La tassa patrimoniale è molto temuta in Italia, forse per via della brutta esperienza con la patrimoniale imposta dal governo Amato all’inizio degli anni ’90. Allora però lo Stato andò ad infilare le mani direttamente nei conti corrente di centinaia di migliaia di cittadini, che non erano esattamente dei super-ricchi, ma solo dei piccoli risparmiatori.
Da quando l’Europa, ed in particolare l’Italia, è sprofondata nella più grave crisi economica dal dopoguerra, si è parlato pià volte della possibilità che una nuova tassa patrimoniale sia imposta per rimettere a posto i conti pubblici. Tuttavia ancora non è stato fatto nulla in tal senso, e le varie forze politiche si sono sbracciate, almeno fino ad oggi per rassicurare i risparmiatori.
Eppure una tassa patrimoniale dovrebbe essere vista sotto una luce completamente diversa, e la maggior parte dei cittadini italiani dovrebbe vederla come una misura che va a loro vantaggio. La patrimoniale dovrebbe infatti colpire i grandi patrimoni, a cominciare da quelli immobiliari, ed è proprio su una patrimoniale di questo tipo che la Corte dei Conti si è recentemente espressa in modo favorevole.
Sì alla tassa patrimoniale, il parere della Corte dei Conti
Gli Italiani si sentono quasi rabbrividire al solo pronunciare la tassa patrimoniale, e quale che sia la ragione di tale istintiva repulsione, il tema andrebbe affrontato invece in maniera seria e con spirito critico.
Un tema sul quale è giunto proprio nei giorni scorsi il parere del presidente della Corte dei Conti, Guido Carlino, in quale nel corso del suo intervento alla Camera dei Deputati ha definito la tassa patrimoniale come “auspicabile”.
Già nel pomeriggio però il presidente della Corte dei Conti è tornato sull’argomento per le dovute precisazioni. “La Corte dei Conti non ha proposto alcuna patrimoniale” ha dovuto chiarire Carlino “semplicemente ritiene preferibile una riorganizzazione delle imposte patrimoniali esistenti (IMU, Imposta di bollo sui valori finanziari, Ivie sugli immobili esteri, Ivafe sulle attività finanziarie all’estero, ecc.) e, in particolare di quelle che riguardano i patrimoni immobiliari”.
Il parere della Corte dei Conti ottiene poco o nessun risalto
Non si parlerebbe quindi di una patrimoniale che andrebbe a colpire pressoché tutti i cittadini, ma di una tassa sui patrimoni dei super ricchi. È questa la patrimoniale “auspicabile” secondo il presidente della Corte dei Conti, ma l’idea di tassare i grandi patrimoni non ottiene un grande risalto.
C’è da dire che è da illusi aspettarsi che i media mainstream possano dare risalto ad una notizia che va apertamente contro gli interessi di proprietari e finanziatori di quegli stessi media.
Un esempio pratico lo abbiamo in questa occasione, basta vedere che alla notizia il Corriere della Sera ha dedicato solo un trafiletto a pagina 34, mentre su Repubblica conquista una colonnina a pagina 24. Anche su Il Sole 24 Ore e su La Stampa si parla il meno possibile di questo argomento spinoso.
Il ‘caso’ vuole che la famiglia Agnelli e soci di Confindustria siano proprietari tra le altre cose di Repubblica, Stampa e Il Sole 24 Ore, e sarebbero proprio loro tra i pochissimi in Italia che finirebbero per essere colpiti da una tassa patrimoniale fatta come suggeriva il presidente della Corte dei Conti.
La tassa patrimoniale negli altri Paesi
Se in Italia di tassa patrimoniale si fa fatica a parlare, all’estero l’argomento si può toccare con più facilità, e proprio ieri, come riportato da Il Fatto Quotidiano, è comparso un articolo sul Financial Times.
“in Gran Bretagna e Stati Uniti c’è una cosa molto semplice da fare in questa fase di emergenza sanitaria: una tassa sulla ricchezza” scrive il finanziere Tim Bond sul FT. Un provvedimento che in realtà risulterebbe anche popolare come lo stesso Bond sottolinea citando le sue fonti.
Il dato emerge da un sondaggio effettuato da Reuters/Ipsos, che evidenzia come il 64% dei cittadini statunitensi sia a favore di una tassa patrimoniale che colpisca i più ricchi.
Sarebbe infatti l’intervento pià logico in un contesto come quello che stiamo vivendo. Senza contare che già negli anni scorsi si è assistito ad un rimodellamento dei sistemi fiscali che ha pesantemente avvantaggiato i ceti più abbienti.
Invece quello che vediamo ancora oggi è che il sistema fiscale continua ad essere sbilanciato a favore delle classi più ricche. Ma questo quantomeno produce effetti benefici sull’economia? In realtà no, secondo una ricerca della London School of Economics.
È il momento opportuno per una patrimoniale che colpisca solo i super ricchi
Quella di imporre una tassa sulle grandi ricchezze potrebbe essere una soluzione efficace per iniziare ad intervenire su quegli squilibri che affliggono l’economia globale, e la crisi economica che stiamo vivendo potrebbe essere proprio il momento più adatto per farlo.
“Se non ora quando?” ha domandato di recente uno dei capi economisti della banca mondiale, Jim Brumby. Ma si sta effettivamente affrontando l’argomento in diversi Paesi del mondo, come Stati Uniti, Regno Unito, Germania, Francia, Spagnia, ma anche Argentina e Sud Africa.
A consigliare un intervento in tal senso sono anche l’Ocse e il Fondo Monetario Internazionale, ma in Italia ancora nessun accenno a questa prospettiva. Nel nostro Paese si continua a pensare che una patrimoniale debba necessariamente colpire una estesa platea di risparmiatori, e non essere invece rivolta ai pochi super ricchi in modo da alleggerire il carico fiscale su tutti gli altri.
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