Grazie alla rapida discesa della curva dei contagi e dei ricoveri in Italia, si va finalmente verso un allentamento delle misure restrittive.
Nonostante ciò il governo ha deciso di non fare marcia indietro sulle regole al lavoro ed anzi insiste sulla necessità di vaccinare e “proteggere” chi lavora.
Quando potremo dire addio al green pass?
Un primo passo, seppur minimo, verso un ritorno alla “normalità” (ammesso che non si sviluppino delle nuove varianti del virus, cosa che sembra preoccupare particolarmente l’Oms) è stato compiuto rimuovendo l’obbligo di mascherina all’aperto.
In seguito è stata annunciata la riapertura delle discoteche ed ora avanza l’ipotesi di un possibile addio al green pass già a giugno, anche se non vi sono ancora certezze in merito dato che tutto dipende dalla situazione del momento.
Inizialmente l’Esecutivo sembrava spingesse per eliminarlo già in primavera, assieme allo stato di emergenza che dovrebbe terminare il prossimo 31 marzo. Tuttavia l’ipotesi più probabile è che la decisione riguardante l’eliminazione del green pass venga rimandata in estate o forse anche dopo.
Infatti con molte probabilità il certificato verde continuerà ad essere richiesto almeno nei luoghi pubblici anche oltre il 15 giugno, data in cui terminerà invece l’obbligo vaccinale per gli over 50. Vaccinazione che tra l’altro, come previsto, continua a rallentare. All’11 febbraio, i dati ufficiali forniti dal governo italiano evidenziano che vi sono 5 milioni di persone che non hanno ricevuto il vaccino (5.339.679 per la precisione).
Questo numero indica il numero di persone che non hanno ricevuto nemmeno una dose dall’inizio della campagna vaccinale ad ora e non include i guariti non vaccinati da meno di sei mesi. A partire da domani, 15 febbraio, in tutta Italia scatterà un nuovo obbligo: tutti gli over 50 dovranno essere vaccinati per poter accedere al proprio luogo di lavoro.
Quindi dal 15 febbraio scatta l’obbligo di super green pass per tutti i lavoratori pubblici e privati dai 50 anni in su. Il ministro della Salute, Roberto Speranza, in un’intervista a “Mezz’ora in più” su Rai3 ha affermato: “le polemiche le guardo con un certo distacco e penso che l’obbligo vaccinale per gli over 50 sia stata una scelta giusta e coraggiosa. Credo che dobbiamo insistere ancora sui vaccini”.
“La campagna di vaccinazione è stata straordinaria, il 91% delle persone sopra i 12 anni si sono vaccinate e così facendo hanno difeso se stesse e gli altri. Abbiamo riaperto le attività, le discoteche erano l’unica rimasta chiusa, chiaramente ci sono norme vigenti piuttosto rigorose, si può entrare solo se si è vaccinati o guariti e c’è ancora una capienza limitata al 50%”.
“Io penso che in questa fase dobbiamo avere il coraggio di mettere tutte le attività economiche, sociali e culturali in condizione di ripartire“, ha poi concluso il ministro Speranza.
Per chi vige l’obbligo di vaccino sul posto di lavoro?
Vediamo ora nel dettaglio le regole che riguardano il lavoro. Come già noto, per alcune categorie di lavoratori l’obbligo vaccinale è in vigore già da tempo, mentre per altre è obbligatorio il green pass base. Cerchiamo quindi di fare chiarezza in merito per capire bene le differenze.
Attualmente l’obbligo di vaccino anti-Covid per poter accedere al proprio posto di lavoro vige per le seguenti categorie di lavoratori:
- sanitari e personale amministrativo della sanità;
- forze di polizia, compresa la polizia penitenziaria;
- militari;
- docenti e personale amministrativo della scuola;
- personale del soccorso pubblico;
- personale universitario (a partire dal 1 febbraio, senza limiti di età);
- tutti i lavoratori over 50, sia pubblici che privati (a partire dal 15 febbraio).
Per tutti questi lavoratori, quindi, è obbligatorio possedere ed esibire il super green pass, che può essere ottenuto tramite vaccinazione o certificata guarigione da Covid-19 da meno di 6 mesi.
Obbligo di vaccino per over 50
A partire da domani quindi sarà esentato dall’obbligo vaccinale solamente chi non può vaccinarsi per ragioni sanitarie, che dovrà comunque esibire un documento che testimoni il proprio stato di salute, rilasciato dal proprio medico di medicina generale o dal medico vaccinatore.
Inoltre non sarà costretto a vaccinarsi chi è guarito dal Covid-19 da meno di 120 giorni e deve quindi aspettare necessariamente 4 mesi prima di poter ricevere la dose di vaccino. Ma vediamo ora quali sono le sanzioni previste per chi deciderà comunque di non vaccinarsi.
Obbligo green pass e sanzioni dal 15 febbraio
Per quanto riguarda i lavoratori al di sotto dei 50 anni non vi è obbligo di green pass rafforzato per poter lavorare. Nel loro caso, infatti, è sufficiente il green pass base e quindi è sufficiente effettuare un tampone se non si è vaccinati.
Ricordiamo poi che un tampone negativo rapido ha una validità di 48 ore, mentre un tampone negativo molecolare ha una validità di 72 ore. Per tutti gli over 50 che entro il 1 febbraio non si sono messi in regola e non hanno almeno iniziato il ciclo vaccinale primario o a decorrere dal 1 febbraio non hanno effettuato la dose di completamento del ciclo vaccinale primario entro la data prevista o non hanno effettuato la dose di richiamo entro i termini previsti di validità del green pass, è già prevista una multa una tantum di 100 euro.
A partire da domani i datori di lavoro sono tenuti a verificare le certificazioni verdi dei propri lavoratori. Coloro che ne sono sprovvisti saranno considerati assenti ingiustificati e sospesi senza stipendio, anche se manterranno il diritto di conservare il proprio posto di lavoro.
Fino al 15 giugno, quindi, i datori di lavoro, indipendentemente dal numero di dipendenti dell’azienda (mentre prima il tetto era fissato a 15 dipendenti), dopo 5 giorni di assenza ingiustificata possono anche sospendere i lavoratori per tutta la durata del contratto di lavoro stipulato per la sostituzione, ma comunque per un periodo non superiore a 10 giorni lavorativi, che possono poi essere rinnovati fino al termine del 15 giugno.
In conclusione, le sanzioni previste per chi decide di non vaccinarsi entro la data stabilita per legge sono quindi:
- multa di 100 euro una tantum;
- sospensione dal lavoro senza retribuzione;
- sanzione da 600 a 1.500 euro per chi si presenta a lavoro senza green pass rafforzato. Inoltre in caso di reiterara violazione la multa viene raddoppiata;
- multa da 400 a 1.000 euro per i datori di lavoro che pur sapendo di dover controllare la certificazione verde, decidono comunque di non farlo.
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