Un nuovo studio italiano, condotto dall’Università di Firenze e Azienda ospedaliera universitaria Careggi, ha evidenziato che le varianti del Sars-CoV-2 possono dare origine a diversi sintomi del Long Covid, ossia le conseguenze a lungo termine riscontrate in buona parte dei pazienti guariti dal Covid-19.
Lo studio verrà presentato in aprile durante il Congresso europeo di microbiologia clinica e malattie infettive, che si terrà a Lisbona (Eccmid 2022). Nel report si legge che ogni variante del virus può dar luogo ad una serie di sintomi diversi nella fase post infezione.
Durante la prima ondata, nel 2020, i sintomi riconducibili al Covid-19 erano la perdita di gusto e olfatto, ma lo scorso anno, nel 2021, i segnali del Long Covid sono cambiati in maniera significativa. Entriamo quindi nel dettaglio e vediamo cosa si legge nel nuovo studio.
Nuovo studio sui sintomi del Long Covid: quanto sono cambiati?
Dallo studio italiano condotto dall’Università di Firenze e Azienda ospedaliera universitaria Careggi, è emerso che i sintomi legati al Long Covid – ossia quelli riscontrati anche dopo essere guariti – possono variare in maniera significativa in base alla variante con cui si è entrati in contatto.
Il coordinatore della ricerca, Michele Spinicci, dell’Università di Firenze, ha spiegato all’Ansa che “si è trattato di un lavoro multidisciplinare che ha coinvolto molte professionalità diverse”. Circa il 76% dei 428 pazienti presi in esame durante lo studio ha riportato almeno un sintomo persistente dopo la guarigione.
I sintomi più comuni registrati tra i pazienti presi in esame sono stati: fiato corto e fatica cronica, problemi alla vista, di sonno e cervello annebbiato. Inoltre, sempre secondo quanto emerso dallo studio, anche la gravità della forma contratta di Covid-19 incide enormemente sulle eventuali conseguenze post infezione.
Infatti è stato osservato che chi ha avuto bisogno di immunosoppressori o di ossigeno durante il ricovero, presenta una maggiore probabilità di presentare una forma di Long Covid. Spinicci ha infatti spiegato: “questa associazione non ci sorprende, anche se sappiamo che sintomi persistenti possono essere riportati anche da soggetti che hanno avuto forme di Covid-19 più lievi“.
Ma questo non è tutto. Lo studio evidenzia anche che le donne sembrano essere più predisposte agli strascichi del virus. Secondo i dati raccolti, queste presenterebbero addirittura una percentuale doppia rispetto agli uomini.
“Questo dato è stato riportato anche in altri studi – continua il ricercatore – ma al momento non esiste una spiegazione univoca. Ci sono ipotesi riguardo a possibili differenze nell’intensità della risposta immunitaria all’infezione tra uomini e donne. D’altra parte sappiamo che anche nella fase acuta il virus si comporta in modo diverso tra i due sessi, esponendo gli uomini ad un maggior rischio di evoluzione negativa”.
Ecco quali sono stati i 5 sintomi legati al Long Covid nel 2021
Lo studio ha permesso di evidenziare anche come i sintomi legati al Long Covid siano cambiati tra la prima ondata (nel 2020) e quella del 2021, periodo in cui la variante Alfa ha cominciato a diffondersi maggiormente tra la popolazione. Oggi, invece, le varianti maggiormente diffuse sono Omicron e BA.2.
I sintomi attuali di Long Covid sono:
- insonnia;
- dolore muscolare;
- cervello annebbiato;
- ansia;
- depressione.
Sembra essere quasi scomparsa, invece, la perdita di gusto e olfatto, la difficoltà nella deglutizione e i problemi all’udito. Spinicci ha poi concluso affermando che “è la prima volta che sono stati messi in relazione i sintomi del Long Covid con le diverse varianti. Lo studio dimostra che dobbiamo fare di più per aiutare i pazienti anche nel lungo periodo”.
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