Entro novembre è atteso un vaccino contro il Covid-19 anche per i bambini di età inferiore ai 12 anni. Il Professor Locatelli ha infatti spiegato che “Pfizer e Moderna sono già a buon punto” e ritiene che la vaccinazione dei più piccoli sia molto importante poiché da inizio pandemia ad ora si sono verificati 28 decessi tra pazienti di età pediatrica.
Inoltre Locatelli ha aggiunto che la vaccinazione degli under 12 è fondamentale perché in questo modo “eviteremo focolai anche nelle scuole elementari e dunque il ricorso alla didattica a distanza, e così limiteremo la circolazione del virus e la possibilità che contagino genitori e nonni”. Durante un’intervista rilasciata a Il Messaggero, il Professore ha poi fatto sapere che anche la società pediatrica italiana e quella americana si sono dette favorevoli alla somministrazione dei vaccini ai più piccoli.
“Abbiamo bisogno di un vaccino efficace e sicuro. Abbiamo bisogno di uno scudo con cui difendere anche i nostri bambini da questo virus” è l’appello che si legge sui canali ufficiali della Società Italiana di Pediatria, da Facebook, a Twitter, Linkedin e Telegram, attraverso i quali gli esperti cercano di promuovere l’estensione della campagna anche ai più piccoli.
Sono in molti, però, quelli che ritengono questa mossa del tutto errata. Francesco Vaia, direttore sanitario dell’Istituto Spallanzani, durante un’intervista a Timeline, su SkyTg24, ha affermato: “Nei bambini è statisticamente irrilevante non solo il contagio ma anche la malattia. In questo caso quindi la bilancia rischio-beneficio penderebbe tutta sulla parte del rischio“.
“Il problema non è l’RNA che resta nell’organismo – sottolinea Vaia – per cui domani facciamo i bambini con la testa d’elefante, questa è un’informazione medievale che non c’entra nulla. Il problema è che comunque noi possiamo avere degli effetti collaterali“.
Il direttore ha poi aggiunto che ad oggi tra i ricoveri di soggetti non vaccinati l’età media è di 50-60 anni, “tutte persone in quelle fasce d’età che sono i figli della nostra cattiva counicazione, gli esitanti dell’AstraZeneca, tanto per essere chiari, che non si sono vaccinati e sono oltre due milioni”.
Vaia ha concluso il suo intervento facendo due richieste all’industria farmaceutica: “fermiamoci rispetto alla terza dose per la quale non dobbiamo accelerare ma pensare alla memoria immunologica e ai linfociti T, e per le popolazioni che non sono statisticamente rilevanti rispetto alla malattia non facciamo pendere la bilancia verso il rischio“.
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