A lanciare l’allarme sulle ingenti perdite economiche che deriveranno dall’imposizione del Green Pass obbligatorio anche per accedere a tutta una serie di esercizi pubblici è Confesercenti, che stima in circa 1,5 miliardi di euro la perdita di fatturato complessiva derivante da questo ‘apartheid sanitario’.
Con il Green Pass 1,5 miliardi di euro di fatturato in meno
“Restringere l’accesso ai soli possessori del pass rischia di far perdere 1,5 miliardi di fatturato ad attività turistiche e pubblici esercizi, con una perdita di 300 milioni di fatturato per i soli bar e ristoranti” spiega Confesercenti.
Si tratta della prima volta che un’associazione di categoria si lancia in una stima concreta di quali potrebbero essere gli effetti sull’economia reale dell’introduzione dell’obbligo del cosiddetto Pass verde.
Da Confesercenti, associazione che rappresenta 350 mila piccole imprese nel commercio, turismo, servizi, artigianato e industria, precisano che “l’obbligo del green pass è meglio della chiusura forzata. Ma non è una soluzione indolore e avrà un grave impatto sulle attività economiche, a seconda della modulazione che verrà scelta”.
A impatto zero sarebbe invece il potenziamento della sanità pubblica con l’aumento dei posti letto sia nei reparti di terapia intensiva che nei reparti ordinari, e l’implementazione della medicina territoriale per il trattamento dei pazienti Covid attraverso le terapie domiciliari.
Se le ipotesi attualmente al vaglio dell’esecutivo dovessero alla fine essere complessivamente confermate, il danno economico per le imprese che dovranno limitare gli accessi ai cittadini in possesso del pass saranno ingenti. Il pass potrebbe infatti essere richiesto, differenziato e intensificato in base al colore della Regione, per viaggiare in treno, aereo e persino in bus, così pure per andare al bar o al ristorante al chiuso, ma non solo.
“Favorire la massima copertura della popolazione con le vaccinazioni deve essere una priorità” ammettono da Confesercenti “ma non si utilizzi il certificato come arma, penalizzando ancora una volta in modo ingiustificato le imprese. In particolare, i pubblici esercizi che, stando alle indiscrezioni, sarebbero tra i primi a essere sottoposti all’obbligo di green pass”.
La colpa viene data alla variante Delta, in quanto in grado di eludere i vaccini, e sarebbe per ridurre il rischio di un incremento delle ospedalizzazioni che ai non vaccinati – in grado di contrarre il virus e di trasmetterlo esattamente come i completamente vaccinati – deve essere limitato l’accesso a luoghi e mezzi pubblici.
Banchieri, Confesercenti: “il Green pass sarebbe anche di non facile attuazione”
Discriminare chi non ha accettato di farsi inoculare il vaccino attraverso l’obbligo del Green Pass sembra essere l’unica strada percorribile secondo l’attuale classe dirigente italiana, che oltre al danno economico per le imprese rischia anche di creare una preoccupante spaccatura nella popolazione con cui prima o poi si dovranno fare i conti.
Ma la strada per il Green Pass anche per accedere a bar e ristoranti è tutt’altro che spianata, infatti è lo stesso Giancarlo Banchieri, presidente di Fipet Confesercenti, a sottolineare che se si adotterà il pass verde sul modello inizialmente proposto in Francia, non sarà facile poi farlo rispettare in tutti i contesti nei quali la legge ne prevedrà l’obbligo.
“Abbiamo ripreso a lavorare da un mese, lasciateci prendere respiro” ha iniziato Banchieri “l’accesso con il green pass che potrebbe evitare nuove chiusure del settore ristorazione sarebbe anche di non facile attuazione. Che cosa comporterebbe? Che un ristoratore o un barista si dovrebbe mettere ad accertare un dato personale o si dovrebbe fidare di quello che dice il cliente?”.
Gestire gli accessi ad un locale pubblico con verifica del Green Pass non sarà facile come si può immaginare e il rischio, uno dei tanti, è che alla fine si scateni il caos.
“Io mi auguro che il governo sappia adottare la linea che danneggi meno l’economia” ha commentato invece a Il Giornale, Mauro Bussoni, segretario generale di Confesercenti “perché questo provvedimento rischia di portare l’economia indietro. Per carità, meglio della chiusura forzata, ma il 30 – 40% dei pubblici esercizi e ristoranti non ha spazio all’esterno”.
“Per il settore bar e ristorazione perdiamo il 40% di potenzialità del lavoro. Per non parlare di tutti quelli che devono andare all’estero e stanno annullando tutte le prenotazioni” ha spiegato ancora il segretario di Confesercenti “ma c’è un problema anche per i viaggi interni”.
Su questo ultimo aspetto arriva anche la conferma di Ivana Jelinic, presidente di Fiavet, associazione di imprese che operano nei settori di viaggio e turismo di Confcommercio, che ha sottolineato: “la settimana scorsa abbiamo avuto un calo del 50% delle prenotazioni”.
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