Il vaccino contro il Covid-19 e le sue varianti non ha purtroppo lo stesso effetto per tutti. Vi sono infatti persone sulle quali il vaccino agisce per minor tempo, esponendole quindi ad un maggior rischio di ammalarsi gravemente.
Stiamo parlando della categoria dei fumatori. Il rischio maggiore, in questo caso, riguarda i soggetti che fumano sigarette in maniera abituale e che già normalmente sono esposti ad altri tipi i patologie. A confermarlo è lo studio condotto dal Center of excellence for the acceleration of harm reduction (CoEhar) , centro per la riduzione del danno da fumo, dell’Università di Catania.
Lo studio in questione è stato condotto in collaborazione con gli Atenei di Pavia e di Milano, e dai risultati raccolti è emerso che i fumatori presentano un titolo anticorpale molto più basso o un abbassamento decisamente più rapido delle immunoglobuline G (o IgG).
Cosa significa quindi tutto ciò? Significa che i fumatori, oltre a tutti gli altri rischi già noti e legati al consumo abituale di nicotina, sono esposti ad un maggior rischio di contrarre il Covid-19 in maniera grave.
Lo studio si affianca ad una serie di ricerche e smentisce un’altra teoria precedentemente formulata, secondo la quale i fumatori sarebbero addirittura meno esposti al virus del Covid-19 e/o a finire ricoverati in terapia intensiva. Insomma l’esatto contrario. Si tratta infatti di una notizia che ha fatto subito il giro del mondo scientifico ed ha fatto parecchio discutere, fino ad essere infine smentita.
Studio sui fumatori: incompatibilità con il vaccino anti-Covid-19
Occorre specificare che il termine “incompatibilità” qui non indica che chi fuma in maniera abituale non viene per nulla protetto in caso di ciclo completo di vaccinazione. Il termine viene infatti utilizzato per sottolineare il modo in cui il vaccino ha effetto e agisce su persone fumatrici.
In altre parole il termine incompatibilità in questo specifico caso lascia intendere: “se sei un fumatore, il vaccino non ti offre la stessa protezione che riportano i dati ufficiali“.
Come mai si verifica tutto ciò? Secondo quanto scoperto dai ricercatori del Centro per la riduzione del danno da fumo, i meccanismi con cui questo si verifica non sono ancora del tutto chiari, ma ciò che appare evidente è che ancora una volta il fumo ha un impatto negativo sulla salute umana.
Il professor Riccardo Polosa, fondatore del CoEhar, ha infatti spiegato: “l’abitudine tabagica influenza la proliferazione dei linfociti e delle altre cellule del sistema immunitario. I fumatori rispondono meno ai vaccini e sono dunque più a rischio”.
Sigarette e vaccini: ennesimo impatto negativo del fumo sulla salute umana
Lo scorso maggio si è diffusa la notizia che riportava gli esiti sull’ipotesi dell’Istituto Pasteur e del Collège de France sul ruolo della nicotina come “agente protettivo” contro il Sars-CoV-2. Le critiche avanzate e i dubbi emersi sono stati numerosi fin da subito, soprattutto per quanto riguarda il numero dei casi presi in esame, sul quale si è basata l’ipotesi formulata in seguito.
In tutta risposta, alcuni ricercatori inglesi hanno deciso di condividere i risultati dei tamponi effettuati durante la prima ondata. Su un campione di circa 421mila persone è emerso che l’80% dei fumatori ha il 45% in più di probabilità di infettarsi e il 60% in più di finire ricoverato in ospedale.
Insomma l’idea che il fumo potesse addirittura proteggere dal Covid è sempre stata improbabile, ma ora è giunta la conferma definitiva sugli ulteriori rischi dei tabagisti. Ovviamente non si tratta di una vera e propria novità.
Non è infatti la prima volta che un vaccino entra in conflitto con la nicotina, come nel caso del vaccino contro l’epatite B e i richiami contro tetano e difterite (in questi casi è stato osservato un notevole abbassamento del livello di anticorpi rispetto ad un non fumatore) oppure nel caso dei vaccini contro il papillomavirus (in questi casi è stata osservata una minore “forza” delle immunoglobuline G).
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