Ad offrire lo spunto per l’ennesima proroga dello stato di emergenza è la variante Omicron, e nella giornata di oggi il Consiglio dei Ministri convocato dal premier Mario Draghi sarà chiamato a prendere una decisione.
Nelle scorse ore in realtà è già trapelata la notizia che il presidente del Consiglio ha già deciso di protrarre lo stato di emergenza fino al 31 marzo 2022, quindi ben oltre il limite massimo previsto dalla legge di 24 mesi.
Una proroga di ulteriori 3 mesi che farebbe slittare la scadenza dello stato di emergenza dal 31 dicembre 2021 al 31 marzo 2022, superando di ben due mesi il limite massimo che si raggiunge al 31 gennaio.
Il premier aveva già fatto sapere che la decisione sull’eventuale ulteriore proroga dello stato di emergenza sarebbe arrivata solo in seguito rispetto all’introduzione del Super Green Pass, anche per valutare gli eventuali effetti sull’andamento del contagio che le novità introdotte avrebbero prodotto.
Tuttavia di effetti se ne vedono ben pochi, se non altro sotto l’aspetto della diffusione del virus. Ma visto l’assist offerto dall’arrivo della nuova variante al governo non restava che rompere gli indugi, e invece di attendere il 21-22 dicembre ha già optato per l’ennesimo rinnovo.
In ogni caso esiste anche un’alternativa allo stato di emergenza, e sarebbe quella di una legge ad hoc in grado di permettere al generale Francesco Paolo Figliuolo di conservare i ‘poteri speciali’ conferitigli con l’incarico di commissario straordinario all’emergenza, e di tenere in piedi l’intera struttura emergenziale di fatto collocandola all’interno di un contesto di normalità.
In estrema sintesi l’alternativa alla proroga dello stato di emergenza sarebbe il suo decadere nei termini previsti dalla legge ma solo nella forma. Di fatto la struttura commissariale sarebbe inglobata nel Corpo di Protezione Civile e la gestione resterebbe nelle mani del generale Figliuolo.
Resterebbe da capire se è possibile ed eventualmente come giustificare, in un contesto di ‘ritorno alla normalità’ se non altro sulla carta, il sussistere di misure emergenziali come distanziamento sociale, mascherine e più in generale la suddivisione in fasce di rischio con zona bianca, gialla, arancione e rossa.
Aumentano i ricoveri, altre tre Regioni in zona gialla
Da questa settimana intanto alla provincia autonoma di Bolzano e al Friuli Venezia Giulia in zona gialla si aggiunge anche la Calabria, che con un’incidenza di nuovi casi di 135 per 100 mila abitanti ha già superato le soglie stabilite per il passaggio alla fascia di rischio successiva sia nei reparti di terapia intensiva che nei reparti ordinari.
A partire da lunedì però ci saranno altre tre Regioni in zona gialla, salvo colpi di scena, alle quali potrebbero anche aggiungersi ulteriori Regioni se nei prossimi giorni la situazione peggiorerà troppo rapidamente.
Le Regioni per le quali il passaggio in zona gialla da lunedì 20 dicembre è quasi matematicamente certo sono il Veneto, la Liguria e la provincia autonoma di Trento.
Il quadro nazionale mostra un peggioramento complessivo della situazione epidemiologica con una saturazione media del 9% per i reparti di terapia intensiva, e dell’11% nei reparti ordinari.
L’incidenza di nuovi casi settimanali in Italia ha raggiunto il valore di 201 per 100 mila abitanti, con situazioni che si presentano profondamente diverse tra le varie Regioni, basti pensare che da una parte abbiamo l’Alto Adige con circa 555, e dall’altra la Puglia che si attesta intorno a 65, per non parlare del Molise che non raggiunge quota 30.
Dal 20 dicembre Veneto in zona gialla
Una delle Regioni che a partire dalla giornata di lunedì 20 dicembre potrebbe trovarsi in zona gialla è il Veneto. La Regione del nord-est ha in effetti raggiunto un’incidenza di nuovi casi settimanali per 100 mila abitanti seconda solo alla provincia di Bolzano, e tuttavia solo ora sono state superate le soglie di occupazione delle terapie intensive, mentre il dato dei reparti ordinari ancora non è da zona gialla.
“Il bollettino di venerdì prossimo certificherà che da lunedì 20 dicembre saremo in zona gialla” ha annunciato il governatore del Veneto, Luca Zaia, nel corso della conferenza stampa indetta per fare il punto sull’andamento del contagio nella Regione.
Zaia ha poi precisato che si tratta della “tipica fase acuta” e ha aggiunto poi che “non vi è sentore di un’inversione di tendenza” nel breve periodo. “I dati ci dicono che il tasso di occupazione delle terapie intensive è del 12,8%, l’incidenza dei contagi è già da zona gialla. Ci sono dati che dicono che l’infezione sta correndo, ma l’incidenza sui tamponi è del 4,5%, siamo la decima regione con maggior incidenza, la prima sono le Marche con il 9,23%.
L’incidenza dei nuovi casi settimanali per 100 mila abitanti in Veneto ha raggiunto ormai 447 (in Alto Adige siamo a 555) e mentre l’occupazione delle terapie intensive da parte di malati Covid si attesta intorno al 12,8%, nei reparti ordinari siamo ancora al 13%, il che significa che il passaggio in zona gialla da lunedì è certamente probabile ma non matematicamente certo.
Trentino e Liguria hanno già tutti i numeri da zona gialla
Se il Veneto ha ancora qualche probabilità di evitare la zona gialla già da lunedì 20 dicembre, per la provincia autonoma di Trento e per la Liguria il passaggio alla fascia di rischio successiva è praticamente certo, a meno di clamorosi colpi di scena.
Le soglie previste per la permanenza in zona bianca infatti sono già state superate in Trentino, con una incidenza settimanale di nuovi casi per 100 mila abitanti intorno a 256, un livello di saturazione delle terapia intensive già al 20%, e dei reparti di area medica al 16%.
Anche la Liguria si trova in una situazione analoga, con un’incidenza di nuovi casi pari a 245 su 100 mila, l’occupazione di posti letto in terapia intensiva al 12% e in area medica al 16%.
Presto in zona gialla anche Marche e Lombardia
Ci sono tuttavia altre Regioni che si avvicinano alla zona gialla piuttosto rapidamente, e che potrebbero lasciare la fascia di rischio più bassa tra un paio di settimane.
A rischio infatti troviamo anzitutto le Marche, con un livello di saturazione delle terapie intensive che ha già superato la soglia da zona gialla attestandosi intorno al 12%, mentre per quanto riguarda i posti letto in area medica manca poco visto che il dato si attesta al 14%. L’incidenza dei nuovi casi infine si aggira intorno ai 200 ogni 100 mila abitanti, che coincide con la media nazionale.
Anche la Lombardia è a rischio, infatti con un’incidenza di nuovi casi intorno a 197, ha già raggiunto il 9% di occupazione dei reparti di terapia intensiva e il 14% in area medica.
Questo contenuto non deve essere considerato un consiglio di investimento.
Non offriamo alcun tipo di consulenza finanziaria. L’articolo ha uno scopo soltanto informativo e alcuni contenuti sono Comunicati Stampa
scritti direttamente dai nostri Clienti.
I lettori sono tenuti pertanto a effettuare le proprie ricerche per verificare l’aggiornamento dei dati.
Questo sito NON è responsabile, direttamente o indirettamente, per qualsivoglia danno o perdita, reale o presunta,
causata dall'utilizzo di qualunque contenuto o servizio menzionato sul sito https://www.borsainside.com.