La comunicazione è arrivata proprio in questi giorni direttamente da Palazzo Chigi: il presidente del Consiglio ha firmato il Dpcm contenente le indicazioni relative ai controlli che verranno effettuati nei luoghi di lavoro al fine di accertare il possesso del Green Pass.

Il premier Mario Draghi ha firmato su proposta del ministro dell’Economia e delle Finanze, Daniele Franco, del ministro della Salute, Roberto Speranza, e del ministro dell’Innovazione tecnologica e la transizione digitale Vittorio Colao, il Dpcm contenente le modalità di verifica del Green Pass sulla base dell’obbligo di possedere la certificazione verde per tutti i lavoratori che scatta dal 15 ottobre.

Con il decreto del presidente del Consiglio dei Ministri si stabiliscono gli obblighi in capo ai datori di lavoro pubblici e privati, e soprattutto si definiscono le modalità e gli strumenti attraverso i quali sarà possibile verificare quotidianamente e in modo automatico il possesso del lasciapassare da parte dei lavoratori.

Come avverranno i controlli del Green Pass

Nel testo del nuovo Dpcm firmato da Draghi viene specificato che per il controllo del Green Pass non si farà affidamento solo sulla app VerificaC19 ma saranno rese disponibili per i datori di lavoro sia del pubblico che del privato, alcune funzionalità attraverso le quali sarà possibile controllare il Green pass quotidianamente in maniera automatizzata.

Il controllo del Green Pass, una volta attivati i meccanismi previsti dal Dpcm, potrà avvenire attraverso l’integrazione del sistema di lettura e verifica del Qr code del lasciapassare verde nei sistemi di controllo degli accessi fisici, compresi quelli che vengono utilizzati per rilevare le presenze dei lavoratori sul posto di lavoro, o quelli per il controllo della temperatura corporea.

Nel caso di enti pubblici che aderiscono alla piattaforma NoiPA che è stata a suo tempo realizzata dal Ministero del Tesoro, ci sarà poi la possibilità di controllare il Green Pass per mezzo dell’interazione asincrona tra la suddetta piattaforma e la piattaforma nazionale DGC.

Nel caso i realtà con oltre 50 dipendenti, sia privati che pubblici che non aderiscono a NoiPA, il controllo del Green Pass sarà effettuato attraverso l’interazione asincrona tra il Portale istituzionale Inps e la Piattaforma nazionale-DGC.

Invece nel caso di amministrazioni pubbliche con da 1000 dipendenti in su, anche se si tratta di uffici di servizio dislocati tra più sedi fisiche, i controlli prevedranno l’interoperabilità applicativa, in modalità asincrona, tra i sistemi operativi di gestione del personale e la solita Piattaforma nazionale-DGC.

Cosa succede al datore di lavoro che non controlla e al lavoratore sprovvisto?

Sono obbligati ad avere il Green Pass per potersi recare sul posto di lavoro tutti i lavoratori, sia quelli del settore pubblico che quelli del settore privato, tanto i dipendenti quanto gli autonomi.

Devono avere, e all’occorrenza esibire, il lasciapassare verde anche i dipendenti delle imprese che hanno in appalto i servizi esterni di pulizia, di ristorazione, di manutenzione, di rifornimento dei distributori automatici, ma anche i consulenti, i collaboratori, i prestatori e frequentatori di corsi di formazione aziendale, e persino i corrieri che recapitano pacchi e corrispondenza in ufficio.

Insomma l’obbligo del Green Pass interessa sostanzialmente tutti i lavoratori, ma cosa succede a chi ne è sprovvisto? Un lavoratore non vaccinato (e non guarito dalla malattia) che non ha il green pass perché non ha fatto il tampone viene fin dal momento in cui viene ‘sorpreso’ a lavorare senza il lasciapassare viene mandato a casa e registrato come assente ingiustificato fino a che non avrà il Green Pass.

Da quel momento il suo stipendio è sospeso, ed ogni altra forma di retribuzione o emolumento da parte del datore di lavoro non è dovuta. A questo si aggiungono poi le sanzioni previste che vanno da 600 a 1.500 euro.

Per il datore di lavoro che invece non ottempera all’obbligo di verificare che chi si reca sul posto di lavoro sia provvisto del lasciapassare, le sanzioni previste sono leggermente meno salate, si va infatti da un minimo di 400 ad un massimo di 1.000 euro.

A parte le sanzioni però, cosa rischia il datore di lavoro che non controlla il Green Pass? Il rischio è che si vada verso la sospensione dell’attività per mancato adempimento degli obblighi legati alla sicurezza sul posto di lavoro.

A tal proposito ricordiamo che vi sono dei protocolli di sicurezza aziendali che sono stati adottati per il Covid e che discendono da quello nazionale del 6 aprile 2021 che è stato siglato dalle parti sociali.

Questi protocolli prevedono tra le altre cose, per la maggior parte, una presenza massima sul posto di lavoro del 30-40%. Tuttavia “l’entrata in vigore del green pass obbligatorio non comporta in automatico la possibilità di entrare tutti in azienda, al 100%, senza rispettare le regole previste dai protocolli” sottolinea Maurizio Del Conte, giuslavorista dell’università Bocconi.

E intanto ricorda che “il principio di massima tutela della salute e sicurezza rimane. I protocolli possono essere rivisti a livello aziendale motivando però il cambiamento delle regole”. Ed è proprio nella prospettiva di maggiori garanzie che tali regolamenti vengano rispettati che si colloca la richiesta di Bruno Giordano, nuovo direttore dell’Ispettorato nazionale del Lavoro.

Ma cosa ha chiesto esattamente Giordano? A quanto pare vuole il rafforzamento del potere di sospensione delle attività nelle aziende che non rispettano la normativa. “Sulle sanzioni il governo si è impegnato, su nostra richiesta, a deliberare con decreto la sospensione dei posti di lavoro dove ci sono violazioni delle norme di sicurezza per dare la possibilità all’azienda di mettersi a norma”.

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