Entrano in vigore le nuove norme per quel che riguarda la gestione dei casi di positività al Covid all’interno delle scuole e da più fronti giungono inevitabilmente critiche. Viene fatto notare, dai presidi ad esempio, che queste nuove regole generano una certa confusione, con classi che non sanno esattamente se, come e quando si deve passare alla didattica a distanza o tornare alla didattica in presenza.
Per molte classi invece il problema della didattica a distanza non si pone più, o quanto meno non si pone per gli studenti ‘benedetti dal siero’, mentre per tutti gli altri, esclusi i guariti dal Covid da meno di 6 mesi, l’incubo della dad resta quanto mai vero e concreto.
Se da parte dei presidi, stando a quanto riportato dai maggiori media, giungono critiche che riguardano più che altro la poca chiarezza delle regole, qualcun altro fa notare infatti quanto l’aspetto più grave sia invece quello della discriminazione degli studenti, divisi sulla base della somministrazione di un farmaco tra studenti di serie A e studenti di serie B.
Nuove regole per la scuola dell’Infanzia
Le nuove regole per la scuola introdotte con il decreto approvato il 2 febbraio 2022 prevedono differenze tra le varie scuole in base al grado d’istruzione. Nel caso della scuola per l’Infanzia fino al quarto caso di positività all’interno della stessa classe la didattica resta in presenza per tutti.
I docenti sono tenuti ad indossare la mascherina di tipo Ffp2 fino al decimo giorno successivo alla conoscenza dell’ultimo caso di positività. In caso di comparsa dei sintomi è necessario effettuare un test antigenico (va bene sia quello rapido che un test autosomministrato), oppure un test molecolare.
Nel caso in cui i sintomi persistano, il test deve essere ripetuto al quinto giorno successivo alla data dell’ultimo contatto. Poi nel caso in cui nella stessa classe si arrivi ad un totale di positivi pari o superiore a 5 scatta la didattica a distanza per tutti gli studenti di quella classe.
Nuove regole per la scuola primaria
Se per la scuola dell’Infanzia è ancora previsto che tutti gli studenti si ritrovino a svolgere didattica a distanza in caso di 5 o più casi positivi, dalla scuola primaria in poi la didattica a distanza è prevista solo per i non vaccinati.
Per l’esattezza le nuove regole imposta dal governo di Mario Draghi prevedono che fino a 4 casi di positività nella stessa classe le lezioni proseguano in presenza con l’obbligo di indossare per tutto il tempo le mascherine Ffp2, tanto per i docenti quanto per gli alunni di età a partire dai 6 anni.
Le mascherine Ffp2 dovranno essere indossate fino al decimo giorno successivo alla conoscenza dell’ultimo caso di positività. Poi, in caso di comparsa dei sintomi è necessario effettuare un test antigenico, rapido o autosomministrato, oppure un test molecolare. Il test deve essere poi ripetuto al quinto giorno successivo alla data dell’ultimo contatto se i sintomi persistono.
Il meccanismo discriminatorio si innesca nel momento in cui all’interno della stessa classe si contano 5 o più casi positivi. In questo caso infatti si iniziano a fare delle distinzioni tra studenti vaccinati e non vaccinati.
I vaccinati, o guariti da meno di 120 giorni, o guariti dopo aver ricevuto la somministrazione delle prime due dosi, possono restare in classe svolgendo la didattica in presenza con mascherine Ffp2 fino al decimo giorno successivo alla conoscenza dell’ultimo caso di positività. Per gli altri studenti invece scatta la didattica a distanza (dad) per la durata di cinque giorni.
Nuove regole per scuola primaria di primo e secondo grado
Nel caso delle scuole primarie di primo e secondo grado basta un caso di positività per far scattare l’obbligo per studenti e docenti di indossare la mascherina Ffp2 per l’intera durata della giornata scolastica.
Basta un secondo caso di positività per far scattare invece la didattica a distanza per i non vaccinati. Infatti nel momento in cui si registra nella stessa classe il secondo caso di positività possono restare in presenza solo gli studenti guariti da meno di 120 giorni, o coloro che hanno avuto il Covid e sono guariti dopo aver ricevuto le due dosi di vaccino, così pure i vaccinati con terza dose.
Gli studenti che rientrano nelle suddette categorie potranno continuare a frequentare la scuola in presenza indossando le mascherine Ffp2, mentre gli altri non saranno ammessi in classe e dovranno ripiegare sulla didattica a distanza per cinque giorni.
Come funziona il regime sanitario di sorveglianza
Il regime sanitario di sorveglianza scatta con cinque o più casi positivi nei servizi educativi per l’infanzia, enlla scuola dell’infanzia e nella scuola primaria, mentre bastano due o più casi positivi nelle scuole secondarie di primo e di secondo grado.
In questi casi si prevede che gli studenti vaccinati con booster, vaccinati con doppia dose e poi guariti, e i guariti dal Covid da 120 giorni possano continuare a fare didattica in presenza sottoponendosi a regime sanitario di sorveglianza.
Per gli altri invece si applica la quarantena precauzionale di cinque giorni che termina con tampone dall’esito negativo. Gli studenti che tornano in classe dopo la quarantena, se di età pari o superiore a 6 anni, dovranno indossare in classe la mascherina Ffp2 per i successivi 5 giorni.
Per i presidi le nuove regole creano troppa confusione
Non si lamentano del meccanismo discriminatorio introdotto, i presidi dell’Anp (Associazione nazionale dei presidi) ma della poca chiarezza delle norme introdotte con il decreto approvato il 2 febbraio.
Secondo il presidente dell’Anp, Antonello Giannelli, le nuove regole su contagi e dad non sono chiare. Giannelli lamenta il fatto che l’applicazione delle nuove regole prenda il via il lunedì “con classi che devono tornare in presenza ma non lo sanno”, facendo notare che spesso le norme nazionali si sovrappongono a quelle regionali e alle disposizioni delle Asl.
Mario Rusconi, presidente dei presidi romani osserva che “c’è un aggrovigliarsi di disposizioni, spesso in contraddizione tra loro, di fronte alle quali rimaniamo perplessi: serve una cabina di regia. I presidi così sono costretti a fare i dirigenti sanitari, perdendo di vista la formazione”.
Elvira Serafini dello Snals evidenzia invece che “la possibilità del test autosomministrato è prevista solo per chi sia in auto sorveglianza, manifesti dei sintomi e viene data la possibilità di autocertificare il relativo esito, mentre non è chiaro se la disposizione, prevista per la primaria, sia valida pure per le secondarie. È necessario promuovere da subito un coordinamento nazionale”.
Infine dalla Cisl scuola osservano che esiste il pericolo, per le scuole dell’infanzia, che si arrivi a registrare un elevato numero di casi positivi prima che venga sospesa l’attività didattica in presenza.
Con le nuove regole allarme discriminazione a scuola
Le nuove regole del governo Draghi sulla gestione dei casi positivi a scuola gettano le basi per la discriminazione degli studenti. Lo fa notare anche la Flc Cgil, che critica la divisione tra alunni vaccinati, che possono restare in classe e fare didattica in presenza, e non vaccinati che invece devono accontentarsi della didattica a distanza nel momento in cui si contano 5 o più positivi nella stessa classe.
Secondo Walter Ricciardi però non si tratta di discriminazione, o meglio, anche se fosse discriminazione sarebbe comunque per la tutela della salute degli studenti. Il consigliere del ministro della Salute infatti ha spiegato che “per i bambini vaccinati l’infezione può decorrere in maniera blanda. Al contrario, il bambino non vaccinato è un bambino vulnerabile”.
Peccato che questo vada in netto contrasto con l’evidenza dei fatti, come si nota dal grafico dell’ISS nel quale vengono riportati, ad esempio, i decessi Covid nelle varie fasce di età da due anni a questa parte.
Come è facile notare dal grafico infatti dal punto di vista dei decessi il Covid è statisticamente irrilevante al di sotto dei 40 anni. Ed in particolare per i giovani dai 20 anni in giù non rappresenta assolutamente un rischio per la salute, il che fa decadere del tutto le affermazioni di Walter Ricciardi.
Il consigliere di Speranza, a proposito della discriminazione nelle scuole, ha affermato che nel caso del bambino non vaccinato “non si tratta di discriminarlo, ma di proteggerlo. Se poi questo fatto implica una sorta di discriminazione, dispiace, ma la salute è il primo bene da tutelare”.
Dunque visto che la salute dei bambini non è affatto a rischio, come si nota in modo lampante nel grafico dell’Iss, cosa giustificherebbe la discriminazione in atto? Ricciardi evidentemente non è in grado di rispondere.
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