Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte aveva parlato in alcune occasioni della possibilità, attraverso l’adozione di misure restrittive più efficaci, di arrivare al periodo natalizio con una situazione emergenziale meno complessa, e di poter quindi trascorrere un “Natale più sereno”.

Stando agli ultimi dati raccolti ed elaborati dalla Cabina di Regia, le misure di contenimento imposte con il Dpcm del 5 novembre starebbero iniziando a dare i loro frutti, con una riduzione anche piuttosto rilevante in alcune Regioni, dell’indice Rt. Questo potrebbe rendere possibile anzitutto un allentamento del coprifuoco, ora fissato alle 22 su tutto il territorio nazionale, che potrebbe slittare alle 24.

Nel frattempo si avvicina il Natale, e sebbene alcuni virologi – come quell’Andrea Crisanti che fu definito da Giorgio Palù “un esperto di zanzare” essendo effettivamente un entomologo – chiedano di “approfittare del Natale per chiudere tutto”, la strada che il governo imboccherà sarà probabilmente diversa.

L’esecutivo infatti sembra decisamente più incline a modulare le prescrizioni contenute nell’ultimo Dpcm per approdare al decreto da emanare il 3 dicembre, con il quale di fatto verranno stabilite le misure da rispettare per le festività natalizie.

Mancano ancora 40 giorni al Natale, ma ne mancano molti meno all’inizio dello shopping natalizio, e sarà nelle prossime due settimane che un eventuale miglioramento della situazione dal punto di vista della diffusione del virus farà propendere l’esecutivo per un sostanziale allentamento delle misure restrittive.

Alcune regioni verso la zona rossa, ma con un’ordinanza regionale

E per poter ottenere questa generosa concessione alcune Regioni hanno già iniziato a muoversi con una ulteriore stretta. Tra queste troviamo l’Abruzzo, che di fatto diventa una sorta di zona Rossa, pur non rientrando nella fascia rossa ma in quella arancione.

Il presidente della Regione Abruzzo, Marco Marsilio, sembra infatti essere pronto a firmare un’ordinanza con la quale a partire da domani sera l’intera regione diventa zona rossa. il che significa che chiuderanno le scuole e i centri commerciali, e sarà vietato uscire di casa se non per comprovate esigenze lavorative, motivi di salute o di assoluta necessità e urgenza.

Anche la Basilicata si è mossa in questa direzione, chiudendo tutte le scuole, mentre Veneto e Liguria hanno emesso ordinanze più restrittive con l’obiettivo di “tornare a vivere a Natale” come ha detto il governatore Giovanni Toti.

Nel Dpcm del 3 dicembre più raccomandazioni e meno divieti

Una delle novità che verranno probabilmente introdotte con il Dpcm del 3 dicembre riguarda il coprifuoco, che potrebbe slittare dalle 22 alle 24, e potrebbe persino essere del tutto cancellato nei giorni di festa.

A dicembre però l’esecutivo potrebbe muoversi addirittura con due provvedimenti diversi in due tempi. Si pone anzitutto la necessità di regolare le chiusure e le riaperture fino a ridosso del Natale, che permetta ai commercianti di recuperare qualcosina vista la drammatica situazione economica in cui versa l’intero Paese proprio per via delle restrizioni imposte dall’esecutivo.

In secondo luogo l’esecutivo ritiene necessario dare la possibilità alle famiglie di festeggiare il Natale senza far pesare sul clima di terrore prodotto da mesi a questa parte, ulteriori restrizioni che aggraverebbero ulteriormente una situazione che sia dal punto di vista economico che sociale si è fatta da tempo ampiamente insostenibile.

Il Dpcm del 3 dicembre dovrebbe rendere possibile lo shopping e non solo nelle regioni in zona gialla, con orari contingentati però, e con una divisione per fasce di età come stanno già facendo alcune regioni. Resterà l’obbligo nei ristoranti di rispettare il limite massimo di sei persone al tavolo, il che significa che molti preferiranno fare il cenone a casa.

E qui entra in gioco la raccomandazione, visto che obbligo non può essere, di limitare gli inviti ai soli parenti di primo grado. Così da una parte si impone il numero di 6 persone al tavolo nei ristoranti, penalizzando pesantemente i ristoratori, dall’altro si fa affidamento sul buon senso dei cittadini, che però potrebbero decidere di ignorare le raccomandazioni.

In questo modo si ottiene un duplice risultato: da una parte si stroncano le prospettive di guadagno dei ristoratori nel periodo natalizio, e dall’altra si fa affidamento sul buon senso dei cittadini che nelle proprie case potranno naturalmente ignorare le raccomandazioni con tutto ciò che ne deriva in termini di aumento del numero dei casi.

Se l’indice Rt dovesse effettivamente scendere al di sotto di 1 si potrebbe avere la riapertura di bar e ristoranti anche nelle ore serali, e potrebbero essere rimosse le limitazioni relative agli spostamenti tra regioni, a patto che lo spostamento avvenga tra regioni con un livello di rischio altrettanto basso.

Il Dpcm del 3 dicembre dovrebbe contenere diverse raccomandazioni più che nuovi obblighi. Bisogna tener conto del fatto che si è già fatto ampiamente ricorso allo smart working, e che sia le scuole che le università sono chiuse da tempo, il che significa che difficilmente si verificheranno quegli esodi di massa che si sono visti in occasione della prima ondata del Coronavirus.

A spostarsi saranno quei cittadini che lo fanno per ricongiungersi coi familiari principalmente, che tra l’altro sono già consentiti anche adesso persino nelle zone rosse, per chi risiede in un Comune diverso da quello in cui abita.

In vista del Natale un cauto ottimismo

Ma qual è la situazione dal punto di vista dei contagi? Sembra che ci siano tutte le premesse per concedersi un cauto ottimismo in vista dell’arrivo delle festività natalizie, ed il motivo è presto detto.

Basta dare uno sguardo alle regioni inserite in fascia rossa per prima, come la Sicilia, il Piemonte e la Lombardia, dove l’indice Rt ha registrato un calo incoraggiante. La Sicilia si trova leggermente al di sopra dell’1%, il Piemonte si trova sotto l’1,3% mentre la Lombardia intorno all’1,5%.

I virologi chiedono che sia un Natale “responsabile e rigoroso” “senza movida e feste”, e tuttavia, come leggiamo anche su Il Messaggero “l’esigenza di non peggiorare la salute mentale ed economica di molti Italiani, in un momento molto sentito dell’anno, spinge anche l’ala da sempre più preoccupata dell’esecutivo a valutare sin da ora gli allentamenti possibili, magari sempre all’interno delle tre fasce, già dal 4 dicembre”.

E per concludere, sottolinea il noto quotidiano “resterà, come ovvio, l’obbligo della mascherina anche se si passeggia”. Un obbligo dell’uso della mascherina che in realtà di ‘ovvio’ ha ben poco visto che in Spagna vige da quest’estate, anche negli spazi aperti come da noi, eppure questo non ha impedito di registrare un incremento impressionante dei nuovi casi.

Esattamente come accaduto in Italia, dove nonostante l’obbligo della mascherina anche all’aperto il numero dei casi ha continuato ad aumentare fino ad oggi. Ma d’altra parte fu lo stesso Alberto Villani, membro del Comitato Tecnico Scientifico ad affermare in una intervista rilasciata a Il Corriere della Sera: “l’obbligo di indossare la mascherina all’aperto è un richiamo. Non importa se scientificamente ha senso oppure no. È un segnale di attenzione per noi stessi e per la comunità”.

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