Mentre i conflitti armati in Ucraina continuano per il terzo mese consecutivo, molti Paesi faticano a prendere una posizione chiara rispetto alla crisi in corso, e questo a causa di una serie di conflitti di interesse.
Si tratta quindi di una situazione abbastanza delicata, soprattutto se si pensa che i Paesi in questione sono principalmente alleati degli Stati Uniti o di membri della Nato. Tra questi, Turchia, Pakistan, Israele, ma soprattutto Arabi Saudita, Emirati Arabi Uniti ed Egitto, hanno scelto di agire in modo prudente alla crisi in Ucraina e continuano a spostarsi tra propositi di mediazione (soprattutto nel caso di Turchia e Israele) e astensione sulle misure ai danni di Mosca.
Nel caso dell’Egitto di Abdel Fattah al-Sisi, che con Mosca condivide il posizionamento nello scenario libico, vediamo infatti che non vi è stata una condanna esplicita dell’invasione dell’Ucraina. Lo scorso 7 aprile, inoltre, durante l’Assemblea generale delle Nazioni Unite, Il Cairo ha deciso di astenersi sulla risoluzione con cui Mosca è stata esclusa dal Consiglio per i diritti umani.
La stessa decisione è stata presa da altri 57 Paesi, tra cui gli Emirati Arabi Uniti e l’Arabia Saudita. Tuttavia, se il governo egiziano si preoccupa di mantenere un profilo più discreto in questo quadro già abbastanza delicato, l’arena politica locale si è spinta anche oltre.
Nei giorni scorsi, infatti, il partito Nidaa Masr, che sostiene il governo con 18 seggi in Parlamento, ha chiesto all’esecutivo di “accogliere gli imprenditori russi, in modo che l’Egitto possa trarre beneficio dalla loro esclusione dai mercati americani ed europei”.
In un comunicato diffuso qualche giorno fa dal capo del partito, Tareq Zeidan, si legge infatti: “il governo dovrebbe comunicare con gli investitori russi e con il governo russo, fornendo loro le concessioni necessarie a investire nel nostro comparto industriale, energetico e turistico”.
“Non prendiamo le parti di nessuno nella crisi ucraina, siamo in piena crisi economica e la cosa più importante, oggi, è attrarre nuovi investimenti”. In un’intervista concessa ad Al Monitor, Zeidan ha poi aggiunto: “alcuni settori industriali potrebbero beneficiare di quelli russi“.
Al partito Nidaa Masr si è accodata anche l’Associazione degli imprenditori egiziani, che ha proposto l’apertura di una nuova linea di interscambio con Mosca, che aggiri le sanzioni, come l’esclusione dallo Swift, e che aiuti gli esportatori egiziani a farsi largo nel mercato russo.
Altri osservatori hanno invece richiesto la concessione per una zona industriale russa all’interno della zona economica del canale di Suez. L’Egitto, insomma, ha adottato un approccio cinico ed utilitaristico, che entra in conflitto con quello americano e dei Paesi al di là del Mediterraneo, con cui Il Cairo coopera in più settori. Nel 2020, gli investimenti russi in Egitto ammontavano a 8 miliardi di dollari.
Per quanto riguarda i Paesi del Golfo, invece, la situazione è decisamente più complessa. Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti sono tra i principali alleati americani della regione, primi importatori delle armi statunitensi, ma sono anche dei partner russi.
Abu Dhabi, infatti, proprio come Il Cairo, ha evitato condanne esplicite degli eventi in Ucraina e non ha aderito alle sanzioni imposte a Mosca, perché condivide con essa una serie di posizionamenti in Nordafrica, in particolare in Libia.
Lo scorso anno l’Arabia Saudita ha firmato addirittura un trattato di cooperazione militare con Mosca, ma l’aspetto dirimente risiede nella loro leadership congiunta nell’Opec, associata agli ormai deteriorati rapporti tra Mohammad Bin Salman e la nuova amministrazione americana.
Dall’inizio del suo mandato, infatti, il presidente Joe Biden non ha mai incontrato l’erede al trono ed ha in parte deviato il corso stabilito dall’ex presidente, Donald Trump, riportando all’attenzione l’omicidio Khashoggi e lo scarso rispetto dei diritti umani che regna in Arabia Saudita, oltre che a sospendere l’invio di nuovi armamenti.
Come riportato dal Wall Street Journal, questo atteggiamento avrebbe spinto lo stesso Mbs a “minacciare un avvicinamento a Russia e Cina“. Secondo Julian Borger del Guardian, il comportamento in un certo senso ostruzionistico del leader saudita rispetto alle sanzioni contro la Russia, affiancate da un suo recente investimento da 2 miliardi di dollari (attraverso il Saudi Public Investment Fund) nel fondo Affinity di Jared Kushner, sconta anche la possibilità di vedere rieletto l’ex presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, alle prossime elezioni del 2024.
Secondo John Jenkins, l’ex ambasciatore del Regno Unito in Arabia Saudita, Mbs “sta scommettendo forte sulla vittoria dei repubblicani già alle prossime elezioni di medio termine”.
Questo contenuto non deve essere considerato un consiglio di investimento.
Non offriamo alcun tipo di consulenza finanziaria. L’articolo ha uno scopo soltanto informativo e alcuni contenuti sono Comunicati Stampa
scritti direttamente dai nostri Clienti.
I lettori sono tenuti pertanto a effettuare le proprie ricerche per verificare l’aggiornamento dei dati.
Questo sito NON è responsabile, direttamente o indirettamente, per qualsivoglia danno o perdita, reale o presunta,
causata dall'utilizzo di qualunque contenuto o servizio menzionato sul sito https://www.borsainside.com.