In Italia un vero e proprio contraddittorio, se non altro sull’argomento Covid, non esiste da tempo. I media propongono una realtà oltremodo semplificata in cui esistono da una parte persone civili e responsabili che accettano supinamente qualsiasi imposizione calata dall’alto, e naturalmente non esitano a farsi inoculare tutte le dosi di vaccino che ‘la situazione richiede’, e dall’altra persone sostanzialmente incivili e irresponsabili in quanto esprimono critiche (legittime) in merito alla gestione dell’ormai pluriennale emergenza e scelgono (legittimamente) di non ricevere il vaccino.
Mentre la prima categoria riceve in cambio della propria incondizionata obbedienza la promessa di maggiori diritti e maggiori libertà, alla seconda è riservato un trattamento discriminatorio e la minaccia di sempre maggiori esclusioni dalla vita sociale, e dal mondo del lavoro.
Strumento di importanza centrale in tutto ciò è il Green Pass, presto anche nella sua versione “super”, attraverso il quale, sempre secondo la narrazione proposta a tambur battente dai maggiori media in Italia, si intende tutelare l’interesse della collettività e la salute pubblica, e di fatto si tenta di indurre i più reticenti a cessare ogni resistenza contro il nuovo ordine costituito.
Lo stesso Mario Monti in una recente intervista ha sottolineato come molte ‘consuetudini democratiche’ siano state già superate nel contesto dell’emergenza Covid-19, e come sia giusto (per quanto non sia chiaro secondo il giudizio di chi) proseguire in questa direzione, esattamente come se si fosse in guerra.
Ma mentre da una parte si giustifica il carattere tutt’altro che democratico del Green Pass italiano e di tutto ciò che rappresenta, dall’altra si tenta di mostrare all’opinione pubblica come, anche davanti alla possibilità di scegliere in modo del tutto democratico, i cittadini per la maggioranza direbbero sì a tutto questo.
La fake news del referendum pro Green Pass in Svizzera
Ed ecco che ci viene proposto il caso della civilissima Svizzera dove, proprio in questi giorni, i cittadini sono stati chiamati ad esprimersi sul Green Pass, e davanti alla possibilità di scegliere hanno detto Sì.
Una notizia che lascia perplessi quanto meno quell’imprecisato numero di diffidenti cronici che si chiedono come possano i cittadini di un Paese occidentale e democratico come la Svizzera, per la maggioranza, dire sì ad una misura così discrminatoria come il Green Pass. Ebbene la risposta è semplice: in realtà non lo hanno mai fatto, non ancora se non altro.
Ma allora cos’è successo esattamente in Svizzera? Le principali testate italiane hanno parlato di un referendum “pro Green Pass”, ma non è di questo che si è trattato. Su Il Fatto Quotidiano leggiamo: “Svizzera, sì al referendum sul Green pass obbligatorio”, su Il Corriere della Sera invece “in Svizzera ha vinto il referendum sul Green Pass”, eppure si tratta di letture decisamente forzate di quanto accaduto.
In Svizzera in realtà è successo tutt’altro, e per scoprire esattamente cosa basta fare un salto sul sito del Dipartimento federale dell’Interno, dove viene spiegato per filo e per segno qual era il quesito referendario posto ai cittadini elvetici.
Il referendum riguardava nello specifico la “modifica del 19 marzo” della legge Covid adottata nel mese di settembre 2020 per far fronte alla diffusione del virus, con la quale si dispongono “provvedimenti aggiuntivi che il Consiglio federale deve attuare per far fronte alla pandemia e limitare i danni economici“.
Con il referendum il popolo elvetico era chiamato ad esprimersi circa la possibilità di estendere “gli aiuti finanziari a chi aveva ricevuto un sostegno troppo limitato o non ne aveva ricevuto nessuno”.
Con la modifica oggetto del referendum “il sistema di tracciamento dei contatti è stato ulteriormente sviluppato al fine di interrompere le catene di contagio ed è stato stabilito che la Confederazione avrebbe promosso i test COVID-19 e ne avrebbe coperto i costi. Inoltre, il Parlamento ha istituito la base legale per il certificato COVID che aveva chiesto di rilasciare alle persone guarite, vaccinate o sottoposte a test, al fine di agevolare i viaggi all’estero e consentire lo svolgimento di determinati eventi”.
In Svizzera quindi il voto ‘favorevole al Green Pass’ era in realtà un voto favorevole principalmente a misure di sostegno economico per quelle realtà, famiglie e imprese, che sono state maggiormente danneggiate dalle misure restrittive imposte nell’ambito dell’emergenza.
Per quanto riguarda il Green Pass, non si parla in alcun modo di una tessera per mezzo della quale è possibile accedere a luoghi e servizi pubblici in tutto il territorio dello Stato, né tantomeno della condizione necessaria per poter svolgere il proprio lavoro come accade invece in Italia.
Nel referendum dei giorni scorsi in Svizzera ai cittadini veniva proposto un certificato Covid completamente diverso il cui utilizzo sarebbe stato su base volontaria e circoscritto appunto a particolari eventi e viaggi all’estero.
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