Continuano a salire i prezzi del gas naturale, con nuovi massimi storici toccati in Europa proprio in questi giorni, a ridosso delle festività natalizie. Complice dell’aumento dei prezzi anche il repentino abbassamento delle temperature che in molte Regioni d’Europa sono scese sotto lo zero, e il fatto che i rapporti con la Russia non sono in miglioramento.
Allo stato attuale si registra un rialzo del 4,9% fino a 143,650 euro per megawattora per i future sul gas naturale Dutch TTF in consegna a gennaio 2022. Si tratta di un prezzo decisamente alto se si considera che all’inizio dell’anno lo stesso contratto aveva un valore leggermente inferiore a 19 euro. I nuovi record sono stati registrati anche in Francia e in Germania.
Non aiuta affatto la notizia che in Francia due reattori nucleari sono stati spenti proprio la scorsa settimana da parte di Electricité de France. L’impatto della notizia è stato immediato con un aumento ulteriore della domanda di energia da parte dei Paesi europei, alle prese con una ripresa economica sempre più ostacolata dalla carenza di energia.
Le speranze in maggiori rifornimenti sono sempre più dirottate verso la Russia, unico Paese in grado di aiutare la vicina Europa ad affrontare l’ulteriore abbassamento delle temperature previsto per le settimane a venire.
I rapporti con Mosca tuttavia non sono in miglioramento, e le trattative per maggiori rifornimenti sembrano essere a un punto morto. Quello in cui ci troviamo si rivela di giorno in giorno un contesto di massima instabilità anche sotto l’aspetto geopolitico, con il blocco Usa/Ue che continua a contrapporsi nettamente alla politica del Cremlino.
Le conseguenze di un progressivo deteriorarsi dei rapporti diplomatici con Mosca ricadono inevitabilmente sull’Europa intera e a risentirne maggiormente saranno le fasce di reddito più basse e le piccole imprese.
A perderci insomma saranno ancora una volta i comuni cittadini, che dopo la sospensione dell’approvazione per il gasdotto Nord Stream 2 si trovano a fare i conti con la crisi energetica più nera.
La decisione presa da Mosca infatti è quella di mantenere i flussi di gas verso la Germania, e quindi verso i vari Paesi d’Europa, “limitati” con tutto ciò che ne consegue dal punto di vista dei rincari sulle bollette di famiglie e imprese.
La richiesta di energia che arriva dai Paesi europei si rivela sempre più alta, e il costo del gas ne risente inevitabilmente. Anche nei mercati asiatici il prezzo del gas naturale ha subito un’impennata, con il prezzo medio del GNL per la consegna a febbraio 2022 che arriva a 43,35 per milione i unità britanniche nel nord-est asiatico. Un rialzo registrato nel fine settimana che si attesta intorno al 21% su base settimanale.
Tom Marzec-Manser, chief analist di ICIS parlando con Reuters ha spiegato che “il GNL dell’Asia orientale sta rispondendo ad alcuni fattori locali ribassisti con i serbatoi ormai considerati quasi pieni. I prezzi in Europa, nel frattempo, continuano a salire sulla scia degli sviluppi riguardanti il Nord Stream 2 e le crescenti tensioni in Ucraina”.
“Lo sviluppo relativo al benchmark europeo TTF e la storia del gas europeo avrà un impatto sui prezzi asiatici, con potenziali cambiamenti nei flussi di gas russo in Europa che rappresentano un importante fattore che potrebbe tenere conto dei voluti di GNL” ha spiegato ancora l’esperto di ICIS.
In Italia aumenti della bolletta del gas oltre il 60% a gennaio
In Italia la situazione si presenta tutt’altro che incoraggiante, con aumenti sulle bollette di luce e gas che nel mese di gennaio potrebbero sfiorare il 50% nel primo caso e superare il 60% nel secondo.
Per il momento non sappiamo in che modo, esattamente, il governo di Mario Draghi interverrà sul caro bollette, quindi la valutazione svolta sarà al netto di eventuali bonus e sconti.
A partire dal 1° gennaio 2022 il gas potrebbe costare circa 1,55 euro al metro cubo, registrando quindi un aumento del +61%, mentre l’energia elettrica potrebbe costare 43,8 centesimi al chilowattora, con un aumento quindi del +48%.
Queste stime effettuate da Nomisma, come accennato, non possono tener conto anche degli interventi del governo che, comunque, potrebbero riguardare solo le famiglie con reddito basso e una piccola parte delle imprese, tra cui le cosiddette aziende ‘energivore’ o le micro imprese. Per gli altri nuclei familiari, e per le imprese che non beneficeranno degli aiuti del governo dovrebbero essere questi i rincari attesi.
L’aggiornamento dei prezzi delle bollette di luce e gas da parte dell’Arera, l’autorità dell’energia, dovrà avvenire entro la fine dell’anno, ed è sulla base di questo aggiornamento che verranno definiti i costi che i consumatori italiani si troveranno a sostenere per il primo trimestre del 2022.
Su Il Sole 24 Ore leggiamo inoltre che “in questi giorni sul mercato europeo Ttf il metano in partite spot si colloca sui 135-140 euro per mille chilowattora e i contratti d’acquisto per i primi tre mesi del 2022 in queste settimane si piazzano sui 100-105 euro per mille chilowattora”.
Sono diverse settimane che la corrente elettrica all’ingrosso alla borsa elettrica italiana viaggia oltre la soglia dei 300 euro per mille chilowattora. Abbiamo poi i diritti di emissione della CO2 alla borsa europea Cts che stanno in zona 80-100 euro per tonnellata emessa, il che si traduce, per le centrali elettriche alimentate a metano, un costo aggiuntivo di circa 20-25 centesimi per chilowattora.
In Italia nel frattempo si corre ai ripari come possibile, e vengono infatti riaccese diverse centrali a carbone che erano state spente anche da pochissimo tempo, come quella di La Spezia dell’Enel, e quella di Monfalcone dell’A2A.
Sale la preoccupazione tra consumatori e imprenditori
La ricerca Ipsos dal titolo “Gli Italiani e la Povertà Energetica” realizzata per il Banco dell’Energia, ha rivelato che circa il 19% delle famiglie si troverà in difficoltà con il pagamento dei costi addebitati nelle bollette di energia elettrica e gas, con un 31% di esse tra i nuclei familiari con redditi più modesti.
Dal Banco dell’Energia, un ente senza scopo di lucro promosso da A2A con lo scopo di offrire un sostegno alle famiglie in condizioni economiche difficili, permettendo loro un accesso più agevole alle risorse energetiche per servizi essenziali quali riscaldamento, illuminazione e gas per cucinare, evidenziano quanto la situazione si presenti preoccupante per i consumatori in primo luogo.
Segnali di allarme sono arrivati nei giorni scorsi anche da parte degli imprenditori di alcune aziende cosiddette energivore, come quelle per la produzione di ceramica, che si trovano maggiormente esposti alle fluttuazioni del mercato, avendo bisogno di grandi quantità di energia per garantire il funzionamento dei forni per la cottura dei materiali.
Secondo uno studio del Centro Studi di Confindustria Brescia, su un campione significativo di 113 aziende associate con 10.500 addetti, i rincari per l’energia elettrica si attesteranno intorno al 166%, mentre per il gas saranno del 231% circa.
Il presidente Franco Gussalli Beretta ha osservato a tal proposito che “c’è il rischio di dover sospendere l’attività per eccesso di costi e la consistente riduzione delle marginalità, nonostante il rialzo dei fatturati”.
Un discorso che, inevitabilmente, vale anche per le vetrerie, in quanto per fondere il vetro l’industria italiana consuma in genere oltre un miliardo di metri cubi di metano ogni anno, pari a circa l’1,5% dei consumi dell’intero Paese, con un fabbisogno di energia elettrica di circa 3 miliardi di chilowattora.
Il presidente dell’Assovetro, Graziano Marcovecchio ha ricordato che “le temperature di fusione, 1.600 gradi, e l’impossibilità di spegnere gli impianti, pena danni irreversibili” rendono particolarmente esposte alle conseguenze dei rincari sull’energia tutte le imprese del settore.
Un problema che riguarda da vicino anche l’intero settore dell’agroalimentare, con effetti dei rialzi che hanno portato ad una improvvisa impennata del costo dei fertilizzanti. In una nota della Coldiretti diffusa ieri viene fatto presente infatti che “l’impennata del costo del gas, utilizzato nel processo di produzione dei fertilizzanti, ha fatto schizzare verso l’alto i prezzi dei concimi”.
“Non si sottraggono ai rincari anche i fertilizzanti a base di azoto, fosforo e potassio che subiscono anch’essi una forte impennata. L’aumento dei costi riguarda anche l’alimentazione del bestiame, il riscaldamento delle serre per fiori e ortaggi” spiegano ancora dall’associazione dei coltivatori diretti.
Quali sono le previsioni per i prossimi mesi
Una via d’uscita da questa crisi energetica non sembra certo vicina, ma quali sono le previsioni degli esperti per il prossimo futuro? Marco Bernardi, presidente della società elettrica Illumia, ha rivolto la domanda all’economista dell’energia Alberto Clò, chiedendo nello specifico in che modo “la situazione che stiamo vivendo impatta la tanto auspicata liberalizzazione che attendiamo da tanto tempo”.
L’esperto non ha potuto prospettare scenari molto ottimistici, e dopo aver premesso che questa crisi energetica era “tutt’altro che inattesa”, ha evidenziato che la stessa “ha fatto emergere una serie di questioni che la retorica della transizione energetica ha cancellato dal dibattito pubblico”.
“Una crisi non temporanea ma strutturale che richiede alle imprese e a tutti i soggetti di adeguarsi” ha spiegato ancora l’economista “dovete riprendere a guardare l’andamento dei mercati e vi accorgerete della fragilità del sistema”.
“La retorica sulla transizione ecologica ha nascosto alcune verità: il metano è essenziale ed è necessario che le imprese petrolifere riprendano gli investimenti” ha quindi concluso Alberto Clò.
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