Non ha prodotto gli effetti sperati la zelante campagna di vaccinazione di massa condotta nello Stato di Israele, dove nonostante i ragguardevoli traguardi raggiunti in fatto di percentuali di popolazione vaccinata, il ritorno alla normalità risulta quanto mai lontano, vicino invece troviamo il ritorno di più stringenti misure restrittive e chiusure.
Israele: “illusione di un ritorno alla normalità grazie alla vaccinazione svanita”
Su Il Messaggero non si usano tanti giri di parole per descrivere quanto sta accadendo in uno dei Paesi con la più alta percentuale di cittadini interamente vaccinati. “L’illusione di un ritorno alla normalità grazie alla vaccinazione di massa è svanita” si legge sul noto quotidiano, dove vengono riportate la parole del premier dello Stato ebraico che parla di una pandemia di Delta.
Su una popolazione complessiva di poco più di 9 milioni di abitanti si stanno registrando circa 6 mila nuovi casi positivi al giorno, con un tasso di positività vicino al 5%, e nel frattempo (nonostante un 60% di cittadini completamente vaccinati) si rileva un incremento del numero di malati gravi che, ça va sans dire, comprende anche una importante percentuale di completamente “immunizzati”.
Colpa del vaccino che delude le aspettative? Naturalmente no, quanto meno stando a quanto leggiamo su Il Messaggero, dove si sottolinea che nonostante Israele abbia “rappresentato un esempio virtuoso nella gestione dell’emergenza Covid, pesano anche i tanti (circa 1 milione di persone) che non hanno risposto all’appello a immunizzarsi”.
Se il vaccino non ferma il contagio, non impedisce la malattia né il decesso, la colpa insomma è di chi non è vaccinato. Così se da una parte si ammette che “svanisce l’illusione del ritorno alla normalità grazie alla vaccinazione di massa” dall’altra in Israele ci si prepara ad avviare la campagna per somministrare la terza dose agli over 60 e ai soggetti fragili.
Israele “situazione allarmante, siamo a un punto critico”
Non è stato sufficiente vaccinare circa il 90% della popolazione vaccinabile per ottenere la tanto agognata immunità di gregge ed il conseguente ritorno alla normalità che, naturalmente, viene rimandato a data da destinarsi.
Vaccinare quasi tutti non basta, e anche per via del fatto che la protezione ha breve durata (in Israele si parla di 4 – 5 mesi per Pfizer) vaccinare tutti presenta delle evidenti difficoltà di natura pratica.
In Israele però sono stati molto efficienti nella campagna vaccinale, tant’è che attualmente su una popolazione in età vaccinabile di 6 milioni e mezzo di cittadini, hanno completato il ciclo vaccinale oltre 5 milioni e 600 mila persone, ovverto il 90% della popolazione vaccinabile totale.
Risultati decisamente soddisfacenti se non altro dal punto di vista dei numeri della campagna vaccinale, molto meno soddisfacenti dal punto di vista delle ripercussioni positive sull’andamento della pandemia, infatti come ha spiegato il coordinatore della lotta alla pandemia “la situazione è allarmante, siamo a un punto critico”.
Il primo ministro Naftali Bennett ha intanto evidenziato come Israele sia “impegnato in una campagna contro la pandemia Delta, che ha investito il mondo intero: gli apparati di difesa in prima linea in questa campagna, assieme con tutto il personale medico”. Bennett ha anche riferito che è stata formata una ‘Task Force’ nel comando delle retrovie.
Tornano restrizioni per viaggiatori e quarantena
E visto che coi vaccini il problema Covid-19 non si risolve si torna a limitare spostamenti e libertà individuale su vari livelli. Al momento lo Stato ebraico si appresta a reintrodurre alcune misure restrittive per i viaggiatori, infatti chi atterra a Tel Aviv da una trentina di Paesi compresa l’Italia deve restare in quarantena che sia vaccinato oppure no, che sia guarito dal Covid oppure no.
Inoltre le limitazioni non riguardano solo chi arriva in Israele, ma gli stessi cittadini israeliani ai quali sono preclusi i viaggi in diversi Paesi tra cui Regno Unito, Turchia, Copro e Spagna.
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