Quando nel mondo si registrano oltre 92 milioni di casi di persone positive al Coronavirus, per quanto l’affidabilità dei test sui quali ci si basa per giungere a questo dato sia suscettibile di significative oscillazioni, in Italia e negli altri Paesi dell’Ue si cerca di accelerare il passo nell’ambito della campagna vaccinale.
Si tratta di un vaccino sperimentale, quello che i Paesi dell’Ue stanno distribuendo di gran lena alla popolazione, ma questo è uno degli aspetti che si cerca di sottolineare il meno possibile. Si parla invece di un vaccino sicuro al 95%, che permetterà a tutti di essere protetti dal contagio, anche se, e questo è stato più volte ribadito da più e più fonti, il vaccino non rappresenta un certificato di libertà.
Il quadro complessivo è questo, pur delineato a grossi tratti, ed è in questo contesto che si colloca la corsa al vaccino dell’Italia, che come confermato dal commissario straordinario all’emergenza, Domenico Arcuri, ha già vaccinato l’1,5% della popolazione.
In Italia vaccinato l’1,5% della popolazione
Nel corso della recente conferenza stampa, il commissario Arcuri ha prima di tutto ricordato i numeri ed ha poi evidenziato che “il virus continua ad avanzare e a dilagare” e che dovunque “si fa fatica a debellare la seconda ondata”.
Insomma a sentire Arcuri il vaccino è l’unica arma di cui disponiamo, ed è proprio per questo che ci si deve dar da fare per vaccinare quante più persone possibile in tempi più rapidi possibile. Non accenna all’efficacia di altri trattamenti, pur dimostrata, dall’idrossiclorochina alla cura con il plasma iperimmune, né evidenzia l’importanza del ruolo che possono svolgere i medici di base.
Tutto ciò finisce in secondo piano, si eclissa dietro la comparsa del vaccino che, come chiariscono le stesse case farmaceutiche che lo producono, non ha terminato le fasi di sperimentazioni previste per l’iter di approvazione e distribuzione del farmaco.
L’Italia però va avanti e cerca di accelerare il passo vaccinando il maggior numero di cittadini possibile. In Italia ad oggi è stato vaccinato circa l’1,5% della popolazione, contro l’1% della Germania e lo 0,37% della Francia. Una bella sorpresa per chi parte sfiduciato verso il proprio Paese, che in questo ambito sta mostrando maggior efficacia persino di Francia e Germania, eppure già questo un paio di domande le dovrebbe stimolare.
Proprio l’Italia, che in efficienza non si è mai distinta, diventa così “il primo Paese in Europa per la somministrazione dei vaccini” fa sapere il commissario Arcuri, con “al momento 910 mila persone, pari al 64% delle dosi arrivate e distribuite”.
Arcuri però tenta di frenare l’entusiasmo: “è tutt’altro che un segno di un trionfalismo, siamo all’inizio di un lungo cammino che abbiamo iniziato nel migliore dei modi”.
In Italia una persona su 25 ha avuto il Coronavirus
I toni di Arcuri non lasciano trapelare comunque molto ottimismo. Il ritratto del virus è quello di una piaga implacabile, per quanto la sua letalità non sia neppure lontanamente paragonabile ad esempio a quella della Sars, e le sue caratteristiche lo rendano in tutto molto più simile ad un virus influenzale.
“Il virus è tra noi e cresce” ricorda quindi Arcuri, ma poi si trova costretto ad ammettere anche che “da qualche giorno la pressione sulle terapie intensive si riduce” eppure si vanno facendo ancora più stringenti le misure restrittive imposte dall’esecutivo.
Ad aver contratto il virus dall’inizio della pandemia è almeno un italiano su 25, senza contare naturalmente tutti coloro che hanno avuto il virus, senza mostrare alcun sintomo, e senza mai fare un tampone.
I tamponi positivi sono in tutto 2.336.279 in Italia a cominciare dall’inizio di questa emergenza, ed oggi sono 561.380 le persone che risultano positive. Il totale dei decessi (compresi tutti coloro che sono morti per altre cause, anche senza mostrare alcun sintomo del Covid, che essendo risultati positivi al Covid, anche senza esserlo necessariamente al momento del decesso, sono stati comunque classificati come decessi Covid) ha raggiunto il totale di 80.848 persone.
Un numero nel quale vanno quindi a confluire una non meglio precisata porzione dei decessi che negli anni scorsi venivano annoverati tra tutte le altre cause, dall’infarto all’influenza, dalla polmonite al cancro. Se sei positivo al Covid, stando alle direttive impartite dal Ministero della Salute, puoi anche morire di incidente, vieni comunque conteggiato come decesso Covid.
Detto questo per semplice dovere di cronaca e di completezza dell’informazione, torniamo ai numeri del Covid in Italia. Il 95,4% delle persone che risultano positive al Covid non mostra alcun sintomo o mostra sintomi lievi. Il che significa che il tasso di ospedalizzazione per il Covid è del 4,1%, mentre solo lo 0,5% finisce in terapia intensiva.
Il vaccino unica soluzione?
La strada del vaccino è una strada sicuramente valida, da seguire con in massimo impegno nell’interesse della collettività, e quando il vaccino sarà stato ampiamente sperimentato, e sarà stato possibile conoscerne gli effetti sia nel breve che nel lungo periodo, allora potrà rappresentare una valida arma contro il Covid-19.
Al momento quello che abbiamo, come sottolineato da più esperti e dalle stesse case farmaceutiche è un vaccino la cui sperimentazione non è stata ancora completata. Infatti chi si sottopone al vaccino anti-Covid della Pfizer dovrà firmare una liberatoria nella quale è scritto chiaro e tondo al punto 10 che “non è possibile al momento prevedere danni a lunga distanza”.
Ed è ovvio che sia così visto che la sperimentazione è iniziata sì e no una decina di mesi fa, e che occorrono anni per valutare tutti i rischi potenzialmente connessi alla somministrazione di un vaccino. Un concetto che viene anche sottolineato da AffariItaliani, dove si legge che “il meccanismo di funzionamento del vaccino, proprio perché sollecita l’organismo ad un’azione di allerta continua, potrebbe scatenare nell’organismo azioni non prevedibili. Siamo nella totale incertezza”.
Nessun problema dunque se ci si vuole vaccinare comunque, l’importante è farlo in maniera consapevole. Tra le altre cose da sapere poi non dimentichiamo un importante dettaglio: il vaccino non conferisce un certificato di libertà.
Nella pagina delle FAQ del sito dell’Aifa (Agenzia Italiana del Farmaco) viene infatti detto in modo molto chiaro: non si sa ancora se il vaccino impedisca di contrarre il virus o solo di manifestare la malattia, e non si sa quindi se chi è vaccinato è ancora potenzialmente contagioso oppure no.
Sono molte le cose che non si sanno sul vaccino anti-Covid, ed è normale che sia così per un vaccino sperimentale. Ma si respira un clima di grande fiducia tra le istituzioni, con Arcuri che spinge per avere più dosi: “serve una quantità di dosi di vaccino, un piano articolato e complesso di distribuzione delle dosi nel minor tempo possibile e nel numero maggiori di luoghi. E un insieme di donne, uomini e strutture per somministrare il vaccino”.
Patentino vaccinale? Arcuri: “non è una cattiva idea”
Va bene quindi distribuire il vaccino anti-Covid, pur essendo ancora impossibile rispondere a molte domande sulla sua efficacia e sui possibili effetti nel lungo periodo, ma sembra che l’Italia stia andando ben oltre il semplice offrire il vaccino a chi intende sottoporvisi.
Si parla da tempo della possibilità di introdurre un obbligo vaccinale, ma si tratta di una strada che di fatto non è percorribile. In compenso si fa sempre più pressante l’idea di introdurre una sorta di patentino vaccinale, grazie al quale chi è vaccinato contro il Covid può accedere a determinati servizi, mentre chi non lo è resterebbe tagliato fuori dalla società.
Una sorta di moderno apartheid in chiave sanitaria, al quale il commissario Arcuri si è sostanzialmente dichiarato favorevole. Su IlSole24Ore a tal proposito leggiamo infatti che l’idea di un patentino vaccinale per rilanciare il ritorno alle attività al più presto “non è una cattiva idea” secondo Arcuri, che aggiunge poi: “aspetto che ci sia una decisione definitiva su questo”.
Come funziona il patentino vaccinale? Niente voli, palestre, cinema, hotel
Il vaccino non può essere reso obbligatorio, non in un Paese come l’Italia se non altro, che dovrebbe essere fondato su basi profondamente democratiche e liberali, eppure nonostante questo la strada che si sta prendendo ha ben poco dei principi di libertà ed uguaglianza di cui è pregna la nostra Costituzione.
Il patentino vaccinale sul quale Domenico Arcuri si è espresso con parere favorevole, limiterebbe i diritti di tutti quei cittadini che per ragioni legittime non intendono sottoporsi al vaccino anti-Covid, tanto più che al momento vi sono ancora molte domande che restano senza risposta sia sull’efficacia che sui possibili effetti collaterali del vaccino.
Alcuni ritengono che chi non fa il vaccino mette a rischio la salute degli altri, un discorso che evidentemente si doveva fare anche negli anni scorsi nell’ambito del vaccino contro l’influenza, ma che viene fatto solo ora. Qualcuno obietterebbe che il Covid-19 è più pericoloso dell’influenza stagionale, ma quanto più pericoloso? E chi è che stabilisce qual è la soglia di pericolosità di un virus oltre la quale è giusto imporre la vaccinazione, o emarginare dalla società chi non si vaccina?
Stiamo parlando del Covid, non dell’ebola. Parliamo di un virus che può essere curato, un virus del quale ora sappiamo molto più di quanto non sapessimo a marzo-aprile 2020, e per il quale abbiamo delle terapie efficaci. Parliamo di un virus per il quale in alcuni Paesi del mondo non è stata imposta alcuna restrizione, niente mascherine, niente distanziamento, niente chiusure degli esercizi commerciali, e nonostante ciò in quei Paesi non si è verificata alcuna ecatombe.
In Italia ogni anno muoiono mediamente 600 mila persone, il che ci porta ad un numero di decessi di oltre 1.600 al giorno in situazione di normalità. Inoltre tra il 2014 ed il 2015 c’è stato un aumento del numero dei decessi di circa 54 mila persone. Stando ai dati ISTAT nel 2014 in Italia si sono registrati 599.000 decessi, contro i 653.000 del 2015, il che dimostra che anche senza nessuna pandemia globale il numero dei decessi può subire impennate anomale.
Ma torniamo al Covid, e alla questione del vaccino. Il premier continua a ripetere che “non ci sarà vincolo di obbligatorietà”, in compenso però chi sceglie di fare il vaccino potrà avere “una maggiore mobilità”, e qui entra in gioco appunto il patentino vaccinale.
Ma come funzionerebbe questo patentino vaccinale? Ce ne parla Il Messaggero spiegando che “l’idea è quella di una sorta di patentino digitale dell’immunizzazione. Un certificato da avere sempre con sé che permetterebbe di accedere ad hotel, palestre, piscine, cinema, teatri, voli. Vale a dire a tutte quelle attività ritenute non essenziali che sono state oggetto di chiusura o fortissime limitazioni”.
Una proposta che potrebbe iniziare ad essere valutata già in questi giorni, e che in caso di parere positivo dell’esecutivo potrebbe limitare fortemente le libertà di alcuni cittadini. Non ci sarebbe da stupirsi allora se un domani davanti all’entrata di cinema e teatri troveremo affisso un annuncio riportante la scritta: “vietato l’ingresso a chi non è vaccinato e ai cani”.
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