In Israele sono già avanti con la somministrazione della quarta dose del vaccino Pfizer, ma in Italia la campagna è andata un po’ più a rilento e si inizia ora con la terza dose che riguarderà, almeno in questi primissimi giorni, solo gli immunodepressi.

Saranno quindi circa tre milioni gli Italiani che saranno chiamati per la somministrazione della terza dose del gaccino a partire dal 20 settembre. Pochi giorni quindi e si parte, con la consapevolezza però che, come ha sottolineato il virologo Matteo Bassetti, per coloro che non hanno risposto alle prime due dosi anche la terza potrebbe non funzionare.

Terza dose agli immunodepressi, si parte il 20 settembre

I primi a ricevere la terza dose del vaccino anti Covid-19 saranno gli immunocompromessi, circa tre milioni di persone tra pazienti che hanno subito un trapianto, pazienti oncologici e con patologie autoimmuni.

Dopo toccherà, come ha annunciato il ministro della Salute Roberto Speranza nei giorni scorsi, ai soggetti fragili, quindi anziani ospiti delle Rsa e over 80.

Il Comitato Tecnico Scientifico ha dato l’ok alla somministrazione della terza dose, affermando che è “raccomandabile nei soggetti trapiantati e, più in generale, in quelle categorie di soggetti connotati da significativa alterazione della funzionalità del sistema immunitario per cause legate alla patologia di base (es. immunodeficienza comune variabile) o a trattamenti farmacologici determinanti marcata compromissione della risposta immunitaria”.

Massimo Andreoni: “terza dose utile ad una certa distanza di tempo”

Il Cts ha dato il via libera alla terza dose, così pure dall’Aifa arriva parere positivo ad iniziare con la somministrazione per gli immunodepressi e poi per i soggetti fragili e per gli anziani, ma se la decisione è quella di andare avanti, non significa che in quella parte del mondo scientifico che ritiene giusto continuare a scommettere tutto sul vaccino siano tutti favorevoli a seguire questa tabella di marcia. 

Tra gli esperti favorevoli alla campagna di vaccinazione di massa che prevede la somministrazione di questa terapia genica sperimentale all’80% della popolazione, alcuni hanno espresso dei pareri non perfettamente in linea con la tabella di marcia decisa dalle autorità. 

Tra chi ha esternato qualche timido dubbio sulla terza dose troviamo Massimo Andreoni, primario di Infettivologia al Policlinico di Tor Vergata a Roma che ha precisato essere favorevole alla somministrazione per tutta la popolazione ma a distanza di 9-12 mesi dalla seconda dose o comunque dalla precedente somministrazione nel caso di vaccini monodose.

“Per gli immunodepressi è importante partire immediatamente mentre per il resto della popolazione credo che la terza dose sia utile ma ad una certa distanza di tempo” ha spiegato il professor Andreoni all’Ansa “sono comunque dell’idea che vada fatta a tutti, stiamo vedendo che dopo una tempistica di 9-12 mesi il titolo anticorpale tende a non essere più sufficiente“.

Bertolaso: “se situazione peggiora richiamo per tutte le altre categorie”

Per Guido Bertolaso, consulente della Regione Lombardia per la campagna vaccinale che è stato intervistato da Stasera Italia “la terza dose è importante perché serve ovviamente per risvegliare quelli che possono essere i processi immunitari che, come in tante altre malattie, possono anche perdere la memoria, quindi perdere la loro efficacia dopo qualche mese o qualche anno”.

Ed è sempre Bertolaso a sottolinea che la somministrazione della terza dose “è la procedura più sicura per garantire la copertura immunitaria a quelle che sono le categorie più a rischio”.

A chi ha domandato se anche agli over 30 consiglierebbe la terza dose Bertolaso ha risposto: “se la situazione, come speriamo, continuerà a restare tranquilla e l’Italia sarà tutta o quasi tutta bianca ritengo che ci si fermerà con i richiami a certe categorie di persone. Se invece la situazione dovesse peggiorare penso che le autorità decideranno di estendere il richiamo anche a tutte le altre categorie“.

Galli: “non sappiamo quanto dura l’immunità”

Meno convinto, ma pur sempre tra i favorevoli alla campagna vaccinale e in diversa misura alla somministrazione della terza dose, Massimo Galli, direttore del Malattie Infettive di Milano, che ha tenuto a precisare: “che la terza dose sia opportuna e necessaria per tutti quanti, credo sia ancora da stabilire e da vedere. Oggi alla domanda su quanto dura l’immunità la risposta è che non lo sappiamo, oppure che dura in modo variabile da soggetto a soggetto”.

Bassetti: “chi non ha risposto a due dosi potrebbe non rispondere”

Ed è proprio qui che si collega la recente dichiarazione di Matteo Bassetti, direttore del reparto di Malattie Infettive dell’ospedale San Martino di Genova che ha commentato il via libera da parte dell’Aifa e del Cts alla terza dose ricordando che non sempre il sistema immunitario risponde al vaccino.

“Chi non ha risposto a due dosi potrebbe anche non rispondere con la terza” ha detto Bassetti “o ci vorrà un mix di vaccini, ma oggi è chiaro che si è scelto di dare la terza dose e non di sottoporre tutti a esami che sono anche un costo inaffrontabile per il Servizio sanitario nazionale”.

Ma anche Bassetti tutto sommato si dice favorevole alla somministrazione della terza dose, e afferma: “bene la tempistica sulla terza dose: prima si parte con gli immunodepressi dopo di che si farà agli anziani nelle Rsa a dicembre e poi agli operatori sanitari per i quali parlerei di dosi di richiamo che si faranno una volta l’anno, quindi gennaio è giusto”.

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