Non ne vuole sapere l’Austria, di chiudere gli impianti sciistici, nonostante l’Europa, o quantomeno le maggiori capitali dell’Ue, vale a dire Berlino, Parigi e Roma, sembrerebbero unanimi nel voler operare una stretta per l’intero turismo di montagna.

Niente vacanze sulla neve aveva proclamato il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, annunciando l’ennesimo sacrifico che avrebbero dovuto fare i cittadini, e dando il colpo di grazia all’intero comparto, reduce tra l’altro di una stagione, quella 2019-2020, che non era delle migliori nemmeno prima dell’arrivo del Coronavirus.

Il tentativo dei governi italiano, francese e tedesco potrebbe finire zampe all’aria ‘per colpa’ dell’Austria, che ha detto categoricamente no alla proposta di chiudere gli impianti sciistici. La paura è che possa verificarsi un nuovo focolaio legato al turismo di montagna, come quello che nel corso della prima ondata aveva interessato la località di Ischgl, meta molto gettonata dagli sciatori.

Il premier Conte voleva un coordinamento dell’intera Ue per evitare che gli italiani che ancora se lo possono permettere raggiungano durante le festività natalizie le varie stazioni sciistiche. E al suo fianco il presidente del Consiglio italiano ha anche trovato l’esecutivo di Francia e Germania, ma non quello dell’Austria, che tra l’altro non ha esitato a chiedere, in caso di chiusura obbligata, un risarcimento da Bruxelles.

L’Austria non chiuderà gli impianti sciistici

A chiarire le intenzioni del governo austriaco sono stati il ministro delle Finanze, Gernot Bluemel, e la ministra del Turismo Elisabeth Koestinger. Quest’ultima ha infatti dichiarato: “non posso condividere l’iniziativa italiana. In Austria ci sarà di certo un turismo invernale. I nostri operatori turistici si baseranno su un ampio protocollo di sicurezza, l’après ski per esempio non sarà consentito”.

La ministra del Turismo ha detto chiaramente che a suo parere la responsabilità dei contagi non è da attribuire esclusivamente al turismo e agli esercizi pubblici. Inoltre da Vienna fanno sapere che nel caso in cui Bruxelles dovesse decidere di far chiudere gli impianti sciistici, l’Austria si aspetta un risarcimento non da poco.

Il settore in Austria dà infatti lavoro a 700.000 persone, come la stessa Koestinger ha spiegato, ed un eventuale stop peserebbe per circa 2 miliardi di euro. La ministra del Turismo ha quindi avanzato la proposta di fondi diretti che lo Stato potrebbe redistribuire alle aziende interessate, oppure una riduzione del contributo che l’Austria versa nelle casse dell’Unione Europea.

Germania e Francia in linea con l’Italia

Ma se l’Austria ha detto di no alla chiusura degli impianti, la Germania e la Francia si sono mostrate perfettamente in linea con la proposta del premier Giuseppe Conte. La Baviera, uno dei lander più influenti in Germania ha espresso parere favorevole alla chiusura degli impianti sciistici di tutta l’Europa.

Il governatore della Bavaria, Markus Soeder, in occasione di una seduta del Parlamento regionale a Monaco ha dichiarato: “se vogliamo tenere aperte le frontiere, abbiamo anche bisogno di un accordo chiaro per quello che riguarda le attività sciistiche”.

Secondo quanto riportato dallo Spiegel online il governatore bavarese avrebbe anche affermato che in caso contrario “se qualcuno va a sciare nelle zone a rischio, deve sottoporsi ad una quarantena di dieci giorni. Io però preferirei una intesa condivisa a livello europeo”.

Il premier francese Jean Castex ha espresso una posizione meno netto riguardo la chiusura degli impianti sci di tutta l’Ue, annunciando infatti una decisione tra dieci giorni. “Tenuto conto dei tempi di preparazione necessari per consentire un’eventuale apertura per le ferie di fine anno, nei prossimi dieci giorni verrà presa una decisione che sarà basata sull’evoluzione della situazione sanitaria e assicurando di essere il più possibile coerenti con i nostri Paesi vicini”.

Infatti il problema dei Paesi vicini non va sottovalutato, perché se Italia e Germania chiudono gli impianti ma l’Austria li tiene aperti, dove andranno a sciare i cittadini italiani e tedeschi, specie quelli che abitano a pochi chilometri dal confine? E questo non solo vanificherebbe la chiusura degli impianti sciistici perché non si produrrebbe alcun risultato in fatto di contenimento dei contagi, ma si penalizzerebbe al tempo stesso, e inutilmente, l’intero comparto italiano e tedesco.

Anche la Commissione europea sembra voler valutare attentamente la situazione. Il portavoce della presidente Ursula von der Leyen, Eric Mamer, ha dichiarato che la chiusura degli impianti sciistici nell’Ue “non era un tema in agenda” della riunione di oggi del Collegio dei commissari e che “tantomeno è stato discusso”.

Aprono gli impianti di Polonia e Spagna. Finlandia, Svezia e Svizzera non hanno mai chiuso

E mentre i governi di Italia e Germania non sembrano intenzionati ad esitare a chiudere gli impianti sciistici, in altri Paesi evidentemente hanno un approccio completamente diverso, anche in quelli in cui sono state imposte misure restrittive molto simili a quelle italiane, come la Spagna appunto.

La Polonia ha già fatto sapere che presto riapriranno gli impianti sciistici, ma ha anche precisato che l’accesso sarà riservato ai soli turisti locali. In Svezia e in Finlandia gli impianti sciistici non sono mai stati chiusi, e questo non dovrebbe stupire visto che in Svezia in particolare non c’è mai stato alcun lockdown e la situazione dei contagi oggi è decisamente migliore di quella italiana.

Nemmeno in Svizzera gli impianti sciistici erano stati chiusi. E nel frattempo la Spagna ha già fatto sapere di essere pronta a far riaprire gli impianti sciistici dei Pirenei e della Sierra Nevada.

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