Il sistema economico che conosciamo, in cui è indiscussa la leadership degli Stati Uniti, potrebbe essere vicino al suo capolinea. In una nota di ricerca, Zoltan Pozsar, responsabile globale della strategia dei tassi di interesse a breve termine presso Credit Suisse, nonché ex funzionario della Federal Reserve e del Dipartimento del Tesoro degli Stati Uniti, illustra alcuni scenari economici inediti prodotti dalla crisi in Ucraina.

Secondo l’esperto di Credit Suisse infatti la crisi ucraina, per come si sta sviluppando, porterà ad una “tempesta perfetta” sulle materie prime in grado di indebolire il sistema eurodollaro, far crescere ulteriormente l’inflazione nelle economie occidentali, minacciando la stabilità finanziaria.

L’analisi di Pozsar parte dalla crisi delle materie prime che gli Stati Uniti stanno attraversando, spiegando che “darà origine a un nuovo ordine monetario mondiale che alla fine indebolirà l’attuale sistema basato sul dollaro”.

“Questa crisi è diversa da qualsiasi cosa abbiamo visto da quando il presidente Nixon ha ritirato il dollaro USA dall’oro nel 1971, la fine dell’era del denaro basato sulle materie prime” ha spiegato ancora l’esperto della banca elvetica “quando questa crisi (e questa guerra) sarà finita, il biglietto verde dovrebbe essere molto più debole e… il renminbi molto più forte, sostenuto da un paniere di materie prime”.

Ma come si presenterà dunque il nuovo sistema economico? Pozsar parte dagli accordi di Bretton Woods, siglati nel 1944 e decaduti nel 1971 appunto, un’era iniziale sostenuta dall’oro che cede il passo all’attuale sistema economico, il Bretton Woods II, sostenuto dalla “valuta interna” cioè da carta del governo degli Stati Uniti d’America.

E secondo l’esperto questa fase sarebbe ormai vicina a concludersi per lasciare posto al Bretton Woods III, un sistema che “sarà sostenuto da valuta esterna (oro e altre merci)”.

L’ex funzionario della Federal Reserve ritiene che la fine del sistema economico che conosciamo può dirsi terminata nel momento in cui i Paesi del G7 hanno deciso di congelare le riserve valutarie russe come ritorsione contro l’invasione dell’Ucraina.

Si tratta di un passaggio estremamente importante perché si concretizza una concezione di rischio completamente nuova. Su Investing.com leggiamo infatti che “ciò che una volta era considerato privo di rischio non lo è più, poiché il rischio di credito inesistente è stato immediatamente sostituito da un rischio molto reale di confisca”.

Vicende che sono sotto gli occhi di tutto il mondo, e che non potevano ovviamente sfuggire a Pechino, motivo per cui, secondo Poszar, la People’s Bank of China (PBOC) si trova di fronte ora a “due alternative per tutelare i propri interessi: o vendere buoni del Tesoro per acquistare materie prime, o fare un proprio quantitative easing, ovvero stampare renminbi per acquistare materie prime russe”.

L’esperto di Credit Suisse ha concluso quindi: “questa è la nascita del mercato dell’eurorenminbi e il primo vero passo della Cina per rompere l’egemonia del mercato dell’eurodollaro. È anche un pericolo inflazionistico per l’Occidente e porterà ad una minore domanda di buoni del tesoro a lungo termine”.

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