Non andrà affatto a migliorare la situazione delle famiglie e delle imprese italiane con l’arrivo dell’autunno per quel che riguarda i costi dell’energia. La fine della stagione estiva sarà infatti segnata da nuovi e pesanti rincari sulle bollette del gas e dell’energia elettrica, al punto che lo stesso presidente del Consiglio Mario Draghi ha ammesso che “sarà un autunno complesso”.
Parole che indicano un certo livello di preoccupazione per l’attuale situazione, con famiglie e imprese che rischiano seriamente di ritrovarsi a dover in qualche modo rinunciare alle forniture di energia.
I rincari attesi questo autunno sono particolarmente elevati, con “variazioni dei costi mai verificatesi” come avvertono dalla stessa Autorità per l’Energia, le Reti e l’Ambiente (Arera), il che rende necessario e indispensabile un intervento ancora più deciso da parte dell’esecutivo onde evitare una catastrofe sociale.
Mario Draghi: “sarà un autunno complesso”
Il premier Mario Draghi ha espresso la sua preoccupazione circa i prossimi sviluppi della crisi energetica con gli attesi pesanti rincari sulle bollette di gas e luce, affermando che “sarà un autunno complesso”.
La dichiarazione del presidente del Consiglio è arrivata la settimana scorsa, quando ha anche annunciato che l’attuale esecutivo, in carica per gli affari correnti, si appresta a varare il nuovo decreto Aiuti contenente anche alcune misure che dovrebbero fornire un qualche iniziale aiuto in particolare alle famiglie con reddito basso.
Le misure inserite nel testo del decreto tuttavia non sono nemmeno lontanamente in grado di mettere le famiglie nelle condizioni di poter sostenere gli aumenti in arrivo, ed è un dato di fatto sotto gli occhi di tutti.
Arera: “variazioni dei costi mai verificatesi”
Il 25 settembre prossimo si svolgeranno le elezioni politiche da cui dovrebbe emergere un nuovo esecutivo in grado di dare al Paese le risposte di cui ha urgente bisogno. I tempi sono stretti, e quello che attende gli Italiani a ridosso delle elezioni è qualcosa di estremamente preoccupante.
L’Arera ha reso bene l’idea parlando di aumenti senza precedenti sulle bollette di gas e luce di imprese e famiglie. Per la precisione dall’autorità si parla di “variazioni dei costi mai verificatesi”, infatti se si tiene conto che nei primi tre mesi del 2022 vi sono stati rincari sulle bollette del 42%, e per l’autunno si attendono rincari decisamente più alti, è chiaro che siamo di fronte ad uno scenario allarmante.
Servono interventi rapidi e decisi, senza i quali, secondo i calcoli dell’autorità per l’energia, si avranno aumenti “di oltre il 100% rispetto al trimestre in corso”. Intanto a giorni dovrebbe entrare in vigore il rinnovo degli sconti sugli oneri generali di sistema, ma non sarà nemmeno lontanamente sufficiente.
Quello che dobbiamo aspettarci sono aumenti che renderanno i costi dell’energia “difficilmente sostenibili per tutti i consumatori, non solo domestici, con potenziali ripercussioni sulla tenuta dell’intera filiera”.
Arera: “contesto di guerra ha determinato situazione congiunturale di forte tensione”
Quello descritto dall’Arera è uno scenario che la stessa autorità definisce “drammatico“, e in un documento del 29 luglio intitolato “segnalazione dell’autorità di regolazione in relazione alle criticità legate agli elevati prezzi del gas naturale” dovuti alla guerra in Ucraina e all'”ormai conclamato uso del gas quale strumento di pressione sulle economie europee” i toni usati sono particolarmente allarmanti.
Una delle cause dell’attuale situazione per quel che riguarda i rincari sulle bollette di gas e luce è da ricercarsi nelle scelte di politica estera dell’attuale esecutivo che ha deciso di schierarsi al fianco degli altri Paesi Ue nell’imporre sanzioni economiche contro la Russia.
E andando a ritroso, vi sono anche delle pesanti responsabilità da parte dei governi dei Paesi occidentali che per anni hanno ignorato, se non fomentato, la crisi che affligge l’Ucraina e le richieste di parte russa, con il risultato inevitabile, prevedibile e previsto, dell’esplosione del conflitto armato le cui conseguenze stiamo pagando e pagheremo, ancor più care, domani.
La stessa Arera ricorda nel documento datato 29 luglio che “l’attuale contesto di guerra ha determinato una situazione congiunturale di forte tensione, a livello nazionale e comunitario, sui mercati dell’energia, in particolare di quello del gas naturale, con prezzi nei mercati all’ingrosso che hanno superato i 200 euro/MWh, cioè oltre il doppio dei prezzi registrati nei mesi precedenti già interessati da pesanti rincari, e circa 10 volte più alti dei prezzi medi degli ultimi cinque anni.
In autunno aumento vertiginoso dei prezzi e carenza delle forniture di gas
A preoccupare però non è solo il forte aumento dei prezzi atteso per l’autunno, ma anche la possibile scarsità di offerta a fronte di una domanda relativamente alta. Nonostante il ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani, sembri ostentare un certo ottimismo, e nelle sue previsioni non vi è il rischio che gli italiani si ritrovino a far fronte a razionamenti dell’energia elettrica e del gas, per l’autorità dell’energia le prospettive sono decisamente meno incoraggianti di così.
Infatti l’Arera rileva che la “forte incertezza circa la disponibilità effettiva di un’adeguata offerta di gas naturale per il prossimo inverno” comporta “difficoltà a reperire sui mercati all’ingrosso i volumi necessari per soddisfare la domanda, inclusa quella per uso domestico e, per molti clienti finali, a concludere contratti di fornitura per il prossimo anno termico”.
Questo potrebbe portare ad una “crescita dei casi di attivazione del servizio di default trasporto” e con esso “un successivo trasferimento massimo dei clienti finali nei servizi di ultima istanza”.
Secondo Arera si rischia “un aumento dei costi da socializzare” a carico dei cittadini
Il rischio prospettato dall’Arera è quello che si vada incontro ad uno scenario di default a catena, cosa già avvenuta in altri Paesi europei, e che si ripercuoterebbe sull’equilibrio del sistema stesso “producendo un aumento dei costi da socializzare a carico della generalità dei clienti finali”. Si tratta di situazioni che in alcuni casi si “sono già verificate nello scorso inverno e hanno comportato uno squilibrio del sistema per alcune centinaia di milioni di euro che potrebbero richiedere una socializzazione”.
Ma cosa succederebbe in tal caso all’atto pratico, e cosa rischiano in effetti i cittadini? Sembra che per l’authority vi sia la possibilità che il piano europeo per la riduzione volontaria dei consumi del 15% non sia sufficiente, motivo per cui sarebbero “di drammatica urgenza in considerazione dell’approssimarsi della stagione invernale e degli attuali livelli di prezzo” ulteriori interventi “a livello nazionale e, soprattutto, europeo”.
Serve quindi, secondo l’Arera, un tetto europeo dei prezzi, cosa che a quanto pare il premier Draghi aveva già chiesto mesi fa ma con il solo risultato che il Consiglio Ue ne “esplori la fattibilità”, ma i tempi stringono con l’autunno sempre più vicino.
L’authority ritiene infatti che ora sia fondamentale “attuare misure volte a ripristinare un equilibrio tra domanda e offerta attraverso, da un lato, la riduzione della domanda su base volontaria da perseguire anche con apposite e indifferibili campagne di comunicazione, come già attuato con buoni risultati in altri Paesi europei, e dall’altro, attraverso l’identificazione di meccanismi per la gestione di interventi di contenimento della domanda in caso di emergenza”.
Qual è il piano del governo per affrontare l’autunno
Mentre l’authority guidata da Stefano Besseghini esprime tutta la preoccupazione del caso per quanto attende famiglie e imprese italiane con l’arrivo dell’autunno, il ministro per la Transizione ecologica, Roberto Cingolani, sembra restare su posizioni tutto sommato ottimiste.
Secondo Cingolani infatti non vi è di che preoccuparsi in Italia grazie alla diversificazione degli acquisti di gas e, nel medio termine, delle fonti di produzione di energia tra carbone e rinnovabili.
Il ministro ha infatti spiegato che “nel breve termine (2022 – 2023) la riduzione dell’offerta dalla Russia è compensata dalle nuove forniture algerine e non c’è necessità di misure di contenimento drastico della domanda da parte del settore industriale”, motivo per cui basterà “abbassare di un grado e ridurre di un’ora il riscaldamento di case e uffici, sia pubblici che privati”.
Tutto ciò Cingolani lo ha illustrato il 27 luglio scorso, vale a dire due giorni prima che l’Arera definisse “drammatico” l’autunno in arrivo. Inoltre se da una parte abbiamo la certezza di aumenti senza precedenti sulle bollette del gas, e il rischio che non via sia disponibilità delle forniture, dall’altra abbiamo un grande interrogativo per quel che riguarda gli interventi visto che a gestire la situazione quanto mai critica che si sta prospettando dovrà essere la maggioranza che emergerà dalle prossime elezioni politiche.
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