Proprio in questi ultimi giorni il tema del dissenso rispetto all’utilità del vaccino è stato toccato anche da Michele Santoro, che nel corso della trasmissione Di Martedì, condotta da Giovanni Floris, ha mosso delle critiche pesanti al mondo dell’informazione nel suo insieme.

“In quale telegiornale avete sentito parlare un medico scettico sul vaccino?” ha domandato Santoro ospite a Di Martedì “e in quale telegiornale avete trovato un passante critico sulla politica di vaccinazione?”. Infatti è proprio questo che sta accadendo, se vuoi esprimere un’opinione critica rispetto ai vaccini contro il Covid sei libero di farlo naturalmente, ma di certo non davanti a un pubblico vasto come quello dei mass media, salvo sviste, è chiaro.

“I giornalisti dovrebbero controllare quello che fanno gli scienziati e i politici, ma se si trasformano da agenti di controllo in comunicatori, allora abbiamo un unico patto che tiene insieme giornalisti, scienziati e politici” spiega Santoro “questo fatto è riduttivo per la democrazia. Si può accettare che in un tg non si veda mai uno che non è d’accordo con la campagna vaccinale? Ci sarà pure qualcuno che quando arriva il giornalista dica: ‘non mi voglio vaccinare’.

In studio le repliche alle affermazioni di Santoro hanno offerto la misura di quello che è oggi il dibattito, dapprima con Floris che in modo nemmeno tanto obliquo accosta chi non è favorevole al vaccino contro il Covid ai terrapiattisti, poi con Sorgi e Sallusti che hanno accusato Michele Santoro di essere diventato un simpatizzante no-vax.

La replica di Santoro ha messo a tacere le puerili obiezioni mosse dagli altri ospiti. “Ho fatto il vaccino” ha chiarito subito Santoro “sono assolutamente favorevole. Siccome dico che bisogna rappresentare l’opinione dei no-vax divento un no-vax. È un atteggiamento che non si può accettare. Quindi se sono no-vax non devo pagare il canone Rai in quanto non ho diritto a veder rappresentata la mia opinione”.

Ci sarebbe anche da precisare che essere contrari al vaccino per il Covid-19 non significa affatto essere no-vax, ma semplicemente esercitare il proprio diritto di valutare rischi e benefici di un farmaco come milioni di altri (ma questo per di più sperimentale), e stabilire cosa è meglio per sé stessi senza pressioni o imposizioni dall’alto.

“Questo blocco ha reso inerte il dibattito democratico, quasi inutile” ha continuato poi Santoro “se devo stare fermo a casa non è detto che la tv debba ammorbarmi con cose tutte uguali. Sono fermo? Allora fatemi vedere un dibattito. Non siamo potuti uscire, non ci siamo potuti parlare, non ci siamo potuti riunire. Per voi è un momento in cui la democrazia galoppa? Questo per voi è un momento democratico?

“Se voglio fondare un partito, dovrò poter andare in una piazza. Il dibattito che c’è in rete per voi è la vera democrazia? Non c’è più bisogno di gente che si incontra? Ci si incontra sulla rete con l’algoritmo di facebook che decide a quante persone fare arrivare un messaggio”.

Michele Santoro coglie l’occasione per portare ulteriori spunti di riflessione, spingere il pubblico, e i potenziali lettori del libro che sta sponsorizzando, a far nascere qualche dubbio e porsi qualche domanda su quello che sta accadendo in Italia e nel mondo.

“Abbiamo avuto manifestazioni di massa recentemente” ha detto Santoro, riferendosi probabilmente anche al caso dei festeggiamenti per lo scudetto dell’Inter in piazza e per le strade di Milano “sono passati giorni, avremmo dovuto vedere delle impennate dei contagi. Invece non è accaduto. A parte la retorica, non abbiamo studiato a fondo la dinamica di questo virus”.

“I virologi su che basi studiano?” domanda quindi Santoro “dovremmo avere dati empirici. Vorrei capire sperimentalmente che succede in un ristorante, quali pericoli effettivi ci sono. Manca lo studio accurato, mancano i dati analitici che ci possono far comportare in un modo invece che in un altro, scegliere certe precauzioni piuttosto che altre”.

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