Di fatto cambia ben poco tra zona bianca e zona gialla, ma se non altro il passaggio alla fascia di rischio successiva serve ad avere un’idea di quale sia la situazione in ambito sanitario, ed in particolare il livello di pressione cui sono sottoposte le strutture ospedaliere.
Fino a qualche settimana fa esisteva quanto meno una seppur minima differenza tra zona bianca e zona gialla in quanto nella prima era previsto l’obbligo di indossare la mascherina in caso di assembramenti, mentre nella seconda l’obbligo di indossare la mascherina è previsto laddove non sia possibile garantire in maniera continuativa il mantenimento della distanza di sicurezza interpersonale.
Una norma che è stata oltremodo semplificata dall’informazione mainstream che ha continuato a fare una distinzione netta circa l’utilizzo della mascherina all’aperto non obbligatorio in zona bianca, obbligatorio in zona gialla. Comunque ora che questa differenza è venuta meno in zona bianca e zona gialla vigono sostanzialmente le stesse limitazioni, è solo dalla zona arancione che le cose iniziano a cambiare.
Qual è la situazione all’8 gennaio in Italia
Ad aumentare molto rapidamente non sono tanto i ricoveri, né tantomeno i decessi, bensì il numero di casi positivi che, come sappiamo, fin dall’inizio dell’emergenza Coronavirus sono sempre stati per la stragrande maggioranza asintomatici. Ora il tasso di ospedalizzazione, vuoi per l’effetto dei vaccini, vuoi per l’ulteriore abbassamento della letalità del virus, continua a scendere in rapporto al totale dei positivi.
Il sistema sanitario italiano tuttavia continua a risultare inadeguato alle attuali esigenze, tanto che il governo Draghi continua a ricorrere a restrizioni e imposizioni sui cittadini, intese come unico sistema per evitare il sovraccarico delle strutture ospedaliere.
Nonostante sia stata quasi raggiunta la quota del 90% di cittadini completamente vaccinati infatti alcune attività commerciali sono ancora costrette a restare chiuse, ed altre rischiano di dover abbassare la saracinesca, senza contare le limitazioni previste per tutti i cittadini non vaccinati ai quali l’accesso a svariati esercizi pubblici è precluso.
I dati sull’incidenza settimanale a livello nazionale indicano un netto aumento, si parla di 1.669 nuovi casi settimanali per 100 mila abitanti (dato relativo alla settimana dal 31/12/2021 al 6/01/2022), contro i 783 per 100 mila abitanti della settimana precedente.
Per il periodo che va dal 15 al 28 dicembre l’Rt medio calcolato sui casi sintomatici è stato pari all’1,43 e risulta in netto aumento rispetto alla settimana precedente e decisamente al di sopra della soglia epidemica.
In forte aumento anche l’indice di trasmissibilità basato sui casi con ricovero ospedaliero, con un Rt che si aggira intorno a 1,3 contro l’Rt all’1,1 circa della settimana precedente.
Le Regioni con la più alta incidenza di nuovi casi positivi sono risultate essere questa settimana la Toscana, con 2.680 nuovi positivi per 100 mila abitanti, la Lombardia con 2.578 per 100 mila abitanti, e la Valle d’Aosta a quota 2.255.
Con l’aumento dell’incidenza settimanale crescono anche i ricoveri, ed ora su base nazionale il tasso di occupazione dei reparti di terapia intensiva ha raggiunto il 15,4% secondo quanto emerge dalla rilevazione giornaliera del ministero della Salute del 6 gennaio. Una settimana prima il dato era del 12,9%.
Per quel che riguarda l’area medica il tasso di occupazione è passato dal 17,1% del 30 dicembre al 21,6% del 6 gennaio.
Nuove Regioni in zona gialla dal 10 gennaio
Il ministro della Salute, Roberto Speranza, ha firmato una nuova ordinanza che prevede il passaggio dalla zona bianca alla zona gialla di quattro nuove Regioni che sono: Valle d’Aosta, Emilia Romagna, Toscana e Abruzzo.
Ad oggi le Regioni e le province autonome classificate come a rischio alto sono in tutto 10, ma per 3 di queste ci troviamo di fronte all’impossibilità di valutazione. Altre 11 Regioni sono invece a rischio moderato, con 6 di esse che hanno alte probabilità di passare a rischio elevato.
I valori più alti di occupazione di posti letto da parte di malati Covid nei reparti di terapia intensiva si registrano ora nella provincia autonoma di Trento, nelle Marche e nel Piemonte. Nel Trentino siamo infatti intorno al 27,8% di saturazione delle terapie intensive, nelle Marche al 23,9%, e in Piemonte al 21,7%. Ricordiamo che la soglia da superare per il passaggio alla zona gialla era stata fissata al 10%.
Per quanto riguarda invece i posti letto in area medica sono la Valle d’Aosta, la Liguria e la Calabria a registrare il tasso di occupazione più alto, rispettivamente con il 42,4%, il 34,2% ed il 33,7% contro una soglia per il passaggio alla zona gialla fissata al 15%.
Sul tema è intervenuto in questi giorni il sottosegretario alla Salute, Andrea Costa, il quale ha tenuto a sottolineare: “dobbiamo assolutamente contenere al massimo la pressione sui nostri ospedali ed è chiaro che i 5 milioni di cittadini ancora non vaccinati sono quelli che rischiano di più il ricovero”.
Ad oggi 8 gennaio si trovano in zona gialla 9 Regioni: Piemonte, Lombardia, Liguria, Veneto, Friuli Venezia Giulia, Marche, Lazio, Calabria e Sicilia, e le due province autonome di Trento e Bolzano. A queste si vanno ad aggiungere a partire dal 10 gennaio anche Abruzzo, Toscana, Emilia Romagna e Valle d’Aosta.
Si salva, almeno per il momento, l’Umbria, che probabilmente passerà comunque in zona gialla a partire dal 17 gennaio insieme alle altre due Regioni a rischio che sono Campania e Basilicata. Restano in zona bianca e ancora relativamente lontane dalla zona gialla solo Molise, Puglia e Sardegna.
Quali Regioni rischiano di passare in zona arancione dal 17 gennaio
Se il passaggio dalla zona bianca alla zona gialla non comporta sostanziali cambiamenti sotto l’aspetto delle regole da rispettare e delle limitazioni agli spostamenti, il passaggio in zona arancione comporta invece tutta una serie di restrizioni soprattutto per i cittadini che non hanno ricevuto la somministrazione del siero.
Al momento non ci sono Regioni in zona arancione e solo dal 17 gennaio alcune potrebbero ritrovarsi in questa fascia di rischio. La prima Regione che potrebbe passare in zona arancione rischia di essere la Liguria, per la quale il nuovo colore poteva scattare già da lunedì 10 gennaio.
Insieme alla Liguria rischiano di finire in zona arancione anche la Calabria, il Friuli Venezia Giulia, la Lombardia, le Marche e il Piemonte, oltre alla provincia autonoma di Trento.
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