Rimuovere la Russia dal mercato del greggio farebbe salire alle stelle i prezzi dell’energia fino portare il prezzo del petrolio a 300 dollari al barile. Questo è quanto il vice primo ministro russo Aleksandr Novak ha affermato nella giornata di lunedì, quando ancora non era stato fatto l’annuncio con cui il presidente Usa Joe Biden ha effettivamente vietato le importazioni di greggio, gas e risorse energetiche da Mosca.
Lo stesso vice primo ministro russo ha anche ricordato che la Russia può “dirottare” le sue forniture altrove, e che non dipende dall’Occidente. Abbiamo infatti assistito nelle scorse ore all’improvvisa impennata del costo del petrolio, e le prospettive di ulteriore aumento dell’inflazione, con l’Europa che secondo alcuni analisti rischia di andare incontro alla stagflazione.
Novak ha inoltre ricordato ai giornalisti che i funzionari europei “cercano di far ricadere tutta la colpa delle loro recenti carenze in ambito energetico sulla Russia” che tuttavia “non ha nulla a che fare con l’attuale aumento dei prezzi sulla volatilità del mercato”.
Il vice primo ministro ha anche sottolineato che Mosca è un “partner affidabile” per l’Europa da molti decenni, ed ha aggiunto che la Russia ha fornito alle nazioni europee circa il 40% del loro fabbisogno di gas. I commenti di Novak giungono dopo che i prezzi del gas in Europa hanno subito un’ulteriore impennata, raggiungendo il livello record di quasi 3.900 dollari per 1.000 metri cubi.
Novak ha inoltre criticato la decisione della Germania di non dare il via libera alla certificazione del progetto del gasdotto Nord Stream 2, affermando che Mosca ha il “pieno diritto” di interrompere la fornitura di gas tramite il gasdotto Nord Stream 1, che invece fino ad ora è stato opportunamente lasciato fuori dalle sanzioni occidentali.
Nonostante la Russia non dipenda dall’Occidente, e sia invece l’Europa a dipendere sotto molti aspetti dalla Russia, Mosca ha deciso, almeno per ora, di non ripagare i Paesi europei con la stessa moneta.
Nella giornata di lunedì il cancelliere tedesco Olaf Scholz ha ammesso che il suo Paese non sarebbe stato in grado di sostituire le forniture di gas russe da un momento all’altro, esprimendo la sua contrarietà a qualsiasi sanzione contro l’industria petrolifera e del gas russa. In seguito a queste dichiarazioni il prezzo del gas è sceso a 2.700 dollari per metro cubo.
Nel frattempo il colosso energetico russo Gazprom ha confermato l’intenzione di mantenere i suoi impegni ai sensi dei contratti e degli accordi con i clienti stranieri, precisando che continuerà a servirsi del sistema di transito del gas ucraino “normalmente” nonostante la guerra sul territorio dell’Ucraina.
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