Iniziano ad arrivare delle stime piuttosto precise di quali saranno i reali effetti delle misure introdotte dal governo di Mario Draghi al fine di contenere gli effetti del caro-energia sulle bollette di luce e gas di milioni di cittadini italiani.
La Cgia di Mestre, associazione Artigiani e Piccole Imprese, ha effettuato proprio in questi giorni una stima di quale sarà l’impatto degli aumenti sulle bollette di luce e gas a fronte degli interventi del governo. In questo caso è stata fatta una valutazione che riguarda gli effetti sulle famiglie e un’altra incentrata sull’impatto per le imprese.
Con la Legge di Bilancio 2022 il governo guidato dall’ex presidente della Bce aveva stanziato 3,8 miliardi di euro per attutire l’impatto del caro-energia sulle bollette di famiglie e imprese italiane. Poi sono stati aggiunti altri 1,7 miliardi per finanziare le misure contenute nel provvedimento varato lo scorso 21 gennaio, e infine altri 5,5 miliardi di euro per quelle previste dall’ultimo decreto.
Ma siamo sicuri che sia sufficiente ad evitare il peggio? Il pericolo, ancora dietro l’angolo, è quello di assistere ad una brusca frenata dei consumi, alla conseguente riduzione della produzione e infine ad un arresto della ripresa economica già alquanto claudicante anche per via dell’insistenza dell’esecutivo su misure restrittive e obbligo di Green Pass introdotti nel contesto dell’interminabile emergenza Covid-19.
Cosa dicono le stime effettuate dalla Cgia di Mestre
In questa situazione più che delicata per l’economia italiana, il governo si trova di fatto costretto a stanziare ingenti risorse per evitare che la ripresa venga del tutto compromessa dalle conseguenze dell’aumento del costo del gas.
L’economia interna, specie quella del nostro Paese, rischia di subire danni ingenti, ed ecco che il governo di Mario Draghi ha deciso di intervenire stanziando ulteriori fondi per far fronte ai rincari sul costo dell’energia.
Le imprese più esposte agli aumenti del costo dell’energia sono in particolare quelle dei cosiddetti settori “energivori”, vale a dire l’industria del vetro, della ceramica, della plastica, del cemento e per la produzione di laterizi, che sono quelle che dipendono fortemente dal consumo di gas per le caratteristiche della propria attività di produzione.
Ma veniamo alle stime effettuate dalla Cgia di Mestre, secondo la quale nel primo semestre 2022 i rincari sulle bollette di gas e luce costeranno 33,8 miliardi di euro complessivamente, di questi 8,9 miliardi sono i costi sulle spalle delle famiglie, mentre i restanti 24,9 andranno a pesare sulle spalle delle imprese.
E per il resto dell’anno le cose potrebbero andare persino peggio. Infatti se la crisi energetica non si risolve gli aumenti sono destinati a crescere ulteriormente, con una spesa maggiorata del +5,1% per le famiglie nel secondo trimestre 2022, mentre per le imprese gli ulteriori aumenti sarebbero quantificati in un +11,9%. Tutto questo nonostante gli interventi dell’esecutivo.
L’associazione degli artigiani di Mestre si domanda a questo punto se le risorse stanziate dall’esecutivo siano effettivamente in grado di salvare la situazione.
La Cgia propone il confronto con quanto fatto negli altri Paesi europei
Per rispondere a questa domanda la Cgia di Mestre propone il confronto con gli altri Paesi europei, ed in particolare vengono prese a modello Francia e Spagna, dove i rispettivi governi hanno deciso di porre dei tetti agli aumenti sulle bollette per un periodo temporaneo.
Va detto prima di tutto che la Francia si trova in una situazione meno complessa di quella in cui si trova l’Italia per via del fatto che ha la possibilità di ricorrere alle proprie centrali nucleari per la produzione di energia elettrica. Questo però non fa altro che confermare il sospetto che, vista la situazione italiana, siano necessari interventi molto più decisi.
In ogni caso il governo francese ha deciso di contenere i prezzi del gas fino alla fine di giugno 2022, con la promessa di compensare con il bilancio statale i mancati ricavi dei fornitori. SkyTg24 ha anche riportato la notizia di un bonus governativo di 100 euro per permettere alle classi medie di affrontare il caro carburanti.
In Spagna invece, insieme a bonus e sovvenzioni, il governo ha deciso di modificare fino ad aprile 2022 la cosiddetta tariffa di ultima istanza per il gas.
Anche in Germania gli interventi del governo per contenere gli effetti negativi della crisi energetica sulle bollette di gas e luce di cittadini e imprese si sono rivelati più decisi di quelli messi in campo dal governo italiano.
Il governo di Olaf Scholz ha deciso infatti di tagliare del 43% quasi la tassa di sostegno alle rinnovabili. Mentre per quel che riguarda lo stanziamento di 130 milioni di euro da destinare alle famiglie più in difficoltà ancora non è stato confermato, ma potebbe essere tra le misure che Berlino metterà in campo contro il caro-bollette.
C’è poi il caso dei Paesi Bassi, dove il governo di Mark Rutte ha deciso di varare un pacchetto temporaneo una tantum per aiutare famiglie e imprese a far fronte ai rincari in bolletta. La Polonia ha deciso invece di ridurre l’Iva sul gas naturale dal 23% all’8% per il primo trimestre 2022.
Impossibile prescindere dunque nell’analisi della situazione e delle contromisure messe in campo dai vari governi nazionali, da un quadro tutt’altro che omogeneo in Europa per quel che riguarda la dipendenza dall’importazione di gas dalla Russia, con conseguenze sui rincari in bolletta diversi Paese per Paese.
La crescente importanza dell’apertura del gasdotto Nord Stream 2
Nonostante dalla compagnia russa sia arrivato il via libera ormai da diversi mesi all’apertura del gasdotto, sul fronte interno, e per l’esattezza dalla Germania, è arrivato lo stop. Il Nord Stream 2 quindi non può iniziare ad erogare gas dalla Russia direttamente alla Germania, cosa che permetterebbe di evitare di affidarsi quasi esclusivamente ai rifornimenti attraverso l’Ucraina.
E specie ora che stiamo assistendo al rapido peggioramento della crisi ucraina, poter contare sui rifornimenti attraverso il Nord Stream 2 sarebbe una garanzia per i Paesi dell’Ue, specie per quelli che, come l’Italia, dipendono maggiormente dal gas russo.
Un particolare su cui ha richiamato l’attenzione dell’interlocutore anche la Cgia di Mestre, che ha spiegato: “nell’immediato, forse, basterebbe un annuncio. Certo, la materia è delicatissima e gli equilibri geopolitici sono molto fragili, ma se la Germania, chiaramente dopo il benestare degli Stati Uniti, desse l’assenso all’apertura del Nord Stream 2, questa nuova conduttura permetterebbe al gas russo di arrivare in Europa attraverso il Mar Baltico, bypassando l’Ucraina”.
L’Italia però in questo caso non può fare assolutamente nulla, in quanto non ha alcun controllo sugli accordi della Germania.
Inoltre “questa sarebbe una decisione che, oltre ad avere degli effetti economici positivi immediati, probabilmente allenterebbe anche la tensione e i venti di guerra che stanno soffiando tra Mosca e Kiev” fanno notare dalla Cgia di Mestre.
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