Il Regolamento Ue 953/2021 afferma molto chiaramente: “è necessario evitare la discriminazione diretta o indiretta di persone che non sono vaccinate, per esempio per motivi etici, perché non rientrano nel gruppo di destinatari per cui il vaccino anti Covid-19 è attualmente somministrato o consentito, come i bambini, o perché non hanno ancora avuto l’opportunità di essere vaccinate o hanno scelto di non essere vaccinate”.
Un concetto molto chiaro che spiega in modo inequivocabilmente chiaro quale deve essere la linea che i Paesi membri Ue devono seguire. L’Italia, ma non è la prima volta, preferisce fare a modo suo e discriminare senza troppi convenevoli chi non intende sottoporsi alla terapia genica sperimentale contro il Covid-19.
Ed ecco che i cittadini non vaccinati, come accaduto in passato e accade tuttora in varie parti del mondo a minoranze culturali, etniche e religiose, vengono tagliati fuori dalla vita sociale, viene negato loro il diritto al lavoro, viene limitata la libertà di movimento.
Ma non è abbastanza, evidentemente, e così arriva dal presidente del Codacons Carlo Rienzi una proposta che, a voler essere clementi, non sta né in cielo né in terra, proposta che, peraltro, parte da un assunto completamente errato.
“Di fatto l’esecutivo ha introdotto l’obbligo della vaccinazione per i lavoratori, prevedendo la sospensione dello stipendio per chi non si vaccina” dice Rienzi, peccato che non sia così né nella forma né nella sostanza.
Sappiamo, e ci auguriamo che lo sappia anche Rienzi, che per i lavoratori scatta l’obbligo del Green Pass a partire dal 15 ottobre, il che significa che potranno continuare a lavorare regolarmente tutti quei lavoratori che hanno fatto il vaccino, sono guariti dal Covid, risultano negativi ai test antigenici e molecolari.
Nessuna vaccinazione obbligatoria per i lavoratori dunque, visto che (seppur a pagamento) potranno continuare ad esercitare il proprio diritto al lavoro sancito dalla Costituzione anche i non vaccinati. La proposta dei tamponi gratis è stata infatti bocciata, il che significa che dal momento che per lavorare alcuni cittadini saranno costretti a pagare siamo di fronte all’ennesimo episodio di discriminazione.
Il punto è, comunque, che non vi è nessun “obbligo di fatto” a ricevere il vaccino per poter lavorare come invece afferma Rienzi il quale, tra l’altro, non si limita a questo e va ben oltre.
“Lo stesso principio va adesso applicato sia a chi percepisce il reddito di cittadinanza, sia ai pensionati, istituendo la sospensione del sussidio voluto dal M5S nei confronti degli aventi diritto che risultino non vaccinati, e la sospensione della pensione per quegli anziani che rifiutano la vaccinazione”.
La proposta del numero uno del Codacons però fa acqua da tutte le parti ed è materialmente irrealizzabile. Il meccanismo sul quale si basa l’obbligo di Green Pass negli ambienti di lavoro è legato a filo doppio alla presenza sul posto di lavoro. Il concetto è molto semplice: niente presenza sul posto di lavoro, niente sospensione e niente meccanismo sanzionatorio.
Tutti quei lavoratori che si recano solo di rado sul posto di lavoro, vuoi perché il lavoro svolto non prevede di suo la presenza in sede, vuoi perché si adotta la soluzione dello smart working, possono non avere il Green Pass per settimane o per mesi senza rischiare di incorrere in alcuna sanzione né nella sospensione.
Ed è questo stesso principio, semmai, che si applica ai pensionati e ai beneficiari del Reddito di Cittadinanza, motivo per cui non ha senso estendere l’obbligo del Green Pass a queste categorie minacciando di sospendere la pensione o il sussidio.
E allo stesso modo non è assolutamente possibile prevedere un obbligo di vaccino per queste categorie paventando ritorsioni quali la riduzione o la sospensione degli importi che legittimamente percepiscono, sbandierando un teorico e attualmente del tutto inesistente “obbligo di fatto” di sottoporsi al vaccino per tutti i lavoratori.
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