Dopo l’Algeria ora è la volta del Qatar. L’amministratore delegato di Eni Descalzi e il ministro degli Esteri Di Maio hanno stretto un accordo con l’emirato del Golfo per un aumento delle forniture di gas naturale liquido all’Italia, al fine di frontaggiare dei potenziali tagli alle importazioni dalla Russia.
Ciò quindi significa maggiori forniture di gas dal Qatar. Tuttavia non sono ancora ben chiari i contorni dell’intesa. Proprio ieri, al termine della visita durata 2 giorni, il titolare della Farnesina ha annunciato che le autorità di Doha “mi hanno confermato che si impegneranno a rafforzare la partership energetica con l’Italia“.
Di Maio ha poi aggiunto: “il Qatar è un partner energetico storico e affidabile per l’Europa e per l’Italia. E’ il nostro principale fornitore di gas naturale liquefatto e terzo fornitore in termini assoluti di gas naturale. Rafforzando i legami con il Qatar e con altri Paesi dove mi sono recato la settimana scorsa (l’Algeria), ci rendiamo autonomi anche da eventuali ricatti dal gas russo“.
Maggiori forniture di gas dal Qatar ma poca capacità di rigassificazione
Le dichiarazioni ufficiali rilasciate in seguito ai tanti incontri avvenuti durante lo scorso fine settimana con le autorità di Doha, non aiutano a comprendere se la delegazione italiana ha raggiunto un accordo concreto per le forniture di gas dal Qatar, oppure se si tratta solamente di una promessa generica e per il momento senza alcun parametro.
Ad oggi l’Italia importa dal Qatar ben 6,5 miliardi di metri cubi (bmc) di gas all’anno, grazie ad un contratto a lungo termine stipulato da Edison. Si tratta di una quota di poco maggiore del 10% del totale, dietro al 43% proveniente dalla Russia e il 28,4% dall’Algeria.
A seguita dell’attuale crisi ucraina, il Paese si è già impegnato a fornire 2 bcm l’anno in più al Belpaese, principalmente sfruttando la capacità residua del gasdotto Transmed, che attraversa la Tunisia e arriva fino a Mazara del Vallo, in Sicilia.
Con il Qatar, però, le buone intenzioni sbattono contro il nodo dei rigassificatori. Attualmente il gas del Qatar arriva al terminal GNL di Rovigo, ossia l’Adriatic LNG, di cui la Qatar Terminal Company Limited possiede una quota pari al 22%.
Il terminal in questione ha una capacità di 8 bcm, che recentemente il Ministero per la Transizione Ecologica ha aumentato a 9 bcm. Le altre opzioni, decisamente limitate, sono i terminal GNL di Panigaglia, con 3,5 bcm (che nel 2020 è stato sfruttato per 2,52 bcm), e di Livorno, con 3,75 bcm di capacità autorizzata (che nel 2021 ha sfruttato solamente il 73% di questa capacità).
Nonostante il nostro governo stia spingendo per potenziare la rigassificazione nazionale, pur immaginando di poter velocizzare il più possibile le procedure, ci vorrebbero comunque degli anni prima di poter avere a disposizione delle infrastrutture totalmente funzionanti.
Basti pensare alla Germania, ad esempio, che ora, in emergenza, ha dato il via libera in questi giorni per la costruzione del nuovo terminal GNL di Brunsbuttel, ma non sarà pronto prima del 2024. Un problema simile però si ripropone anche se si ragiona con un orizzonte europeo, trattando quindi la sicurezza energetica a livello europeo e non solo nazionale.
Infatti sono pochi i Paesi membri che hanno la capacità di ricevere GNL da navi metaniere, di rigassificarlo e di immetterlo in rete, senza contare gli innumerevoli ostacoli tecnici che possono derivare dalla condivisione del gas con altri Paesi.
Oltre all’Italia, quindi, troviamo:
- Belgio, Polonia, Portogallo e Grecia, tutti con 1 solo terminal;
- Francia con 4 terminal;
- Spagna con 7 termina, di cui 6 operativi.
Inoltre molti di questi lavorano quasi a capacità massima, mentre altri, come ad esempio il terminal Zeebrugge, in Belgio, lavorano già a pieno regime.
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