Nel nuovo rapporto stilato da Europe Beyond Coal emerge che Enel, nonostante i numerosi investimenti programmati in ambito green che dovrebbero rendere possibile una decisa svolta verso le energie rinnovabili, nel 2035 avrà ancora in funzionamento centrali a gas naturale per oltre 25 GW.
Un dato che dimostrerebbe un certo ritardo sulla tabella di marcia da parte di Enel che, tra l’altro, non ha ancora reso pubblica nessuna tempistica per la chiusura delle centrali fossili. Per il 2035 Enel sarà seconda solo a Engie come esposizione al gas.
Secondo lo studio svolto dalla coalizione Europe Beyond Coal di cui ReCommon è membro, Enel non starebbe mantenendo le promesse di decarbonizzazione che dovrebbero concretizzarsi entro il 2050 e che dovrebbero accomunare tutte le grandi utility europee, le quali sembrerebbero invece intenzionate a continuare ad usare carbone e gas naturale nelle loro centrali per diversi decenni mettendo da parte gli obiettivi climatici fissati.
Non sarà facile infatti raggiungere i risultati che erano stati prefissati nel corso dei vari summit. Alla Cop26 di Glasgow si stabiliva la necessità di mantenere il riscaldamento globale entro il grado e mezzo, e la società civile europea ritiene che entro il 2035 bisognerebbe passare ad un sistema elettrico interamente non fossile tanto in Europa quanto nei Paesi OCSE.
Enel, seconda più grande utility al mondo per capitalizzazione, ha preso un impegno nell’ambito degli obiettivi per la transizione ecologica, promettendo l’uscita dal carbone entro il 2027 e, più di recente, anche quella dalle centrali a gas che dovrebbe avvenire entro il 2040.
Dal rapporto “Limited Utility” è emerso anche che Enel ha in programma di costruire oltre 5 GW di nuove centrali a gas in Italia, il che andrebbe in aperta contraddizione con il piano di decarbonizzazione. Sono però le stesse comunità locali a non volere nuove centrali a gas fossile, e a chiedere bonifiche e un nuovo modello di sviluppo locale più eco compatibile.
Eppure da parte di Enel non sembrerebbe esserci particolare sensibilità sul tema, infatti sempre stando a quanto riferito da Europe Beyond Coal e ReCommon, nei prossimi tre anni il gruppo indirizzerà il 5 per cento degli investimenti nel fossile.
Sull’argomento è intervenuto lo stesso Antonio Tricarico di ReCommon, facendo notare che “è incomprensibile come Enel, leader europeo delle rinnovabili continui a flirtare con il gas fossile, che è tutto tranne che il combustibile adatto a una transizione ecologica degna di questo nome”.
“Fino al 2019 Enel si rifiutava di dichiarare con precisione quando le singole centrali a carbone avrebbero chiuso. Poi ha capito che, oltre gli slogan sul 2050, per essere credibili bisognava accettare la trasparenza” ha spiegato Tricarico “ora ci risiamo con il gas fossile, ma l’urgenza climatica non ha bisogno di anni sprecati prima di sapere come Enel chiuderà realmente le sue centrali a gas”.
“Crediamo che gli investitori di Enel debbano far sentire la propria voce chiedendo all’ad Francesco Starace la verità sul gas” ha quindi concluso Tricarico.
D’altra parte non possiamo non tener conto anche del fatto che è stata proprio la forte dipendenza dal gas fossile del sistema energetico italiano a determinare un così pesante aumento delle tariffe per i consumatori che si sono registrati negli ultimi mesi, anche nel comparto elettrico, dove il 40 per cento degli impianti di produzione dipende appunto dal gas.
“In questo inverno di rincari” ha osservato Filippo Taglieri di ReCommon “come non pensare che decisioni strategiche sbagliate imposte dall’alto, come quella di puntare sulle centrali a gas ben più del necessario, ricadono poi sulle bollette di tutti. Quella centrata su vecchie e nuove centrali a gas non può essere definita una transizione giusta”.
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