L’idea della tassa sui miliardari nasce da un gruppo di accademici ma diventa poi un progetto dell’amministrazione Usa di Joe Biden. Si tratta all’atto pratico di tassare le plusvalenze non realizzate, cioè le variazioni di valore degli asset presenti nel portafogli di soggetti con redditi al di sopra di una certa soglia da definire.

Si andrebbe quindi a tassare, qualora venisse effettivamente introdotta la cosiddetta “tassa sui miliardari”, ogni attività finanziaria e non finanziaria, compresi quindi gli immobili in quanto con il tempo possono aumentare di valore.

La novità sta nel fatto che si tratterebbe di plusvalenze non realizzate, il che significa che il titolare del bene sarebbe colpito dalla nuova tassa anche se i beni non sono stati ancora venduti e quindi non hanno ancora costituito un vero e proprio introito.

Con la nuova tassa sui miliardari verrebbero pertanto effettuati dei prelievi fiscali direttamente sugli incrementi di valore anno per anno, che verrebbero considerati come reddito ordinario.

Come nasce la tassa sui miliardari

La “tassa sui miliardari” nasce fuori le sedi istituzionali di Washington, infatti arriva da un gruppo di accademici, e in particolare dagli economisti Emmanuel Saez e Gabriel Zucman, che qualche mese fa hanno tirato fuori questa soluzione poi apprezzata dall’amministrazione di Joe Biden.

La Casa Bianca ha infatti deciso di fare sua questa proposta, fissando l’obiettivo di raccogliere 360 miliardi di dollari nel giro di 10 anni, attingendo alle ricchezze delle famiglie più facoltose degli States. Sono infatti queste famiglie ad aver accumulato enormi patrimoni proprio negli ultimi anni, mentre povertà e divario sociale vedevano un rapido incremento spinto da lockdown e misure restrittive in chiave anti-Covid.

In una nota l’amministrazione Biden ha dichiarato a tal proposito: “per troppo tempo, il nostro sistema fiscale ha premiato la ricchezza e non il lavoro e ha contribuito alla crescita della disuguaglianza in America. Secondo la legge attuale, quando un lavoratore americano guadagna un dollaro in salario, quel dollaro viene tassato mentre lo guadagna. Ma quando un miliardario ottiene un guadagno perché i suoi investimenti aumentano di valore, troppo spesso quel guadagno non viene mai tassato”.

Ed è proprio grazie a questo sistema che per molti miliardari è stato facile accumulare enormi ricchezze pagando aliquote fiscali inferiori persino di quelle dei lavoratori appartenenti alla classe media.

Nel corso del 2021, secondo recenti stime dell’amministrazione Biden, sono oltre 700 i miliardari americani che hanno registrato un incremento della propria ricchezza di circa 1 trilione di dollari, con una tassazione però dell’8% soltanto dei loro guadagni (realizzati e non realizzati).

Il problema della crescita delle disuguaglianze

Del problema dell’aumento delle disuguaglianze si è parlato molto soprattutto nel pieno della crisi economica causata da lockdown e restrizioni in chiave anti contagio imposti soprattuto dai governi di diversi Paesi occidentali, tra i quali l’Italia ha orgogliosamente ricoperto il ruolo di apripista.

Un problema, quello della crescita della povertà e dell’aumento delle disuguaglianze dovute al sempre maggior accentramento delle ricchezze nei mani di un numero di persone sempre più ridotto, evidenziato anche dal rapporto Taxing Extreme Wealth pubblicato a gennaio.

Il rapporto, firmato da Oxfam, Fight Inequality Alliance, Institute for Policy Studies e Patriotic Millionaires, e basato su dati Forbes e Wealth-X, conta 63.505 cittadini Usa con un patrimonio che supera i 50 milioni di dollari, per complessivi 12,8 trilioni di dollari.

Il dato allarmante è quello da cui si evince la rapidità con cui le ricchezze accumulate da pochi soggetti aumentano mentre tra i comuni cittadini si estende la povertà. Tra il 2016 e il 2021 infatti il numero complessivo dei miliardari Usa con oltre 50 milioni di dollari si è quasi raddoppiato, passando da 37.140 a 63.505 appunto.

Lo studio quantifica in un +51,48% l’aumento di patrimonio complessivo in valori reali, che è passato da 8,4 a 12,8 trilioni di dollari. Se si prende come periodo di riferimento gli ultimi due anni, vale a dire il periodo della pandemia di Covid-19, notiamo che il patrimonio dei miliardari americani è aumentato di 2 trilioni di dollari, con il miliardario più ricco che detiene un patrimonio che supera quello del 40% dei cittadini Usa meno facoltosi. 

Complessivamente il patrimonio detenuto dai miliardari americani supera quello del 60% della parte meno abbiente della popolazione del Paese.

Gli Usa il Paese con il maggior numero di miliardari

Introdurre una tassa sui miliardari è il minimo che il Paese che conta il maggior numero di cittadini che possiedono enormi ricchezze dovrebbe fare. Gli Usa infatti, stando a quanto afferma il Billionaire Census 2021 di Wealth-X, annovera un totale di 927 miliardari, contro i 410 della Cina, i 174 della Germania e i 120 della Russia.

Inoltre il trend è di crescita, con un aumento nell’ultimo periodo di analisi del +17,6%. Si tratta di un incremento che, secondo gli analisti, è legato all’andamento dei mercati azionari, nei quali si sono registrati grandi rialzi dovuti soprattutto alle immissioni di liquidità da parte dell’amministrazione Usa come quella prevista dal Cares Act del 2020, e all’incremento delle attività online. 

Sono stati infatti i guadagni dei titoli tecnologici a maggiore capitalizzazione ad aver spinto i listini a livelli molto alti, ed in questo modo hanno favorito addirittura la nascita di un gruppo definito dalla stessa Wealth-X “super miliardari”, che si distacca da quello degli altri ‘semplici’ miliardari.

La tassa sui miliardari nei progetti dell’amministrazione Biden

Ma come verrebbe applicata la tassa sui miliardari dall’amministrazione di Joe Biden e quali sono gli obiettivi che si prefiggerebbe di raggiungere? La proposta degli economisti di tassare le plusvalenze dei miliardari è stata inserita all’interno del progetto di budget per l’anno fiscale 2023.

Il presidente Usa ha infatti chiesto al Congresso di approvare una legge con cui si chiede alle famiglie americane più ricche di pagare un minimo del 20% su tutto il reddito compreso quello calcolato sulle plusvalenze non realizzate. Si chiamerebbe Billionaire Minimum Income Tax, e dovrebbe rendere il sistema fiscale Usa più equo, riducendo il deficit di circa 360 miliardi di dollari nel giro di dieci anni.

La nuova tassa sui miliardari Usa dovrebbe applicarsi allo 0,01% delle famiglie americane, cioè quelle che hanno un patrimonio che supera la soglia dei 100 milioni di dollari. Circa la metà delle entrate arriverà da famiglie che possiedono attività per un valore complessivo di oltre 1 miliardo di dollari.

Nei piani di Joe Biden la nuova tassazione dovrebbe arrivare a toccare le plusvalenze, che verrebbero indicate come reddito ordinario, e dovrebbe eliminare la possibilità, per gli incrementi patrimoniali non realizzati attraverso una vendita, di essere esclusi dalla tassazione.

Come funziona e come si applica la tassa sui miliardari

Quando parliamo di plusvalenze non realizzate ci riferiamo a quelle che si concretizzano su asset che non sono stati venduti ma che hanno subito un incremento del loro valore per via di una rivalutazione successiva al momento dell’acquisto.

Sarebbero interessate da questa modifica della tassazione tutte quelle proprietà che abbiano un valore di mercato, con diversi livelli di liquidità: azioni e obbligazioni ma non solo, anche opere d’arte o immobili, che siano edifici o terreni poco importa.

Bisogna però considerare che se in alcuni casi sopra elencati si può far riferimento ai listini azionari per avere una stima immediata dell’eventuale incremento di valore, nel caso di beni illiquidi i nuovi redditi potrebbero essere solo sulla carta finché non si giunge ad una proposta di acquisto da un altro soggetto che ne riconosce il valore e si accinge a corrisponderlo sotto forma di pagamento.

Ciò vuol dire che se un immobile comprato ad un determinato prezzo diversi anni addietro, riceve oggi una valutazione di mercato più alta, quella differenza di valore sarebbe considerata a tutti gli effetti soggetta a tassazione secondo la nuova tassa sui miliardari, fino a pareggiare il 20% complessivo di imposte. Che non vi sia alcuna intenzione di vendere detto immobile sarebbe in tal caso del tutto irrilevante.

La proposta, rielaborata dall’amministrazione Biden, prevede in ogni caso un tetto e la possibilità di pagamenti differiti. Dalla Casa Bianca fanno sapere che se una famiglia paga già il 20 per cento del proprio reddito “pieno”, comprensivo quindi di imponibile standard più reddito non realizzato, non paga alcuna imposta aggiuntiva.

Il versamento supplementare previsto dalla tassa sui miliardari si avrebbe solo nel momento in cui le plusvalenze, che al momento sono esentasse, consentissero di pagare meno del 20% del proprio reddito completo.

Infine la proposta prevede anche la possibilità di ripartire i pagamenti integrativi del reddito sul reddito non realizzato, fino a soddisfare il minimo del 20%, in nove anni, con la previsione di una ulteriore ripartizione in seguito su cinque anni, con la possibilità di fruire sempre del differimento sui pagamenti futuri a fronte di interessi dovuti su quanto non ancora versato.

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