Entra in vigore a partire da oggi, 15 ottobre, il nuovo Dpcm firmato dal premier Conte nell’ambito dell’emergenza coronavirus, ormai prolungata a oltranza nonostante il sistema sanitario risulti oggi perfettamente in grado di gestire i numeri di un virus che risulta notevolmente meno aggressivo, anche laddove rilevato ad alta carica virale.
A firmare il nuovo Dpcm anche il ministro della Salute, Roberto Speranza (LeU), che insieme agli esperti del Comitato Tecnico Scientifico ha contribuito ad individuare gli ambiti ritenuti più critici sui quali era necessario intervenire con nuove restrizioni.
Prima dell’approvazione del testo definitivo del nuovo Dpcm l’esecutivo ha atteso il riscontro delle Regioni. Il nuovo Dpcm che entra in vigore a partire da oggi avrà validità di 30 giorni.
Giro di vite per la movida
Nel nuovo Dpcm si va ancora una volta ad intervenire su quella che, a torto o a ragione, viene ancora ritenuta tra le cause principali della diffusione del coronavirus nel nostro Paese, la vita notturna, cosiddetta movida.
Attardarsi a socializzare dopo cena è ritenuto uno degli elementi che rappresentano un maggior rischio per la diffusione del contagio, pertanto il governo Conte ha ritenuto opportuno fissare una chiusura anticipata per bar e ristoranti.
Nella bozza iniziale si era parlato di chiusura alle 22, ma si valutava anche la possibilità di spostarla alle 23. Il testo definitivo invece porta la chiusura anticipata dei locali quali bar e ristoranti alle 24, che però diventano le 21 nel caso in cui non si è seduti al tavolo ma ci si trovi a consumare in piedi.
Dalle 21 in poi restano aperti solo i locali i cui clienti possono consumare da seduti. Inutile precisare quindi che continuano a rimanere chiuse le discoteche e le sale da ballo, che siano al chiuso o all’aperto. Permessi invece sia i congressi che le fiere.
Niente feste private né al chiuso né all’aperto
Per chi pensasse di ripiegare su piccoli ritrovi a casa di amici, magari per mettere su un po’ di musica e ballare, nel nuovo Dpcm troviamo la “forte raccomandazione” ad evitare di ricevere in casa, per feste, cene o altre occasioni, più di sei familiari o amici non conviventi.
Nella bozza del Dpcm invece ci erano andati giù pesante, prevedendo che i rappresentanti dell’Autorità potessero, in qualsiasi momento, chiedere l’accesso alle abitazioni private per identificare i presenti. Evidentemente nel corso del dibattito ha fortunatamente prevalso la linea più moderata, per quanto sarebbe bello poter dire che a prevalere sia stata la ragione.
Obbligo di indossare la mascherina per attività motoria ma non per attività sportiva
La parte in cui si parla della mascherina è una di quelle più ingarbugliate, ma leggiamo direttamente quello che c’è scritto nel Dpcm circa dove e quando si deve indossare la mascherina.
“È fatto obbligo sull’intero territorio nazionale di avere sempre con sé dispositivi di protezione delle vie respiratorie, nonché obbligo di indossarli nei luoghi al chiuso diversi dalle abitazioni private e in tutti i luoghi all’aperto a eccezione dei casi in cui, per le caratteristiche dei luoghi o per le circostanze di fatto, sia garantita in modo continuativo la condizione di isolamento rispetto a persone non conviventi, e comunque con salvezza dei protocolli e delle linee guida anti-contagio previsti per le attività economiche, produttive, amministrative e sociali, nonché delle linee guida per il consumo di cibi e bevande”.
In sintesi possiamo quindi dire che la mascherina deve essere sempre portata con sé, perché in qualsiasi momento potrebbero concretizzarsi i presupposti perché sia obbligatorio indossarla.
Non è invece obbligatorio portare la mascherina quando si pratica attività sportiva, mentre resta obbligatoria per l’attività motoria. Ma cosa si intende per attività motoria? Per l’Oms rientra nell’attività motoria anche la passeggiata, a patto che sia svolta a ritmo sostenuto.
Inizialmente infatti si pensava di esonerare dall’obbligo di indossare la mascherina anche chi praticava attività motoria, ma sarebbe stato difficile per le autorità stabilire se in base al ritmo della camminata si trattasse di attività motoria o di semplice passeggiata (per cui invece l’obbligo rimaneva). Alla fine quindi solo chi pratica attività sportiva può non indossare la mascherina.
Sono altresì esonerati dall’uso della mascherina i bambini di età inferiore ai 6 anni, i soggetti con patologie e disabilità incompatibili con l’uso della mascherina e in casi particolari specificati nel Dpcm anche chi li assiste.
Si dovrebbe indossare la mascherina anche in casa, secondo gli autori del nuovo Dpcm, che infatti nel testo scrivono che è “fortemente raccomandato” l’utilizzo dei dispositivi “anche all’interno delle abitazioni private in presenza di persone non conviventi”.
Stop al calcetto ma non alla scuola calcio, perché?
Con il nuovo Dpcm si vietano tutte le gare, le competizioni e le attività connesse agli sport di contatto aventi carattere amatoriale. Mentre invece, stando a quanto riporta il testo definitivo del Dpcm, sono consentiti gli sport di contatto se praticati da società e associrazioni sportive.
Nel testo leggiamo che sono consentiti “da parte delle società professionistiche e – a livello agonistico di base – dalle associazioni e società dilettantistiche riconosciute dal Comitato olimpico nazionale italiano (CONI), dal Comitato italiano paraolimpico (CIP), nel rispetto dei protocolli emanati dalle rispettive Federazioni sportive nazionali, Discipline sportive associate ed enti i promozione sportiva, idonei a prevenire o ridurre il rischio di contagio nel settore di riferimento o in settori analoghi”.
Una distinzione che ha sollevato non poche perplessità, per la quale in pochi sono riusciti a trovare una spiegazione logica. Nel corso di una intervista a Mi Manda Raitre, lo stesso virologo Andrea Crisanti non ha saputo fornire alcuna spiegazione per questa scelta operata dall’esecutivo.
Perché il calcetto tra amici no e la scuola calcio sì? Domanda la conduttrice. “Guardi faccio fatica anche io a comprendere il razionale di questo particolare, però evidentemente ci sono delle ragioni che ci sfuggono” afferma infatti il virologo, che evidentemente tenta di non sbilanciarsi nel suo giudizio, che però traspare dall’espressione del viso, che sembra indicare un ‘elevato grado di perplessità’.
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