L’Afghanistan 20 anni dopo l’inizio della guerra di ‘esportazione della democrazia’ ad opera dell’esercito Usa si ritrova più o meno nella stessa situazione in cui si trovava nell’ormai lontano 2001, quando dopo l’11 settembre gli Stati Uniti dichiararono guerra al terrorismo di matrice islamica.

La capitale Kabul è caduta nelle mani dei talebani a stretto giro dopo la conquista delle altre grandi città del Paese, ed ora assistiamo alla dichiarazione ufficiale della nascita dell’Emirato Islamico in Afghanistan.

Dopo 20 anni di occupazione delle forze Usa con la collaborazione della Nato, il Paese viene letteralmente lasciato al suo destino, e pazienza se determinati equilibri sono stati irreparabilmente spezzati dall’ingerenza occidentale.

I Talebani hanno ripreso il controllo del palazzo presidenziale situato nella capitale, e contemporaneamente gli Stati Uniti e gli altri Paesi che avevano in Afghanistan corpi diplomatici e forze armate si dileguano in fretta e in furia lasciando la popolazione in una situazione drammatica molto eloquentemente rappresentata dalle numerose immagini e video che arrivano a noi in queste ore.

La notizia del ritorno dei mujaheddin al potere in Afghanistan viene riportata da tutti i media, che riferiscono di come il presidente ‘amico’ del governo Usa Ashraf Ghani, sia fuggito dal Paese nella giornata di domenica lasciando che i militanti islamisti entrassero a Kabul senza incontrare alcuna resistenza.

Il presidente ha motivato la propria scelta affermando di aver voluto in tal modo evitare inutili spargimenti di sangue, questo tuttavia non ha risparmiato al popolo afghano risvolti drammatici. In molti si sono riversati sulle piste di atterraggio dell’aeroporto di Kabul nel disperato tentativo di trovare un qualche modo per lasciare il Paese.

Mohammed Naeem: “un grande giorno per il popolo afghano”

Una situazione complessa e quanto mai delicata quella in cui il popolo afghano dovrà trovare un nuovo equilibrio. Un periodo di 20 anni di occupazione ha probabilmente accentuato una spaccatura culturale già di per sé profonda e drammaticamente problematica, infatti se da una parte abbiamo intere famiglie e migliaia di cittadini in fuga dal Paese, dall’altra troviamo chi acclama i miliziani talebani come liberatori.

“Oggi è un grande giorno per il popolo afghano e i mujaheddin” ha dichiarato alla tv Al Jazeera Mohammed Naeem, portavoce dell’ufficio politico dei talebani “sono stati testimoni dei frutti dei loro sforzi e dei loro sacrifici per 20 anni”.

“Grazie a Dio la guerra è finita nel Paese” ha aggiunto Mohammed Naeem che esulta per la fine di un lungo periodo di occupazione straniera. In poco più di una settimana le milizie islamiste sono riuscite a riprendere il controllo dell’intero Paese che hanno dato il via alle operazioni appena le forze Usa hanno abbandonato il campo lasciando a difesa del governo di Kabul il solo esercito regolare del presidente Ghani.

La nuova forma di governo è ancora da definire

Non è ancora possibile stabilire che tipo di governo verrà instaurato a Kabul all’indomani della riconquista del potere da parte dei fondamentalisti islamici. È lo stesso Mohammed Naem infatti a confermare che la forma del nuovo regime in Afghanistan sarà chiarita presto, anticipando che non è nelle intenzioni dei talebani vivere isolati dal resto del mondo, relazione diplomatiche e commerciali saranno richieste.

“Abbiamo raggiunto ciò che stavamo cercando, che è la libertà del nostro Paese e l’indipendenza del nostro popolo” ha spiegato Naem, mentre un leader talebano ha dichiarato all’agenzia Reuters che i combattenti talebani hanno ricevuto l’ordine di “consentire agli Afgani di riprendere le attività quotidiane e di non fare nulla per spaventare i civili. La vita normale continuerà in un modo migliore, questo è tutto quelo che posso dire per ora”.

Il Dipartimento di Stato Usa prende il controllo del traffico aereo

Dal Dipartimento di Stato Usa è stato annunciato che l’intero personale dell’ambasciata, compreso l’ambasciatore Ross Wilson, è stato trasferito all’aeroporto di Kabul per procedere con l’evacuazione e che la bandiera a stelle e strisce è stata ammainata e rimossa dal complesso dell’ambasciata. 

Ed è proprio all’aeroporto di Kabul che si è assistito a scene di disperazione e follia, con decine di persone che hanno occupato le piste di atterraggio, alcune delle quali sono arrivate ad arrampicarsi sugli aerei dell’esercito lasciandosi poi cadere nel vuoto. Alcuni colpi sono stati esplosi in aria dai soldati Usa con l’intento di dissuadere i cittadini in fuga dai loro intenti.

Per consentire lo svolgimento delle operazioni di rimpatrio dei cittadini stranieri in Afghanistan le forze statunitensi hanno assunto il controllo del traffico aereo e in questi due giorni la presenza dei militari Usa sarà estesa a quasi 6.000 unità stando a quanto riferito in una nota congiunta da Pentagono e Dipartimento di Stato Usa.

“Oggi e nei prossimi giorni trasferiremo fuori dal Paese migliaia di cittadini statunitensi nonché personale locale della missione statunitense a Kabul e le loro famiglie, e altri afghani vulnerabili” si legge ancora nella nota congiunta “stiamo completando una serie di misure per rendere sicuro l’aeroporto internazionale di Hamid Karzai per consentire la partenza sicura del personale statunitense e alleato dall’Afghanistan tramite voli civili e militari”.

Anche i cittadini afghani “devono poter partire”

Un ponte per consentire anche ai cittadini afghani di lasciare il Paese dovrebbe essere garantito. Questo quanto meno la sintesi di una dichiarazione congiunta rilasciata da oltre 60 Paesi occidentali tra cui Usa, Regno Unito, Francia e Giappone.

Al momento appare chiaro che una larga parte della popolazione afghana che vorrebbe lasciare il Paese si trova nella più totale disperazione, come dimostrano le immagini delle ultime drammatiche ore che sono state diffuse in tutto il mondo.

Nella dichiarazione però leggiamo che tutti i cittadini, afghani e non, che intendono lasciare il Paese devono poterlo fare. “Il popolo afghano merita di vivere in sicurezza e dignità. Noi della comunità internazionale siamo pronti ad assisterli”.

80 feriti gravi nell’ospedale Emergency di Kabul

Le condizioni in cui si trova la popolazione afghana sono assolutamente preoccupanti. Non solo è in corso un vero e proprio esodo dal Paese ormai sotto il controllo dei talebani, ma molte persone sono rimaste ferite e sono state ricoverate.

Nel solo ospedale di Emergency situato a Kabul, fanno sapere dall’organizzazione umanitaria, sono stati ricoverati 80 feriti, e i posti letto sono al momento esauriti. Tra i ricoverati, spiegano ancora, solo persone con ferite gravi e in pericolo di vita.

Per ora i militanti islamisti hanno fatto sapere che rispetteranno i diritti delle donne e che proteggeranno tanto i connazionali quanto gli stranieri. Dal segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres tuttavia sono giunte parole dalle quali non si evince particolare fiducia nelle dichiarazioni dei miliziani, infatti ha espresso preoccupazione per il futuro delle donne e delle ragazze in Afghanistan ed ha esortato i talebani alla moderazione.

Non dimentichiamo che il governo talebano in Afghanistan tra il 1996 e il 2001 aveva imposto la sharia, le donne non erano autorizzate a lavorare e potevano essere lapidate, frustate o impiccate nella pubblica piazza.

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