Era stato il governatore della Regione Campania, Vincenzo De Luca, a decidere per primo in Italia la chiusura di tutte le scuole primarie e secondarie. Decisione molto criticata dal ministro dell’Istruzione, Lucia Azzolina (M5s) che però dovrà evidentemente convivere con l’idea che ridurre le attività didattiche in presenza è la strada che tutte le regioni stanno imboccando.

E mentre il governatore della Campania annuncia la riapertura delle sole scuole elementari, nel resto del Paese sono sempre più numerosi i presidenti di regione che emanano ordinanze con cui si impongono nuove chiusure delle scuole, spesso accompagnate dal coprifuoco serale dopo le 23.

Chiusura delle scuole in Lombardia

In Lombardia si parte fin da subito con la didattica a distanza per tutte le scuole superiori che sono già pronte per avviarla, mentre per le altre è prevista l’impostazione di orari delle lezioni scaglionati.

Il presidente della regione, Attilio Fontana, nonostante il parere negativo espresso dal leader leghista, Matteo Salvini, ha infine emesso una ordinanza per la chiusura delle scuole con didattica a distanza. Nell’ordinanza leggiamo infatti quanto segue:

“Le scuole secondarie di secondo grado e le istituzioni formative professionali secondarie di secondo grado devono realizzare le proprie attività in modo da assicurare lo svolgimento delle lezioni mediante la didattica a distanza delle lezioni, per l’intero gruppo classe, qualora siano già nelle condizioni di effettuarla e fatti salvi eventuali bisogni educativi speciali”.

Si chiede invece agli istituti che non risultano ancora pronti per procedere con la didattica a distanza, di provvedere nel più breve tempo possibile ad realizzare le condizioni tecnico-organizzative necessarie.

Ai dirigenti degli istituti scolastici si raccomanda nel frattempo di organizzare e differenziare gli ingressi a scuola. Su Il Corriere leggiamo che a tal fine “gli Uffici di ambito territoriale (UAT), in raccordo con gli Uffici scolastici regionali (USR) assicurano lo stretto coordinamento con le Agenzie del TPL ed i sindaci degli ambiti di riferimento”.

Nel Lazio didattica a distanza per metà degli studenti

Non è stata ancora presa la decisione di chiudere le scuole nel Lazio, dove le primarie restano aperte e continueranno a svolgere l’attività didattica come fatto fino ad oggi nel rispetto delle disposizioni dell’esecutivo sul contenimento del contagio.

Per quel che riguarda invece le scuole secondarie, nel Lazio niente chiusura ma solo, almeno per il momento, didattica a distanza per il 50% degli studenti delle superiori a partire da lunedì prossimo secondo quanto stabilito dall’ordinanza che è stata emanata nella giornata di mercoledì.

Campania: verso la riapertura delle scuole elementari ma non è deciso

La Campania è stata la prima regione a decidere per la chiusura delle scuole, che in questo caso ha coinvolto quelle di ogni ordine e grado. Ora però il governatore del Pd, Vincenzo De Luca, potrebbe fare marcia indietro, almeno in parte, ma a decidere se riaprire le scuole elementari sarà l’Unità di crisi della Regione Campania.

La didattica in presenza nelle scuole di ogni ordine e grado, che in base all’ordinanza emanata dalla Regione nei giorni scorsi dovrebbe restare sospesa fino al 31 ottobre, potrebbe quindi ripartire dal 26 ottobre almeno per le scuole elementari.

È invece autorizzato lo svolgimento in presenza “delle attività destinate agli alunni con disabilità ovvero con disturbi dello spettro autistico, previa valutazione delle specifiche condizioni di contesto da parte dell’Istituto scolastico”.

In Liguria didattica a distanza a partire dalla seconda superiore

La regione Liguria ha deciso di passare alla didattica a distanza per il 50% degli studenti delle scuole superiori che a rotazione si alterneranno per la didattica in presenza. Il provvedimento lascia fuori per ora solo le prime classi che continueranno a seguire le lezioni in presenza.

In Piemonte didattica a distanza alle superiori fino al 13 novembre

In Piemonte il presidente della Regine, Alberto Cirio, ha emanato due nuove ordinanze con le quali si cerca di limitare la diffusione del Coronavirus. A tal fine la regione ha stabilito che fino al 13 novembre tutte le scuole secondarie, sia statali che paritarie, dovranno passare dalla didattica in presenza alla didattica a distanza almeno per il 50% degli studenti.

Anche in Piemonte restano per il momento escluse dalla didattica a distanza le prime classi, che come le scuole d’infanzia, le scuole elementari e le medie continueranno a seguire le lezioni come fatto fino ad oggi.

Chiusura solo per alcune scuole in Sardegna

A chiudere le scuole in Sardegna per ora non è la Regione ma solo alcuni Comuni, come quello di Sesto, in provincia di Cagliari, che ha provveduto alla chiusura di asili, scuole, baby parking, biblioteche, piazze attrezzate con giochi a partire dalla giornata di ieri, 21 ottobre.

Qualcosa di simile ad un mini lockdown è stato imposto, secondo quanto riportato su Il Corriere, anche dal Comune di Paulilatino in provincia di Oristano.

In Veneto si va verso didattica a distanza, no orari scaglionati

Nel Veneto ancora non è stata imposta la chiusura di alcuna scuola, ma il governatore della Lega, Luca Zaia, ha già fatto sapere che in caso di necessità sarebbe più favorevole alla didattica a distanza piuttosto che a stabilire orari scaglionati per le lezioni.

Scuole aperte in Abruzzo, a chiuderle sono solo alcuni Comuni

Anche in Abruzzo non è stata emessa alcuna ordinanza regionale per la chiusura delle scuole, ma come in Sardegna alcuni Comuni hanno deciso comunque di chiudere le scuole dell’infanzia e le scuole primarie e secondarie. Tra questi annoveriamo il Comune di Tossicia e quello di Crognaleto in provincia di Teramo.

In Basilicata “forme flessibili nell’organizzazione dell’attività didattica”

In Basilicata il governatore Vito Bardi ha emanato un’ordinanza con la quale si tenta di contenere la crescita del numero di casi positivi al Coronavirus.

Nell’ordinanza leggiamo che a partire da venerdì 23 ottobre le scuole superiori “adottano forme flessibili nell’organizzazione dell’attività didattica, incrementando il ricorso alla didattica digitale integrata, per una quota non inferiore al cinquanta per cento, in tutte le classi del ciclio di istruzione in modalità alternata alla didattica in presenza. Detta disposizione non si applica alle prime classi di ogni tipologia di indirizzo e articolazione”.

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