L’Italia è uno dei Paesi che ha scelto la strada dei lockdown e delle misure restrittive per gestire la diffusione del Sars-nCoV-2, e su scala globale il nostro è tra i Paesi che hanno adottato le misure di contenimento più severe. Altri Paesi invece hanno scelto strade completamente diverse registrando un numero di decessi per Covid persino più basso di quello italiano.
L’Italia infatti, oltre ad essere tra i Paesi che hanno scelto la via del rigore tanto cara al ministro della Salute Roberto Speranza, è uno dei Paesi con il più alto numero di decessi Covid al mondo.
Le limitazioni agli spostamenti imposte dal governo, le chiusure delle attività, e il lockdown nazionale dei mesi di marzo-aprile 2020, hanno prodotto la più grave crisi economica dal dopoguerra, e tutto questo senza nemmeno aver ottenuto risultati apprezzabili nel preservare la salute pubblica ed in particolare dei soggetti più anziani e vulnerabili.
Secondo l’analisi di Coldiretti in Italia 1 milione di poveri in più rispetto a un anno fa
La crisi economica causata non dal Covid in sé bensì dalle misure restrittive imposte dal governo, ha già presentato una parte del conto con il picco di disoccupazione, con il preoccupante incremento delle disuguaglianze, con l’aumento dei casi di famiglie che non riescono a pagare il mutuo e che si ritrovano con la casa messa all’asta.
Ma per avere un quadro più completo di quello che questa politica di restrizioni sta provocando nel nostro Paese è sicuramente il caso di dare un’occhiata alla recente analisi di Coldiretti divulgata in occasione del Venerdì Santo.
Secondo Coldiretti oggi sono 5,6 milioni gli Italiani che si trovano in condizioni di povertà assoluta. Su La Stampa viene riportato che dall’analisi di Coldiretti si evince che ci sono 1 milione di poveri in più rispetto a un anno fa, e questo ci porta al record negativo dall’inizio del secolo.
Sul sito di Coldiretti leggiamo che l’analisi si fonda sui dati Istat ed è stata “divulgata in occasione dell’importante operazione di solidarietà del sistema agroalimentare italiano”.
Tra i nuovi poveri mamme a papà single
Il drastico peggioramento delle condizioni economiche si è registrato soprattutto nelle Regioni del Centro Italia, dove il 30,5% delle famiglie risulta coinvolto in questa spirale innescata dalle misure di contenimento imposte in tutto il Paese. Al Nord il peggioramento delle condizioni economiche ha interessato il 28,8% della popolazione mentre al Sud il 27,7%.
Ma è soprattutto al Nord che cresce il numero dei cittadini che si trovano in condizioni di povertà assoluta. Nelle Regioni settentrionali del Paese infatti i poveri passano dal 6,8% del totale al 9,4%. A pagare il prezzo più alto della politica di chiusure del governo Conte prima e del governo Draghi ora, sono soprattutto le mamme e i papà single e le coppie con uno o due figli.
Tra i cittadini in povertà assoluta persone che non avevano mai sperimentato simili condizioni di vita
Tra i nuovi poveri troviamo le persone che hanno perso il lavoro, i piccoli commercianti o gli artigiani che si sono trovati costretti a chiudere l’attività, ma anche i lavoratori in nero, che non hanno accesso a sussidi in grado di sopperire all’assenza delle entrate che avevano prima dell’arrivo del Covid, né ad aiuti pubblici, e che non avevano risparmi da parte.
A fare la fila per un pasto caldo o in generale a dover contare sulle opere di solidarietà per poter mangiare sono persone che non avevano mai sperimentato prima condizioni di vita così problematiche.
Coldiretti lancia l’allarme anche per l’incremento del numero dei bambini e ragazzi under 18 che si trovano ora in condizioni di povertà. Si è infatti registrato un aumento di 209 mila unità rispetto all’anno precedente, arrivando a 1 milione e 346 mila bambini e ragazzi poveri con ripercussioni sui livelli di istruzione ed integrazione aumentando l’area del disagio e i rischi di comportamenti antisociali.
Per Coldiretti si tratta solo della punta dell’iceberg
L’analisi di Coldiretti non lascia molto spazio ai dubbi. A determinare la situazione drammatica sopra descritta sono state le chiusure imposte con l’arrivo del Coronavirus, ma soprattutto è allarmante il fatto che secondo l’associazione quello che stiamo commentando non è altro che la punta dell’iceberg delle difficoltà in cui si trova i Paese.
Le chiusure imposte per i tre giorni delle festività di Pasqua costano circa 1,7 miliardi di euro solo se si contano i 360 mila ristoranti costretti a lasciare le saracinesche abbassate nel rispetto delle imposizioni decise dal governo Drghi sulla base delle indicazioni del Comitato Tecnico Scientifico.
Gli effetti su fatturati e occupazione non potranno che essere devastanti, e ricadranno anche sull’intero sistema turistico “con il sostanziale azzeramento delle presenze che si trasferisce a valanga sull’insieme dell’economia per il crollo delle spese per alloggio, trasporti, divertimenti, shopping e souvenir” riporta La Stampa.
Secondo l’indagine di Coldiretti-Ixé, se non fosse stata operata un’ulteriore stretta con l’arrivo delle festività di Pasqua, circa un italiano su tre (32%) avrebbe colto l’occasione per concedersi una vacanza. Andare in vacanza peraltro è permesso anche agli Italiani, a patto che vadano all’estero, ad essere vietate sono le vacanze in Italia.
Non solo, perché se agli Italiani è permesso andare a fare le vacanze all’estero – scegliendo naturalmente tra le numerose mete dove le misure di contenimento adottate sono molto più blande delle nostre, permettendo così del turismo tutto sommato ‘normale’ – agli stranieri di certo non conviene venire a fare le vacanze in Italia visto che non potrebbero muoversi dal proprio alloggio.
Sarebbero stati circa 4,5 milioni gli stranieri che avrebbero scelto l’Italia come meta per le vacanze di Pasqua stando all’analisi di Coldiretti sui dati di Bankitalia. A pagare le spese di queste decisioni politiche saranno anche gli oltre 24 mila agriturismi presenti in Italia che hanno deciso di aderire all’iniziativa promossa da Coldiretti, Filiera Italia e Campagna Amica con la partecipazione delle più rilevanti realtà economiche e sociali del Paese con l’offerta dei migliori prodotti agroalimentari del Made in Italy.
Ad ogni famiglia in condizioni di povertà viene offerto un pacco con oltre 50 chili di prodotti 100% made in Italy tra i quali pasta, riso, Parmigiano Reggiano e Grana Padano, ma anche biscotti, sughi, salsa di pomodoro, tonno sott’olio, dolci e colombe pasquali, e molti altri generi alimentari.
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