Tempi duri per il mercato dei componenti elettronici vista la pesante carenza di semiconduttori, arrivati ad essere letteralmente introvabili e con lunghe attese per avere accesso a forniture che prima erano alla portata di chiunque.
Data la forte domanda ma soprattutto per via della ormai totalmente inadeguata offerta, qualcuno sta correndo ai ripari come può, ma in questo modo si espone a rischi tutt’altro che trascurabili, peraltro in grado di coinvolgere anche i consumatori finali.
Visto che l’offerta non è in grado di soddisfare la domanda quindi qualcuno ha iniziato a proporre ai produttori dei chip contraffatti o rigenerati. I produttori che si trovano con l’acqua alla gola, pur di non tener ferma la catena di produzione, finiscono di accettare il compromesso, ma questo causa inevitabilmente un drastico calo della qualità dei prodotti venduti, con la conseguenza di ingenti danni per le aziende, ma anche per i consumatori.
Del problema della vendita ai produttori di chip contraffatti ne ha parlato anche Steve Calabria, fondatore di Independent Distributors of Electronics Association (IDEA), un’associazione commerciale globale che si occupa di programmi e buona pratiche con lo scopo di mantenere alti gli standard di qualità e far progredire l’etica e l’integrità dell’intero settore.
Al posto di chip nuovi arrivano chip dissaldati da vecchi dispostivi
Non è esattamente quel che si dice un comportamento etico, quello messo in atto da quei produttori che pur di portare avanti la produzione si rivolgono a venditori che al posto dei chip nuovi offrono chip dissaldati da vecchi dispositivi.
Un danno anche all’immagine di un intero settore che colpisce soprattutto le imprese minori. Calabria ha spiegato che “le carenze mondiali hanno aperto la porta ai criminali con l’intenzione di sfruttare il mercato dei componenti elettronici”.
Alcune aziende che non sono mai state prese in considerazione, almeno fino a questo momento, dai produttori per la fornitura dei componenti elettronici, stanno iniziando ad offrire una quantità significativa di componenti che sono divenuti ormai irreperibili. Questo è solo uno dei segnali di ciò che sta accadendo in questa fase, ma soprattutto si vedranno le conseguenze già nel medio termine.
Già, perché un prodotto realizzato con l’utilizzo di chip contraffatti non potrà mai avere la stessa qualità di un prodotto fatto con componenti nuove. Esistono già da diversi anni dispositivi mobili venduti come iPhone ma che in realtà hanno a che vedere ben poco con questi ultimi, tanto che è sufficiente una preparazione tecnologica minima per svelare la truffa.
Quando un prodotto viene realizzato con chip vecchi succede qualcosa di molto simile. Va precisato comunque che quando parliamo di chip contraffatti non ci riferiamo in senso stretto ai SoC degli smartphone, ma ad ogni estensione del termine.
Inoltre il problema non si pone indistintamente per tutti i produttori, infatti le più grandi società acquistano i loro chip direttamente dalle fonderie di chip che li producono. Sono i produttori più piccoli a rivolgersi a questo mercato dei chip contraffatti, quelle che comprano lotti più piccoli da distributori che si collocano molto più in basso nella catena di approvvigionamento.
Cos’è un chip contraffatto esattamente?
Ma quando parliamo di chip contraffatti, esattamente di cosa si tratta? In sostanza è in chip che viene dissaldato e “ripulito” per poter essere riutilizzato, vale a dire inserito in modelli di nuova produzione che usano ancora quel tipo di componente.
Tra i prodotti di qualità scadente che rischiano di inondare il mercato ci sono non solo i chip “ripuliti” ma anche chip nuovi realizzati però con soluzioni a basso costo.
Sia nel primo caso che nel secondo parliamo di componenti che permettono al dispositivo per la produzione del quale sono stati utilizzati di funzionare abbastanza bene almeno nelle fasi dei test iniziali. I malfunzionamenti arriverebbero in seguito, una volta che il dispositivo entra nel mercato, viene acquistato e quindi utilizzato.
I malfunzionamenti potrebbero subentrare molto prima di quanto non sarebbe accaduto se fossero stati utilizzati pezzi originali, e questo non è solo un problema per il consumatore finale ovviamente, che si ritrova in mano un articolo scadente, ma anche per il venditore e quindi per il produttore.
Si tratta di un problema, quello dei chip contraffatti, già noto alle aziende, che infatti si sono dotate di sistemi di verifica per distinguere i chip nuovi da quelli “ripuliti”.
Diganta Das, un ricercatore del Center for Advanced Life Cycle Engineering (CALCE) che si occupa della valutazione, ma anche della gesione e della mitigazione del rischio correlato ai prodotti elettronici, spiega che i suddetti processi vengono eventualmente messi da parte nel momento in cui la catena di produzione rischia di restare bloccata a causa della carenza dei chip necessari.
Un particolare che ovviamente è noto anche ai contraffattori o “ripulitori” di chip, che consapevoli dei livelli di pressione cui le imprese si trovano ad affrontare a causa della carenza delle forniture di determinati componenti, si fanno avanti con offerte temporizzate.
In altre parole mettono alle strette le imprese spingendole ad accettare forniture di chip rinunciando alle verifiche che la procedura normalmente impone. L’impresa si trova quindi ad acquistare a prezzi contenuti quei componenti elettronici che adesso risultano introvabili, ma che in questo caso sono contraffatti o prodotti ex novo con materiali scadenti.
Il problema però è solo rinviato, perché quando il produttore si troverà di fronte ai resi dei dispositivi difettosi dovrà per forza di cose fare i conti con le conseguenze sotto forma di danni all’immagine e cause legali.
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