Durante la seconda guerra mondiale anche l’Italia ad un certo punto è finita sotto i bombardamenti, e già allora erano stati approntati i primi rifugi antiaerei. E sono ancora quegli stessi rifugi a rappresentare, in caso di necessità, la maggior parte dei ripari disponibili in Italia.
Con l’intensificarsi del conflitto tra Russia e Ucraina, e il continuo allontanarsi della prospettiva di una soluzione diplomatica visti gli scarsi risultati ottenuti fino ad oggi, in Italia e non solo sta crescendo la paura di un possibile allargamento del conflitto. Non si esclude praticamente nulla, nemmeno la guerra nucleare, ed eccoci al discorso dei rifugi antiaerei.
Una parte dei rifugi antiaerei presenti sul territorio italiano risalgono alla seconda guerra mondiale, ma anche al termine del conflitto, fino al culmine della guerra fredda, ne sono stati costruiti altri. Ora in Italia se ne trovano ancora diversi che sono in buono stato di utilizzo, anche perché alcuni sono accessibili al pubblico in quanto parte di un programma di diffusione di cultura storica.
Alcuni rifugi antiaerei sono stati ricavati sfruttando alcune strutture già presenti, che sono state riadattate, in altri invece sono stati improvvisati per fornire ai cittadini un immediato riparo contro i bombardamenti.
Quanti sono e dove si trovano i rifugi antiaerei in Italia
Prima di tutto è bene chiarire che un rifugio antiaereo non è necessariamente un rifugio antiatomico, in questo caso infatti si parla di bunker, che sono strutture in cemento armato che vengono realizzate proprio per offrire un riparo non solo dai bombardamenti con armi convenzionali, ma anche da attacchi con armi nucleari o chimiche.
Milano: Parlando di rifugi antiaerei, ve ne sono in tutte le grandi città italiane, dove più dove meno. Prendiamo Milano, dove alla fine della seconda guerra mondiale erano presenti circa 500 rifugi privati, ai quali si aggiungono circa 100 rifugi pubblici.
Sono dislocati in varie zone della città, ad esempio Rifugio 87 si trova in viale Luigi Bodio, sotto la scuola elementare Giacomo Leopardi. Non di rado infatti i rifugi antiaerei venivano realizzati sotto le scuole. In questo caso specifico parliamo di un rifugio che poteva ospitare circa 450 persone in 220 metri quadrati.
Poi, sempre a Milano, abbiamo il rifugio antiaereo che si trova sotto la fontana di piazza Grandi, al quale si accede tramite una botola. Si tratta di un rifugio pubblico che è stato costruito dal Comune durante la seconda guerra mondiale, e che è in grado di ospitare circa 450 persone. C’è anche il rifugio di via Gioia, un tunnel lungo 13,5 metri situato a due metri di profondità destinato ad ospitare le famiglie della zona.
Roma: nella capitale non ci sono solo rifugi antiaerei ma anche bunker progettati nel periodo della guerra per offrire rifugio alla classe politica, ai notabili, al Duce e alla famiglia reale. In questi casi parliamo quindi di rifugi in grado di offrire protezione anche in caso di impiego di armi nucleari o chimiche.
In generale a Roma, dove la struttura degli edifici lo permetteva, le cantine vennero spesso riadattate per offrire una qualche protezione in caso di bombardamenti, ma soprattutto sono stati realizzati diversi bunker blindati durante il ventennio.
Uno dei bunker più grandi è quello di villa Ada, che è una specie di palazzo di lusso sotterraneo dotato di cinque porte blindate. La sua realizzazione risale agli anni tra il 1940 e il 1942, e doveva servire ad offrire riparo alla famiglia reale direttamente nei confini della loro residenza. Si tratta di un rifugio a pianta circolare per un’estensione di circa 200 metri quadrati.
C’è poi il rifugio situato sotto villa Torlonia, che è conosciuto come il bunker di Mussolini. Sono diversi sistemi ricavati da cantine riattrezzate con porte blindate e sistemi antigas. Il Duce tuttavia ritenne che in caso di attacchi aerei non avrebbero offerto la protezione necessaria, sicché nei seminterrati della villa fece costruire un bunker con muri di cemento armato di oltre un metro di spessore.
Sempre a villa Torlonia Mussolini fece costruire un altro bunker. Questo è situato a 6 metri e mezzo di profondità, è di forma cilindrica e ha pareti spesse circa 4 metri. Abbiamo poi il bunker sotto Palazzo Venezia, che è uno degli ultimi ad essere stati scoperti, e si tratta di una struttura con muri di cemento armato di 2 metri di spessore per una superficie complessiva di circa 80 metri quadrati.
Infine abbiamo il bunker situato sotto il Palazzo degli Uffici dell’Eur, che è l’unico palazzo di Roma progettato con tanto di bunker. Il rifugio si trova a 33 metri di profondità e si sviluppa su un’area di oltre 450 metri quadrati. Questo bunker è in grado di ospitare circa 400 persone che potrebbero restare al suo interno per circa 3 mesi in quanto è completamente autonomo.
Torino: anche nel capoluogo piemontese la maggior parte dei rifugi è stata realizzata nel periodo della guerra, quando furono costruiti 21 ricoveri pubblici per la popolazione, ai quali si aggiungono però altri 1.000 ricavati dagli spazi privati e dalle strutture pubbliche.
In piazza Risorgimento si trova uno dei più grandi di Torino, dotato di muri di cemento armato spessi circa 80 centimetri, costituito da tre galleria di 40 metri di lunghezza, alte 3,3 metri, e larghe 4 metri e mezzo. Questo rifugio è in grado di ospitare circa 1.150 persone.
Sempre a Torino troviamo un altro rifugio antiaereo sotto piazza San Carlo, ma in caso di bombardamenti si potrebbe ricorrere anche ai rifugi ricavati riadattando spazi già esistenti come le gallerie di contromina che risalgono al 1700 e che dovevano servire come difesa contro i Francesi.
Napoli: nelle Regioni del Sud ci sono meno rifugi antiaerei di quelli che troviamo al Nord, ma anche in città come Napoli si possono trovare dei ripari assolutamente validi in caso di bombardamenti.
Durante la seconda guerra mondiale a Napoli sono stati realizzati diversi rifugi antiaerei, la maggior parte ricavati da strutture già esistenti, come quello che ha trasformato parte dell’acquedotto greco-romano in un rifugio di fortuna in grado di ospitare centinaia di persone, ma che non offriva esattamente le migliori condizioni di vita.
C’è poi il tunnel borbonico, ma anche in questo caso si tratta di una galleria che era stata realizzata alla metà dell’800 per assicurare al re un’adeguata via di fuga. Poi con lo scoppio della guerra fu dotata di un secondo ingresso, ed offrendo spazi piuttosto ampi fu diviso in due in modo da ospitare in una parte l’alta borghesia e nell’altra la ‘classe operaia’.
Il rifugio antiaereo più grande di Napoli è invece quello di Sant’Anna di Palazzo, che consiste di una cavità situata a 40 metri di profondità, ampia 3.200 metri quadrati e in grado di ospitare oltre 4 mila persone.
Cagliari: a Cagliari la maggior parte delle strutture adibite a rifugi antiaerei sono improvvisate, trattandosi principalmente di grotte e cave. La principale struttura in grado di offrire rifugio agli abitanti in caso di bombardamenti è la cripta di Santa Resistituta, situata nel quartiere Stampece, era il punto di raccolta di riferimento dei cagliaritani in caso di attacchi aerei.
Si trattava però semplicemente di una grotta adibita a varie funzioni, da chiesa paleocristiana a deposito di anfore, per poi tornare ad essere usata come chiesa e infine come rifugio in caso di bombardamenti.
Sempre a Cagliarti c’è poi la galleria Don Bosco, lunga circa 180 metri, ma che nasce su quanto rimaneva dei camminamenti sotterranei realizzati dai piemontesi nel 1700 fuori dalle mura della città. E per finire ci sono i rifugi situati sotto i Giardini pubblici di Cagliari, ricavati dalle antiche cave di pietra cantone, che risalirebbero addirittura al 1400.
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