Con lo stop delle forniture di gas dalla Russia a partire dal mese di maggio superare il prossimo inverno per l’Italia inizia a diventare un problema. Il governo di Mario Draghi è infatti al lavoro ad un piano per raggiungere una maggiore indipendenza dal gas russo, e dovrebbe garantire circa 25 miliardi di metri cubi di gas in più ma per l’invernata 2024-2025.

Del problema ha parlato nel corso dell’ultima informativa sui costi dell’energia il ministro per la Transizione ecologica Roberto Cingolani, il quale ha ammesso che l’interruzione a maggio delle forniture di gas dalla Russia “renderebbe critico il superamento dell’inverno prossimo”.

Il calcolo d’altra parte è immediato. Ogni mese “stocchiamo un miliardo e mezzo di metri cubi di gas e, per raggiungere il 90% del riempimento servono circa 6 mesi” ha spiegato il ministro Cingolani, mentre se lo stop arrivasse a novembre invece che già a maggio, allora lo scenario per l’inverno prossimo sarebbe “meno critico”.

Non sarebbe una cattiva idea in questa prospettiva riuscire a ricevere ancora il gas dalla Russia almeno fino alla fine del 2022, in modo da avere la certezza di superare l’invernata senza grandi disagi per imprese e famiglie o per usare le parole del ministro “per garantire la sicurezza del sistema”.

Nel piano del governo 25 miliardi di metri cubi di gas in più

Il governo di Mario Draghi sta intanto lavorando per mettere in piedi una struttura in grado di sorreggere il sistema quando non arriverà più il gas dalla Russia. Il progetto è soprattutto quello di trovare nuovi fornitori ma se tutto va bene prima di vedere risultati concreti ci sarà da attendere qualche anno.

Il piano dell’esecutivo prevede infatti che si possano ottenere 25 miliardi di metri cubi di gas in più per l’inverno 2024-2025. Alcuni dettagli riguardanti il piano sono stati evidenziati il 3 maggio dallo stesso ministro della Transizione ecologica in Parlamento.

È stato infatti in quell’occasione che il ministro Roberto Cingolani ha spiegato che le quantità di gas e gas naturale liquefatto (Gnl) che l’Italia è riuscita ad accumulare nel corso di questi mesi attraverso la campagna di diversificazione sono sufficienti “a rimpiazzare i circa 29 miliardi di metri cubi di gas russo a partire dalla seconda metà del 2024”.

Da dove arriverà il gas dopo lo stop delle forniture dalla Russia

Il primo tassello del piano per l’indipendenza dell’Italia dalle forniture di gas provenienti dalla Russia riguarda le ulteriori forniture che dovrebbero arrivare grazie alla massimizzazione della capacità dei gasdotti da Sud e dalla maggior spinta sulla produzione interna di gas.

In particolare si ritiene che possano arrivare maggiori volumi di gas seguendo una curva crescente che dovrebbe garantire, già a partire dal secondo semestre del 2022, 2 miliardi di metri cubi in più, per arrivare poi nel 2025 a 11,9 miliardi di metri cubi. Quantità che comunque non sono ancora sufficienti a rimpiazzare il gas russo e che non garantirebbero un impatto indolore per il prossimo inverno.

Successivamente maggiori quantità di gas dovrebbero arrivare anzitutto grazie all’accordo siglato nelle scorse settimane dall’Eni con l’Algeria. In ballo ci sono circa 9 miliardi di metri cubi di gas ma non prima della seconda metà del 2024.

A questi si andranno ad aggiungere gli 1,4 miliardi di metri cubi di gas in più derivanti dal potenziamento della produzione interna, e in particolare dei giacimenti dei campi di Argo e Cassiopea di Eni.

Poi ci sono atri 1,5 miliardi di metri cubi che dovrebbero arrivare dalla Tap. Si tratta di una stima prudenziale, come evidenzia Il Sole 24 Ore, perché quel gasdotto “ha fatto registrare numeri record raggiungendo ad aprile la media mensile più alta di sempre: 28 milioni di metri cubi al giorno” che su base annuale potrebbero diventare, mantenendo costanti i ritmi, 2 miliardi di metri cubi.

Nel piano di Draghi più import di Gnl e stretta sui consumi

Una parte del piano di Mario Draghi per l’indipendenza dal gas russo prevede che si aumenti l’importazione di gas naturale liquefatto. Nello specifico il piano prevede di incrementare l’import di Gnl di 1,5 miliardi di metri cubi nel secondo semestre del 2022, per arrivare nel 2025 a 12,7 miliardi di metri cubi.

Gli accordi per le maggiori importazioni di Gnl sono stati siglati con Egitto (3,5 miliardi di metri cubi), Congo (4,6 miliardi), Qatar (1,4 miliardi), Angola (1 miliardo) Mozambico, Nigeria, Indonesia, Libia e altri Paesi per altri 2,2 miliardi di metri cubi complessivamente.

E ancora non ci siamo, perché anche con l’aumento della produzione interna, l’aumento delle importazioni di gas naturale e gas naturale liquefatto da altri Paesi, le quantità che riusciremo ad assicurarci non sarebbero tali da rimpiazzare il gas che importiamo dalla Russia.

Ecco perché parte del piano prevede anche una stretta sui consumi, come lo stesso Cingolani ha spiegato alla Camera dei Deputati il 3 maggio, annunciando che il governo si appresta a varare un pacchetto di misure che dovrebbero permettere un risparmio di circa 10,9 miliardi di metri cubi di gas.

Cingolani ha spiegato che l’entità delle misure “dipenderà anche dalla data dell’eventuale interruzione delle forniture russe”. In sostanza comunque il governo prevede da una parte di massimizzare l’attività delle 4 centrali a carbone ancora accese, che porterebbe ad un risparmio di circa 1,1 miliardi di metri cubi di gas, e dall’altra misure di contenimento dei consumi termici ed elettrici che dovrebbe garantire un risparmio di altri 3 miliardi di metri cubi

Poi c’è la questione rinnovabili, come ha ricordato il ministro Cingolani: “accelerare su questo fronte è un fattore fondamentale in quanto consente di ridurre la domanda complessiva di gas di circa 1 miliardo di metri cubi ogni 10 terawattora installati”.

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