La variante Omicron continua a diffondersi velocemente in tutto il mondo e numerosi ricercatori sono al lavoro per studiare questo nuovo ceppo mutante così contagioso.
“Durante un periodo con circolazione mista della variante Delta ed Omicron, le infezioni da Sars-CoV-2 con presunta infezione della variante Omicron sono state associate a un rischio sostanzialmente ridotto di endpoint clinici gravi e a periodi di degenza ospedaliera più brevi”.
Queste le conclusioni di uno studio concluso recentemente e pubblicato sulla piattaforma medRxiv in pre-print, quindi prima della revisione della comunità scientifica, l’11 gennaio. Questi risultati quindi aggiungono un punto a favore all’ipotesi che la variante Omicron, ormai dominante in moltissimi Paesi a causa della trasmissibilità fino a 3 volte superiore alla variante Delta, provochi forme molto meno gravi di Covid-19.
La ricerca è stata condotta dall’University of California di Berkeley e mostra un minor rischio di ricovero, di cure in terapia intensiva e di morte per chi si ammala di Covid-19 in seguito ad infezione da Omicron rispetto a chi viene contagiato dalla variante Delta.
Si tratta di una delle prime ricerche condotte per confrontare le condizioni e l’andamento dell’infezione su due gruppi di pazienti ammalatisi nel mese di dicembre 2021 con Omicron o Delta. Delle 52.297 persone infettate con la variante Omicron prese in esame, 222 hanno avuto bisogno di ricovero, 7 sono finite in terapia intensiva, nessuna ha avuto bisogno della ventilazione meccanica e solo una è morta.
Tra i malati con variante Delta, invece, i dati erano: 222 soggetti hanno avuto bisogno di ricovero, 23 sono finiti in terapia intensiva, 11 hanno avuto bisogno della ventilazione meccanica e 14 sono deceduti. Questi numeri quidi si traducono in un minor rischio di ricovero del 52%, di terapia intensiva del 74% e di morte del 91% contraendo la variante Omicron.
Lo studio che ha permesso di ottenere questi dati è stato finanziato anche dai Centri statunitensi per il controllo e la prevenzione delle malattie.
I ricercatori hanno poi sottolineato che “le riduzioni della gravità della malattia associate alle infezioni da variante Omicron erano evidenti sia nei pazienti vaccinati sia in quelli non vaccinati“. Tuttavia secondo alcuni esperti, anche se la variante Omicron è meno grave, “gli alti tassi di infezione nella comunità possono sopraffare i sistemi sanitari e potrebbero tradursi in un numero assoluto elevato di ricoveri e decessi”.
Si tratta di un timore recentemente confermato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms), infatti nei giorni scorsi nel mondo sono stati registrati ben 15 milioni di nuovi contagi, con un incremento del 55% rispetto alla settimana precedente.
I decessi invece risultano stabili, 43mila, ma potrebbe essere ancora presto per vedere quali sono gli effetti su scala globale di questa nuova ondata di contagi. In Africa, continente in cui è stata isolata per la prima volta la nuova variante, la scorsa settimana è stato registrato un aumento di decessi pari all’84% rispetto alla settimana precedente, anche se in questo caso occorre considerare anche le condizioni in cui versa l’intero continente.
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