bloccati.
Pare infatti che alcuni istituti di credito cinesi abbiano congelato i conti i alcuni correntisti fornendo come unica spiegazione la necessità di effettuare alcuni aggiornamenti. In seguito però non sarebbero stati comunicati ulteriori aggiornamenti, e questo avrebbe fatto impennare il livello di preoccupazione dei risparmiatori.
Si ipotizza che il blocco dei prelievi sia dovuto a problemi di liquidità del sistema bancario cinese, e in tutto il Paese, sempre stando a quanto afferma il rapporto di Citigroup, sempre più di frequente accade che acquirenti di nuove case si rifiutino di pagare i mutui a causa dei ritardi nel completamento dei progetti e per via del calo dei prezzi che ha interessato nel frattempo il mercato immobiliare.
Una situazione che sembra indicare, oltre ad una condizione di difficoltà evidente per il sistema bancario cinese, anche il fatto che ad essere maggiormente colpiti dalla crisi del mercato immobiliare cinese siano ora anche i cittadini che appartengono alla classe media, e questo potrebbe rappresentare una minaccia per la stabilità sociale.
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