Non usa giri di parole il presidente di Nomisma Energia, Davide Tobarelli, nel descrivere quello che attende l’Italia nell’ormai imminente stop alle importazioni di prodotti energetici dalla Russia, a cominciare da gas e petrolio.

Tobarelli parla di una vera e propria “tragedia” per il nostro Paese, e dalle pagine della Stampa mette in guardia il governo di Mario Draghi rispetto agli scenari che si prospettano nel momento in cui l’Italia dovesse decidere di rinunciare completamente alle forniture di gas dalla Russia.

L’Italia in cerca di nuovi fornitori fa accordi con l’Algeria

L’idea sarebbe quella di rinunciare al gas russo per rendere più efficaci le sanzioni economiche contro Mosca, ma di riuscire a trovare al tempo stesso nuovi fornitori altrove per evitare che quelle sanzioni danneggino l’Italia più di quanto danneggeranno la Russia.

Peccato che la soluzione al problema non sia esattamente a portata di mano, e che anzi rimpiazzare del tutto le forniture di gas che arrivano dalla Russia sia non solo dispendioso in termini meramente economici, con la previsione di ulteriori rincari anche importanti sul prezzo della materia prima, ma anche letteralmente impossibile visti i volumi.

Il presidente del Consiglio ha siglato in questi giorni un accordo per le forniture di gas dall’Algeria che prevede l’arrivo di 9 miliardi di metri cubi, ma a partire dal 2024. Per quest’anno di metri cubi di gas ne arriveranno solo 3, e per il 2023 saranno ancora 6.

Volumi di gran lunga inferiori a quelli che occorrono a famiglie e imprese italiane, e stanti così le cose le conseguenze sulla qualità di vita degli Italiani saranno disastrose, tanto che Davide Tobarelli ha affermato che “l’embargo del gas russo per noi sarebbe una tragedia economica ed energetica”.

Il numero uno di Nomisma energia ha infatti spiegato che “l’accordo con l’Algeria vale 9 miliardi di metri cubi sui 29 miliardi russi da sostituire. Questo ci conferma che se domani dovessimo mettere in pratica l’embargo totale del gas di Mosca ci attenderebbe un razionamento forte. Non dare gas alle fabbriche, alle scuole, alle amministrazioni pubbliche”.

L’Italia tra razionamenti e il ritorno a carbone e legna

Non basteranno, ed è chiaro a tutti, i contratti siglati con altri Paesi per far fronte alle carenze di gas che si prospettano con l’embargo totale alle risorse energetiche russe. L’Italia si muove quindi verso il razionamento, che almeno per ora viene presentato come un abbassamento delle temperature negli edifici d’inverno, e un minor utilizzo dell’aria condizionata d’estate.

Misure che peraltro possono riguardare solo condomini ed edifici pubblici, ma di certo non la totalità delle utenze private. In ogni caso questi razionamenti sarebbero più di facciata che di sostanza in quanto, come spiega lo stesso Davide Tobarelli “con una temperatura più bassa si può sperare nella migliore delle ipotesi di tagliare un miliardo di metri cubi”, ma di certo non compenserebbe gli altri 28 miliardi mancanti.

E il resto del gas? “Un miliardo in più lo possiamo ricevere dalla Libia, un paio dall’Azerbaijan, poi c’è il gas liquefatto però anche in questo caso ci vuole tempo per gli impianti di rigassificazione” spiega quindi Tabarelli.

Vere e proprie soluzioni insomma non ce ne sono e non se ne vedono. Lo scenario prospettato dal presidente di Nomisma Energia infatti è quello di fare passi indietro di molti anni per quel che riguarda le fonti energetiche, e comunque non potremmo garantire l’apporto di energia necessario a mandare avanti il Paese. 

“Bisogna far lavorare meno le fabbriche” fa notare Davite Tobarelli “utilizzare più carbone se i sindaci delle città dove ci sono le centrali ce lo lasciano fare. Quindi cercare di usare tutti i prodotti petroliferi al posto del gas e la legna nelle aree rurali, ma vanno tolti subito i vincoli ambientali sulle polveri sottili” altro che svolta green.

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