Con il protrarsi della guerra in Ucraina aumentano le probabilità per i Paesi europei di restare a corto di diverse materie prime che vanno dalla farina all’olio di semi in particolare per quel che riguarda il settore alimentare, fino a nichel, cobalto e altri materiali importanti per l’industria dell’automobile, senza contare il problema delle forniture di gas da cui dipende anche la disponibilità di energia elettrica.

I Paesi europei insomma rischiano di dover affrontare scenari tutt’altro che rassicuranti, e già ora spessi ci si imbatte in supermercati con scaffali completamente vuoti. Trovare olio di semi di girasole diventa sempre più difficile, e gli scaffali della pasta offrono una scelta che si riduce di giorno in giorno.

Il presidente del Consiglio su razionamento e riduzione forzata dei consumi di gas e luce

Se in una prima fase il rischio di ritrovarsi a corto di generi alimentari e di far fronte a una riduzione forzata dei consumi di gas e luce era stato escluso, ora le voci che prospettano questo tipo di scenario si fanno sempre più presenti nel dibattito pubblico.

Dei rischi verso i quali ci stiamo dirigendo, specie se si considera che la posizione di Roma diventa sempre più ostile a Mosca, ne ha parlato anche il presidente del Consiglio Mario Draghi, il quale non ha escluso affatto che nelle prossime settimane il governo decida di imporre una riduzione forzata dei consumi di energia elettrica e gas.

Il premier in particolare non ha negato l’importanza di arrivare preparati a scenari in cui alcuni prodotti vengono razionati, e i consumi di luce e gas ridotti per evitare di rimanere a secco.

Ed ecco che si torna a parlare di razionamenti, con il presidente del Consiglio che in conferenza stampa si è soffermato sulle conseguenze di medio e lungo termine che la guerra in Ucraina comporta per l’Italia, in termini di carenza di materie prime e di aumento dei costi dell’energia con conseguente impennata del prezzo dei carburanti e delle bollette di gas e luce.

Almeno per il momento tuttavia Mario Draghi tenta di usare parole rassicuranti, garantendo che il rischio ora come ora non c’è. È necessario tuttavia prepararsi allo scenario peggiore, infatti precisa il premier: “se le cose dovessero peggiorare dovremmo sicuramente entrare in una logica di razionamento”.

Una prospettiva che appare ancor più realistica nel momento in cui a confermarla arrivano anche le parole del governatore di Bankitalia Spa, Ignazio Visco, che non esclude l’ipotesi di una riduzione forzata dei consumi di luce e gas.

La guerra in Ucraina e il rischio razionamenti in Italia

Ma cosa succederebbe esattamente se il governo decidesse di applicare il razionamento? Esiste la possibilità, come accennato, che l’esecutivo ritenga necessario introdurre degli interventi per ridurre i consumi di diversi beni, non solo generi alimentari ma anche materie prime quali energia elettrica e gas.

Per quanto riguarda i generi alimentari, i primi ad essere razionati sarebbero quelli che provengono, o dovrebbero provenire, dalle zone del conflitto, quindi dall’Ucraina. Tra questi però vi sono anche i beni che proverrebbero dalla Russia anche se non è zona di guerra, e questo per via delle sanzioni commerciali che prevedono anche il blocco delle esportazioni verso i Paesi dell’Ue.

Non sappiamo quanto durerà il conflitto, né possiamo escludere che si allarghi fino a coinvolgere direttamente i Paesi Ue che si sono già apertamente schierati con l’Ucraina, quindi non possiamo escludere nessuno scenario in questo momento.

E in particolare non possiamo escludere, anche qualora il conflitto resti circoscritto al territorio dell’Ucraina, che si renda necessario il razionamento di alcuni beni.

Il governo pronto al razionamento di energia elettrica e gas

Il primo rischio che corriamo per via della forte dipendenza dal gas russo, è quello di esaurire le scorte di gas, e per evitare che ciò accada ad un certo punto il governo potrebbe decidere di limitare la fornitura di gas ed energia elettrica.

Questo potrebbe avvenire ad esempio riducendo l’orario di accensione dei riscaldamenti, con un provvedimento che riguarderebbe non tanto le abitazioni indipendenti, quanto piuttosto i condomìni e soprattutto gli edifici pubblici.

In tal senso si spera che le temperature inizino a salire quanto prima visto l’arrivo della bella stagione, che comporta ovviamente un drastico calo dei consumi che in questo caso sarebbe provvidenziale. Il governo però ha già messo le mani avanti, e con il decreto del 28 febbraio ha previsto la possibilità, qualora la situazione lo richieda, di ridurre il consumo di gas delle centrali elettriche attive.

Il professore di Economia Davide Tabarelli, attuale presidente di Nomisma Energia, nel corso di un’intervista rilasciata a Il Messaggero, ha spiegato che esiste il rischio che la carenza di gas russo possa portare ad una inflazione oltre i limiti gestibili.

Il costo del gas potrebbe arrivare a superare i 300 euro per megawattora, secondo Tabarelli, mentre il prezzo della benzina potrebbe rompere il tetto dei 3 euro al litro. Il problema, secondo il professore di economia, è che sostituire il gas russo per l’Italia è troppo difficile, e in ogni caso sarebbbe comunque necessaria una riduzione forzata dei consumi.

Come funzionerebbe e cosa comporterebbe il razionamento dei generi alimentari

Il razionamento dell’energia elettrica e del gas è solo uno degli interventi cui il governo di Mario Draghi potrebbe trovarsi a ricorrere, l’altro è il razionamento di generi alimentari.

Almeno per il momento nessuno ne ha parlato apertamente, anzi il ministro dell’Agricoltura Stefano Patuanelli ha tentato di rassicurare i cittadini sul fatto che non sia necessario fare scorte perché non vi sono carenza di prodotti di alcun tipo per ora.

La disponibilità di alcuni prodotti tuttavia è già diminuita, e le consegne avvengono con tempi che tendono ad allungarsi progressivamente, il che rafforza l’idea che la situazione sia destinata a peggiorare a meno che non ci sia una improvvisa e alquanto improbabile svolta diplomatica che porti alla conclusione del conflitto.

Escluso questo scenario fin troppo ottimistico, e presumendo che il conflitto non si estenda oltre i confini dell’Ucraina, ma che tuttavia si protragga ancora per diverse settimane se non mesi, il rischio che alcuni prodotti inizino a scarseggiare non è così remoto.

A mancare potrebbero essere prodotti come farina, pane, pasta, olio di semi e successivamente altri prodotti derivati della farina o in grado di sostituire almeno in parte quelli mancanti.

Alcune catene di supermercati hanno già da tempo introdotto un numero massimo di pezzi acquistabili per singolo cliente, ad esempio con l’olio di semi di girasole che nel frattempo ha registrato un aumento del 300%, ma anche la farina e lo zucchero.

Un intervento che si sarebbe reso necessario in realtà non per via della carenza di questi prodotti, che almeno per il momento non si è registrata, ma per arginare il fenomeno della corsa agli accaparramenti.

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